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Dai lavoratori Opel dubbi sul piano Fiat I sindacati italiani: il governo ci convochi

 

Marchionne ha assicurato che in tre anni in germania saranno restituiti i prestiti statali. Il leader dei metalmeccanici della costola tedesca di Gm: «Ci saranno 9-10 mila tagli». Berlusconi ottimista

 

Marchionne in Germania

ROMA – L’acquisizione di Opel da parte del gruppo Fiat non è convincente per i sindacati dello stabilimento automobilistico tedesco. E anche i sindacati italiani temono possibili ripercussioni negative sull’occupazione in Italia. Ma il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, si dice fiducioso: «Credi che alla fine vada in porto. Tutte le notizie che ho io è che tutti guardano con grande interesse a questa operazione che sarebbe per tutti gli italiani quasi un sogno».

I SINDACATI DELLA OPEL – Il leader dei metalmeccanici Opel, Klaus Franz, che è anche membro del supervisory board dell’azienda, ha spiegato che i dubbi dei lavoratori della costola tedesca di Gm, sono «sul fronte finanziamento» e sul fatto che il piano del Lingotto «prevede tagli al personale per 9.000/10.000 persone in Europa». Franz ha spiegato che l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, diversamente da quello che ha detto in pubblico, gli ha riferito che l’impianto Opel che produce motori di Kaiserslautern dovrà essere chiuso, così come altri siti in Italia e Gran Bretagna. «Non vogliamo chiudere nemmeno una delle fabbriche in Germania – aveva invece spiegato Marchionne in un intervista alla Bild -: ho bisogno di questi impianti per fabbricare un numero sufficiente di automobili nel futuro. Ma, naturalmente, dovremo ridurre il personale. Questo non può evitarlo nessuno».

«C’E’ ANCHE MAGNA» – Franz difende gli interessi di 50.000 lavoratori Opel in Europa e qualunque accordo ha bisogno del suo sostegno. Il ministro dell’Economia tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg, aveva detto lunedì che l’accordo con Fiat richiede un «finanziamento ponte» di 5-7 miliardi di euro, circa il doppio rispetto ai 3,3 miliardi chiesti da Opel in aiuti di Stato. Franz ritiene che Marchionne voglia costruire il secondo gruppo mondiale in termini di fatturato dopo Toyota. Franz ha criticato Fiat perchè interessata ad avere accesso alle piattaforme Gm. Le piattaforme, su cui Opel realizza i modelli Astra e Insignia, consentono di realizzare auto piccole che soddisfano i criteri Usa, una cosa che Chrysler, focalizzata sui minivan, Suv e grandi pickup, non può offrire. Il sindacalista ha detto che tutte le megafusioni in passato hanno fallito e ha annunciato di avere avuto incontri costruttivi con Frank Stronach, il presidente e il fondatore della compagnia austro-canadese Magna, a sua volta interessata a Opel. Franz ha comunque spiegato di essere disponibile a un secondo incontro con Marchionne, ribadendo di non essere ostile a Fiat. Tuttavia, ha detto, «chiunque ritiene che sopravviveranno solo le società che nascono da mega fusioni, favorirà Fiat. Ma chiunque crede nell’innovazione, nella flessibilità e nelle economie di scala attraverso partnerships favorirà Magna».

