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Scajola scrive ai vertici Fiat «Fabbriche italiane centrali»

 

I sindacati al governo: «subito un incontro». Lettera a Montezemolo e Marchionne. La stampa tedesca: l’intesa con Opel prevede la chiusura di 2 stabilimenti

 

Sergio Marchionne (Ap)

MILANO – La possibile creazione di un nuovo colosso dell’auto con l’aggregazione di Fiat Chrysler ed Opel fa ancora discutere il mondo economico in Italia, Stati Uniti e Germania. Il piano che la Fiat ha presentato lunedì scorso al governo tedesco per un’eventuale unione con la Opel prevedrebbe infatti la chiusura di alcuni impianti in Europa, inclusi due in Italia, uno al Sud e uno al Nord. Lo scrive il quotidiano tedesco Handelsblatt nella sua edizione online. Nessun commento da parte della Fiat, interrogata sull’argomento.
Tuttavia secondo una fonte vicina alla vicenda citata dall’agenzia Reuters, il gruppo torinese non intende chiudere impianti, anche se ci saranno tagli all’occupazione. Secondo la stessa fonte poi General Motors potrà prendere una quota in Fiat Auto-Opel se si realizzerà la fusione. Il gruppo italiano poi inietterà «working capital» in Opel. La possibilità che delle fabbriche Fiat in Italia chiudano, preoccupa anche il governo. In una lettera al presidente della Fiat Luca di Montezemolo e all’amministratore delegato Sergio Marchionne, il ministro Claudio Scajola sottolinea che la centralità delle fabbriche italiane, nell’ambito dell’accordo tra Fiat e Chrysler e delle trattative per la Opel, «è fondamentale». Nella lettera il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola preannuncia anche un incontro, presenti i sindacati, per discutere le prospettive dell’azienda in Italia.

NUOVO PIANO – Le informazioni su una possibile chiusura di impianti anche in Italia, scrive l’Handelsblatt – che cita fonti vicine ai negoziati – sono contenute nel documento presentato dall’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne al ministro dell’Economia tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu), dal titolo «Project Phoenix». Questo piano, scrive il quotidiano, è datato maggio 2009. Non si tratterebbe quindi del piano intitolato «Project Football», del mese scorso, che questa settimana era stato attribuito alla Fiat dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung e che il Lingotto aveva smentito. Il documento «Project Football», sempre secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, prevedeva la chiusura di 10 impianti in Europa, inclusi quelli di Pomigliano e Termini Imerese. L’articolo pubblicato online dall’Handelsblatt non fa i nomi dei due impianti italiani che verrebbero chiusi, ma sottolinea – sempre citando il piano – che la Fiat vuole entrare anche in Gm Sud America e Gm Sud Africa, oltre che in Gm Europa.

SCAJOLA– Nella lettera a Montezemolo e a Marchionne, Scajola sottolinea che «l’accordo raggiunto dalla Fiat con la Chrysler ha costituito per l’economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo – si legge -, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori dell’industria italiana come poche volte era accaduto in passato. Il Governo ha tempestivamente supportato la domanda del settore, in linea con gli altri Paesi, assicurando al contempo una evoluzione in senso ecologico coerente con gli interventi per una mobilità sostenibile. Gli ultimi dati sull’andamento delle vendite confermano che l’obiettivo di non penalizzare i nostri produttori è stato raggiunto, anche grazie ai risultati dell’innovazione di cui Fiat è stata capace». Ora, prosegue Scajola, «fondamentale sarà il permanere della centralità del sistema produttivo italiano». Nella lettera il ministro annuncia un incontro tra le parti, proprio per discutere le prospettive dell’azienda in Italia, alle presenza dei sindacati.

SINDACATI – La reazione delle parti sociali alle indiscrezioni che trapelano dalla Germania non si è fatta attendere. «Di fronte all’incorrersi di voci relative all’intenzione della Fiat di chiudere uno o più impianti nel nostro Paese, ribadisco, innanzitutto, che non è più rinviabile l’incontro che abbiamo chiesto al Governo di indire convocando la Conferenza delle Regioni la stessa Fiat e i sindacati» spiega in una nota il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. In secondo luogo, sottolinea il leader dei metalmeccanici della Cgil, «ribadisco che per noi è assolutamente inaccettabile qualsiasi ipotesi di chiusura di stabilimenti Fiat in Italia. Chi anche solo intendesse operare in questo senso, sappia che un simile, irresponsabile disegno porterebbe all’apertura di un pesante conflitto sociale».
Per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, «È invece arrivato il momento in Italia di riunire sindacati, governo, Fiat e Confindustria per aprire il dibattito sugli interventi da attuare per salvaguardare la produzione Fiat. Il passaggio obbligato è di puntare sulla ricerca, con la garanzia da parte del governo di incentivi per favorire la realizzare di nuovi motori ad idrogeno, elettrici, ibridi, comunque a risparmio energetico. Un impegno comune con la prospettiva di difendere la produzione auto in Italia».

PIANO D’EMERGENZA – Intanto il governo tedesco sta preparando un piano d’emergenza per la Opel contro un’eventuale insolvenza della casa madre Americana General Motors (Gm). Lo scrive oggi il quotidiano Financial Times Deutschland nella sua edizione online. Stanno lavorando al piano, che prevede anche «aiuti di breve periodo» sotto forma di iniezioni di «liquidità», il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu) in collaborazione con la cancelleria e il ministero delle Finanze, scrive l’Ftd attribuendo l’indiscrezione a fonti governative.

Scajola scrive ai vertici Fiat «Fabbriche italiane centrali»ultima modifica: 2009-05-07T16:06:15+02:00da
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