Interrogato anche il convivente della donna, un italiano. Il piccolo deceduto in ospedale dopo la chiamata un po’ confusa al 118 della madre, una giovane lettone
GENOVA — Troppi lividi su quel corpo senza vita e troppe contraddizioni nella storia che la madre, una giovanissima lettone, ha raccontato alla polizia di Imperia durante un interrogatorio di ore. Sulla morte improvvisa di un bambino di 17 mesi gravano molti sospetti.
È successo ieri a Imperia, poco dopo le sei di sera: una chiamata un po’ confusa di una giovane donna al 118: «Il mio bambino sta male». Sullo sfondo si sentono altre voci, di più persone, concitate. Qualcosa sembra da subito poco chiara e il 118 allerta la polizia. Nella casa di via Costamagna interviene la Croce Rossa, trova la madre, ventenne, e il convivente, un commerciante di Imperia (ha un negozio di vernici) che, però, non è il padre del piccolo.
Il bimbo è nato in Lettonia da una precedente relazione della giovane. La situazione appare gravissima: il bambino è esanime, con gli occhi sbarrati, rigido, respira a stento. Bisogna intervenire sul posto, i medici lo intubano e tentano un massaggio cardiaco mentre lo trasportano all’ospedale. Ci arriva agonizzante: spirerà dopo poco. «È caduto» dice la madre, poi si corregge, stava male da qualche giorno, ma non sa spiegare i lividi sul corpo. L’intervento dei sanitari per effettuare il massaggio cardiaco è stato energico, potrebbe aver lasciato qualche segno su un’epidermide delicata come quella di un bimbo piccolo. Loro, però, avrebbero detto alla polizia che i segni erano visibili prima del massaggio. La Procura ha sequestrato la cartella clinica del bambino e disposto l’autopsia. Gli agenti hanno sentito i vicini di casa della coppia, molto riservata, per ricostruire le ore precedenti alla tragedia. A notte, la madre del piccolo e il convivente erano trattenuti in Questura.
Erika Dellacasa