Le major contro la diffusione di copie illegali sul web: «Ma la lotta è difficile». In Svezia, secondo i sondaggi, il Piratpartiet è al 5%. E dall’Italia parte la campagna dell’hacktivist Bottoni
Il logo del Partito pirata |
MILANO – Nome in codice: progetto arancione. Obiettivo: “infiltrare” un hacktivist all’interno del Parlamento europeo. Un incrocio tra hacker e attivista, cioè, «che sia tecnicamente e politicamente in grado di seguire le attività legislative legate ad Internet» e alle nuove tecnologie. A poche settimane dalla discussa condanna inflitta da un tribunale di Stoccolma a “The Pirate Bay”, il popolare sito di file sharing, i pirati della Rete si organizzano. E in nome delle libertà digitali si lanciano nell’arena politica. In Svezia, ad esempio, il “Piratpartiet“, secondo un sondaggio del quotidiano The Local, potrebbe diventare addirittura la quarta forza del Paese, con il 5,1% delle intenzioni di voto. Ma anche i pirati italiani non se ne stanno con le mani in mano. A muoversi, in questo caso, è il loro “segretario”: Alessandro Bottoni, 48 anni, leader del Partito pirata italiano, si candida alle europee (come indipendente) nelle liste di “Sinistra e libertà”. Un impegno politico concreto, denominato appunto “progetto arancione”, per «una Rete libera dove ciascuno possa esternare le proprie convinzioni confrontandosi liberamente, senza censura e senza vincoli, e condividendo».
COMPROMESSO – La campagna elettorale dell’hacktivist italiano si svolgerà tutta sulla Rete. Ed è proprio attraverso il suo blog, attivo da «tempi non sospetti», che Bottoni si presenta: «Convinto sostenitore dell’Open Source, per ragioni politiche e tecniche. Convinto oppositore delle aziende che sfruttano la loro posizione dominante per imporre al mercato soluzioni che vanno a danno degli utenti, Microsoft in cima alla lista». «Proprio come un hacker – ha spiegato Bottoni all’Adnkronos – mi voglio ‘infiltrare’ nel sistema per raccontare quel che succede sui temi che ci stanno a cuore e far viaggiare le informazioni. Naturalmente utilizzando il web». E la pirateria? «È ormai inevitabile – afferma Bottoni – riconoscere al privato cittadino il diritto di creare copie di file multimediali, siano essi film o brani musicali, e anche di distribuirle senza scopo di lucro. Ormai è chiaro che la battaglia contro il ‘downloading’ non può essere vinta perché i pirati troveranno sempre il modo di aggirare gli ostacoli. Lo sa anche la controparte ed è quindi saggio pensare a un compromesso. Far capire queste cose da un’aula parlamentare – sottolinea – sarebbe molto importante, anche per combattere decisioni sbagliate come quella adottata da Sarkozy di tagliare la connessione Internet a chi ‘si comporta male’: una misura punitiva che vuol favorire le case discografiche e di distribuzione cinematografica».
LETTERA APERTA – A proposito: proprio in Francia un gruppo di artisti che si dichiarano «da sempre» di sinistra – fra i quali la cantante Juliette Greco e l’attore Michel Piccoli – ha contestato l’atteggiamento del Partito socialista francese nei confronti della legge anti-pirateria proposta dal governo. In una ‘lettera aperta’, pubblicata su Le Monde, gli artisti affermano che «il diritto d’autore è un diritto dell’uomo» e chiedono perciò «regole rivolte agli operatori di telecomunicazioni» affinché cessino di «rapinare» le attività creative. Una critica alla posizione dei socialisti contro il provvedimento che prevedeva, fra l’altro, la sospensione dell’accesso al web per chi scarica illegalmente musica e film (la legge è stata respinta anche perché erano assenti molti deputati della maggioranza, ma il testo è stato già ripresentato dal governo).
COPIE PIRATA – La via francese contro la pirateria (detta anche «tre errori e sei disconnesso») è seguita attentamente oltreoceano. Il dibattito, negli Stati Uniti, si è infatti infiammato di nuovo dopo l’ultimo, eclatante caso che riguarda “X-Men Origins: Wolverine“: circa un milione di utenti ha scaricato il film dalla Rete prima ancora che uscisse ufficialmente nelle sale. La pellicola è balzata ugualmente in testa ai box office con incassi record (87 milioni di dollari nel week end d’esordio nei cinema Usa), ma le major dell’intrattenimento (in questo caso la 20th Century Fox) puntano il dito contro le ingenti perdite provocate dalla pirateria. Anche perché sempre più spesso vengono diffuse online copie di qualità dei film in uscita (come nel caso di “Wolverine”) o appena usciti. Sono lontani, insomma, i tempi in cui tramite il peer-to-peer si scaricavano soprattutto film registrati direttamente in sala attraverso l’uso di videocamere portatili (filmati di bassa qualità accompagnati dai commenti del pubblico e dagli scricchiolii delle poltrone). Darcy Antonellis, uno dei responsabili della Warner, ha spiegato alla Cnn che è lo stesso progresso delle nuove tecnologie ad aiutare la diffusione di copie illegali sulla Rete. Gli esperti che lavorano per l’industria dell’intrattenimento si trovano spesso disarmati di fronte alla creatività del “nemico”. Tanto che la Cnn si domanda: in questi tempi digitali, la pirateria cinematografica può davvero essere fermata?
Germano Antonucci
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