Stanchi di protestare, i residenti si sono tassati per tenere alla larga spacciatori e abusivi e sentirsi più sicuri
Le case popolari di via Lope De Vega (Del Puppo) |
MILANO — Siccome puntano in alto, molto in alto, si son fatti fare il preventivo per un sistema sofisticatissimo di telecamere. Il preventivo era, decisamente, fuori bilancio. Hanno ripiegato sul badge. Che comunque resta una rivoluzione. Anche economica, nonostante gli appena 41 euro annui versati dalle 240 famiglie affinché in ciascuna delle 14 scale si possa entrare soltanto strofinando il tesserino magnetico.
Siamo in via Lope de Vega, Sud di Milano, non lontano dai Navigli. In un complesso popolare con mille abitanti dei quali l’80% anziani. Pensioni minime. E palazzi invasi dagli abusivi. E box riempiti dagli spacciatori. E incursioni di vandali, «mio dio, animali», che lasciano il segno lanciando i propri escrementi contro le vetrate. I residenti si sono tassati. Ed ecco il badge. «La nostra arma contro i cattivi». Funzionerà? Per adesso, il badge è attivo in cinque scale. Se qualcheduno lo perde, per riaverlo deve andare a far denuncia dai carabinieri. In via Lope de Vega ci sono certe fedine penali che non finiscono più e ci sono certi traffici sporchi che è meglio lasciare nascosti. Dunque, per evitare una visita dai carabinieri, i meno diciamo santerellini evitano di cedere il tesserino a estranei (sia mai vada perduto) o quantomeno ci pensano prima due volte. Il complesso popolare, di proprietà dell’Aler, l’azienda lombarda di edilizia residenziale, prende tutta la via, parte dal civico 1 e arriva al 27, presenta alla vista questo cortile peraltro non in piano bensì con leggeri pendii che formano pozzanghere- laghi. Il cortile è circondato da facciate imponenti, compatte, serrate, che tolgono fiato e cielo.
Sorto negli anni Settanta, il complesso divenne noto ancor prima di iniziare a vivere: i muratori dovevano finire di mettere il tetto che gli appartamenti già erano andati occupati. Capite come mai qui gli abusivi siano questione genetica? Oggi resistono una ventina di famiglie. «Non pagano l’affitto? Però almeno, la luce potrebbero pagarla» dice un’anziana con gli occhi grandi e azzurri. Una volta un abusivo per far andare la televisione al plasma s’inventò un collegamento ai cavi elettrici dell’ascensore. La tivù girava a mille. L’ascensore rischiò di precipitare con la gente dentro. Ieri pomeriggio, erano le 17, due vecchiette si sono schiantate a terra. Travolte dalla fatica. Sorreggevano una panchina che ragazzini del cortile hanno sradicato da un parco. Una si è fatta scappare una parolaccia, si è vergognata, ha chiesto scusa, tutta rossa in viso. «Proviamo a riportarla al suo posto». Non ce la faranno. «Abbiamo chiesto ai vigili di venire a prendersela. Non sono venuti» dice Romano Attilio Zeppilli, nel frattempo comparso. Zeppilli, 52 anni, un gran personaggio, è l’anima del comitato di autogestione degli inquilini. È stato Zeppilli a inventarsi il badge.
«Ci lamentiamo per la mancanza di sicurezza? Noi non parliamo e basta. Noi facciamo. Ci proviamo». A Milano, la Milano dell’Expo e della caccia ai clandestini, Regione, Comune e Provincia hanno stanziato appositi fondi per la sicurezza nei quartieri popolari. Il comitato, le cui tenere e testarde crociate contrastano cattivi di nazionalità italiana — una minoranza, gli immigrati, tra i balordi — ha chiesto che una parte dei fondi venisse utilizzata per installare le telecamere accompagnandoci una presidio fisso di una guardia giurata. «L’Aler ha detto no» ripete Zeppilli, e mostra le email dell’azienda, con risposte interlocutorie, burocratiche. Nel cortile d’un tratto si sentono rumori da effetti speciali, è una moto che nei box compie sgommate tremende. «È rubata». Due bimbi applaudono. Dietro i bimbi, una parete con un po’ di scritte. Le scritte raccontano di amori appena nati e soprattutto di amori finiti, e finiti male, con rabbia; ci sono poi disegni sconci e messaggi di morte. Quant’è dura resistere? «Eh… Capita che ti inseguano per pestarti». Ma tanto la città è pronta a prestare soccorso. A dicembre il Comune decise di premiare il comitato con un attestato di benemerenza. Zeppilli fu invitato. Nel salone d’onore lo aspettava il sindaco Letizia Moratti. Lui arrivò in ritardo bestiale. Vive su una carrozzella, quel giorno rimase intrappolato in metrò: nelle stazioni vicine al Comune non funzionavano montascale e ascensori per disabili.
Andrea Galli