HELMOND (OLANDA) – Non avrà le ali, ma saprà cercare un parcheggio da sola, far diventare verdi i semafori quando ci si avvicina a un incrocio e controllare che nessuno ci venga addosso. E’ l’automobile intelligente del futuro, prevista tra il 2015 e il 2020, a cui si sta lavorando a Helmond, nella Silicon Valley d’Olanda, dove sono stati stanziati circa 80 milioni di euro per due progetti sulla sicurezza stradale finanziati dall’Unione europea, Safespot e CVIS (Sistemi cooperativi veicoli-infrastrutture). Ai progetti stanno partecipando più di cinquanta soggetti, tra case automobilistiche, industrie elettroniche e istituti di ricerca scientifica.
Il primo, coordinato dal Centro ricerche Fiat, ha un budget di 38 milioni di euro, dei quali 20,5 sono fondi dell’Unione, mentre il secondo con 40 milioni di euro (21 dell’Ue) è coordinato dalla ERTICO-ITS Europe, specializzata nei sistemi di trasporto intelligenti. In un futuro non troppo lontano (secondo i ricercatori coinvolti tra il 2015 e il 2020), le automobili dialogheranno con le infrastrutture delle città. Sui veicoli saranno montati computer in grado di raccogliere dati sul traffico e di scambiarli con una centrale operativa. Il navigatore satellitare sarà allora in grado di scegliere i percorsi più veloci e di comunicare la velocità a cui andare per avere un’onda verde, mentre i sensori della macchina controlleranno il movimento di pedoni, biciclette, macchine e motorini tutto intorno. La centrale a sua volta controllerà in tempo reale i semafori per fluidificare i flussi di traffico, facendoli passare da rosso a verde a seconda dell’esigenza. E queste sono solo alcune delle numerose applicazioni che dovrebbero ridurre gli incidenti, il traffico e non ultimo il consumo di benzina.
La tecnologia Safespot sta lavorando su una rete wireless che metta in collegamento le macchine tra loro e con le infrastrutture e ne permette la localizzazione sul corto raggio (massimo 400 metri), mentre quella CVIS si occupa del medio-lungo raggio e del software delle applicazioni. “Il costo finale delle apparecchiature non sarà particolarmente alto”, ha spiegato Roberto Brignolo del Centro Ricerche Fiat, a capo di una squadra di oltre 200 ricercatori, di cui quasi 40 italiani. “Si tratterà di montare sulle macchine solo poche componenti in più. Probabilmente in futuro sceglieremo delle città pilota e poi speriamo che il resto dell’Europa ci segua”. “Sarà molto importante l’interfaccia con l’utente – ha aggiunto l’amministratore delegato della Ertico- ITS Europe, Hermann Meyer – perché non dovremo sommergere di informazioni l’automobilista. E questa applicazione potrebbe incontrare delle resistenze tra il pubblico anche per la questione della privacy, perché virtualmente è possibile controllare i movimenti di tutti”. Ma la comunicazione sarà anonima, assicurano per ora i produttori, e il futuro si fa sempre più vicino.