SINDACATI ITALIANI – Ma il possibile accordo tra Fiat e Opel mette in allarme anche i sindacati italiani che temono ripercussioni sull’occupazione in Italia. «L’operazione Opel teoricamente va bene ma bisogna capire le condizioni – spiega il leader della Cisl Raffaele Bonanni – per questo siamo cauti. Si devono però fugare le preoccupazioni per gli opifici italiani. Ritengo si debba fare una riunione a palazzo Chigi con Fiat, sindacati e Confindustria perchè un prodotto così importante per il nostro sviluppo deve fondare le proprie prospettive anche su altro».
«È indispensabile che si svolga un incontro tra il governo, i sindacati e la Fiat prima che si chiudano i negoziati con Opel per conoscere gli impegni dell’azienda verso il Paese, verso gli stabilimenti italiani e verso le aziende che lavorano per la componentistica e l’indotto» sottolinea anche Giorgio Airaudo, segretario generale della Fiom torinese.
L’accordo tra Fiat e Opel potrebbe presentare dei «problemi di integrazione» spiega il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani che sul possibile accordo tra Torino e Russelsheim spiega: «è difficile dare un giudizio: l’integrazione presenta dei problemi sulla componentistica prodotta negli stabilimenti italiani e nell’integrazione» tra le produzioni delle due case automobilistiche. Epifani non ha voluto sbilanciarsi sulle possibili ricadute per gli impianti italiani. «Non siamo ancora in grado di fare valutazioni, ma gli stabilimenti italiani vanno difesi e questo va fatto a partire dalle produzioni», ha osservato.
«A questo punto – dichiara invece Renata Polverini segretario generale dell’Ugl – non si può attendere oltre una convocazione di Fiat e sindacati da parte del governo che deve farsi carico dell’incertezza che grava sui lavoratori in Italia. Non sappiamo ancora quale sará l’esito del progetto Opel, ma è indispensabile che Fiat rompa il silenzio e garantisca che gli stabilimenti e i posti di lavoro italiani saranno salvaguardati, evitando che l’espansione all’estero possa tradursi in un ridimensionamento nel nostro Paese che sarebbe causa di un grave danno».
«Non temiamo di confrontarci con stabilimenti più efficienti dei nostri, temiamo condizionamenti politici, che la Fiat accetti, gli si imponga, pur di comprare la Opel, di mantenere stabilimenti meno competitivi dei nostri» commenta invece il segretario della Uil Luigi Angeletti.

TRE ANNI PER I PRESTITI – Tornando al piano Opel, Marchionne ha assicurato la restituzione in tre anni di eventuali prestiti statali, e non ha fornito cifre sulla riduzione dello staff prevista nel gruppo tedesco. «Opel non potrà mai fare profitti con le sue dimensioni attuali, e se non si fanno profitti non si può sopravvivere – ha detto -. Comprendo i timori dei sindacati, ma questa è la realtà». Il numero uno dell’azienda torinese ha poi dichiarato che si sentirebbe «sorpreso» se il governo tedesco desse la preferenza all’offerta concorrente del gruppo austriaco-canadese Magna, che cercherebbe di acquisire un gruppo europeo «con l’aiuto dei russi». «Il nostro piano è serio – prosegue Marchionne -. Vogliamo creare un vero gruppo automobilistico europeo di successo in tutto il mondo: la divisione auto di Fiat si fonderebbe con Opel e Chrysler, così diventeremmo il secondo gruppo mondiale». Intanto l’ad di Fiat è volato nuovamente negli Stati Uniti per una serie di colloqui con il management della Chrysler. Marchionne è partito lunedì sera per gli States dall’aeroporto di Torino Caselle, al termine di una giornata fitta di impegni in Germania.

IL FT: «ALTRI CONCORRENTI IN LIZZA» – Ci sono comunque altri pretendenti per Opel, oltre alla Fiat scrive il Financial Times, che cita due fonti vicine alla controllante General Motors. Tra i gruppi interessati, il quotidiano finanziario cita Magna International e la russa Gaz, ma anche i fondi sovrani di Abu Dhabi e Singapore e tre gruppi di private equity. Dalla Svezia intanto trapela la notizia che la casa automobilistica svedese controllata da Gm Europa non sta dialogando con Fiat in merito a un possibile takeover. Lo ha dichiarato l’ad di Saab Jan-Ake Jonsson in un’intervista a un giornale svedese, il Sodermanlands Nyheter. «Non stiamo discutendo con Fiat» ha risposto il manager, secondo il quale ci sono altri acquirenti seri per Saab, che è stata messa in vendita all’inizio di questo anno. Lunedì il governo svedese aveva parlato di contatti avuti con Fiat in merito al costruttore svedese controllato da General Motors.

AMERICA LATINA – Nel frattempo, la Fiat sembra interessata ad allargare il proprio orizzonte, anche nell’America del Sud. Secondo una «fonte industriale» citata dall’agenzia Afp il gruppo italiano è «interessato» anche alle attività di General Motors in America Latina, e «sono in corso dei colloqui» al riguardo.

Dai lavoratori Opel dubbi sul piano Fiat I sindacati italiani: il governo ci convochiultima modifica: 2009-05-06T06:58:15+02:00da
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