Antiabusivismo a posillipo. Il gip: sequestro dei cantieri nella casa del difensore ora alla Juve. Non sarebbero a norma piscina e muri
NAPOLI – La villa di Fabio Cannavaro, in via Petrarca, sulla collina di Posillipo è finita sotto sequestro per abuso edilizio. E il capitano della Nazionale, nonché nuovo acquisto della Juventus, è finito sotto accusa per «abusi edilizi e in atti d’ufficio». Insieme a lui sono indagati anche due tecnici (un ingegnere e un geometra) del cantiere, una funzionaria della Soprintendenza e una del Comune di Napoli.
A disporre il sequestro della villa è stato il gip Alessandro Buccino Grimaldi su richiesta del pm della sezione Ecologia, Giuseppe Noviello. Sulla base di sopralluoghi dei carabinieri e dei vigili urbani, la villa del «pallone d’oro» è stata trovata fuori norma per molti elementi. A partire da una piscina di 25 metri, per un muro che circonda la villa nascondendola, per alcune recinzioni abusive e per l’uso di materiali non compatibili. Il rischio è ora la distruzione dei manufatti abusivi e il rinvio a giudizio per il campione azzurro.
I PRECEDENTI – Non è la prima volta che villa Cannavaro, a parco Carelli, finisce nella bufera. Già nel 2006 furono apposti i sigilli durante i lavori di ristrutturazione che non sarebbero stati effettuati in conformità con la normativa allora vigente. Per il difensore di Fabio — il professor Alfonso Maria Stile — le opere erano, invece. del tutto conformi alle licenze richieste e ottenute..In quell’occasione però il gip rigettò la richiesta (sempre del pm Noviello) , ma contro la decisione la Procura fece appello al Riesame. E il Riesame diede ragione a Noviello. Ci fu però il ricorso di Cannavaro in Cassazione: nel dicembre 2007 la Suprema Corte annullò «senza rinvio» l’ordinanza del Riesame, stabilendo che quei sigilli non potranno essere mai apposti. Ora invece la Procura torna all’attacco di Villa Cannavaro, stavolta con l’ok del gip e incrementando il «faldone» delle accuse..
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Fabio Cannavaro |
IL COMUNE – Per il municipio è sempre stato tutto regolare. Secondo palazzo San Giacomo, i rilievi mossi in passato dalla Procura erano immotivati. In realtà a scatenare la «querelle» era stato, a fine giugno 2006, un architetto napoletano che aveva scritto al sindaco Iervolino, sollecitando controlli ed ispezioni relativi alla ristrutturazione nell’immobile al Parco Carelli. Tra l’altro, nella lettera segnalava un aumento delle cubature, provocato dal rifacimento dei tetti, e l’abbattimento di due alberi. La segreteria del sindaco girò la missiva all’allora assessore Felice Laudadio, titolare della delega all’Edilizia privata, il 30 giugno del 2006. Lo stesso giorno, secondo la ricostruzione dell’assessore, l’unità operativa antiabusivismo del comune effettuò un sopralluogo per verificare la conformità dei lavori in corso alle autorizzazioni richieste ed alle normative. Secondo i vigili urbani era tutto a norma. Per palazzo San Giacomo la vicenda terminò lì.
Non così per il denunciante che si chiedeva: «Come si può parlare di permesso a costruire in una zona vincolata?». E passò la palla alla Procura. Una palla che è ora finita nella rete del «capitano».