Il dossier. Dal Taeg (tasso effettivo globale) ai contratti, ecco come confrontare le offerte
MILANO — Con le mini-rate la differenza è spesso di pochi euro. Verrebbe da dire spiccioli. Ma lo sapevate — e magari lo state facendo — che per finanziare l’acquisto di un televisore nuovo si paga anche il 15,6% di interesse con Neos Banca? Verrebbe da dire eccessivo. Facciamo un passo indietro: banche e società di prestito al consumo devono guadagnare. È il loro lavoro. Non ci piove. Ma il dubbio rimane lecito e in alcuni casi senza risposta: come si passa dal tasso di finanziamento base della Banca centrale europea pari all’1%, un indicatore di quanto costi il denaro alle banche, a interessi a due cifre incassati per delle tv dagli istituti ma anche, più semplicemente, ai mutui sulla prima casa che superano il 6%? Quella dei tassi d’interesse attivi, cioè pagati dalle famiglie italiane per i servizi, è da sempre la giungla per eccellenza. Fino a pochi anni fa si dovevano consumare suola delle scarpe e giornate preziose per capire quale fosse l’offerta migliore. Ora almeno c’è Internet. E, certo, l’introduzione del Taeg, il tasso effettivo annuo che ‘svela’ anche i costi nascosti, ha aiutato a non cadere nei tranelli del Tan, il tasso nominale. Basta far scorrere il dito sulle rilevazioni trimestrali dell’Assofin, l’associazione delle finanziarie per il prestito al consumo, per rendersene conto. Qualche esempio? Il Tan della Deutsche Bank Prestitempo per un prestito di 5 mila euro finalizzato all’acquisto della moto nel primo trimestre dell’anno è del 7,83%. Il Taeg sale al 10,27%. Il 2,5% circa di differenza. Non poco. Ma anche passando alle banche italiane la storia non cambia: il Tan dell’Unicredit Family Financing Bank per un prestito di 700 euro per acquistare elettronica di consumo è il 9,44%. Il Taeg addirittura di 5 punti percentuali in più (il 14,56%) anche a causa delle spese del Rid.
Inutile quindi sottolineare che la prima cosa da fare è sempre pretendere con chiarezza il Taeg. La legge obbliga le banche a comunicarlo. Ma non sempre è in primo piano. Per l’acquisto dell’auto nuova i tassi tendono a scendere per effetto del maggior importo del finanziamento e della scadenza del rimborso più lunga. Per una spesa di 12 mila euro da rimborsare in 48 mesi vale la pena «consumare » un po’ di suola scarpinando sul web: le offerte possono variare anche di molto. Si va dal 7,92 di Taeg di B@nca 24-7 al 10,07 di Bmw Financial Services Italia. La differenza di rata è di quasi 12 euro. Non da farsi venire il mal di testa. Ma bisogna considerare che per definizione il prestito al consumo si somma ad altri prestiti come il mutuo.
Insomma, anche considerando le spese delle strutture, i costi da sostenere, i rischi per le finanziarie di inciampare nell’insolvenza delle famiglie (un’auto si può pignorare, ma con un frigorifero o una protesi dentaria è un’altra cosa…) resta il dubbio che la forbice tra i tassi potrebbe essere tagliata. Per i mutui il ragionamento è simile. Proprio ieri l’Euribor a tre mesi su cui vengono indicizzati i mutui per l’acquisto delle case ha toccato il nuovo minimo storico: l’1,237%. Il Taeg rilevato da Bankitalia è del 5,56% considerando fissi e variabili (che in questo momento sono molto bassi). Anche qui Internet. Basta mettere i parametri su www.mutuionline.it per ottenere un confronto di offerte immediate. Per un prestito quindicinale di 125 mila euro, prima casa, immobile del valore di 200 mila (un puro esempio), si passa dal Taeg fisso di CheBanca! (5,3%) al 6,12% di Unicredit Family.
D’altra parte, anche se su un piano diverso, l’ex ministro pd Pierluigi Bersani con le sue famose «lenzuolate» sulle liberalizzazioni aveva tentato di riequilibrare tassi attivi e passivi delle banche per superare quella che in economia si chiama vischiosità dei prezzi e che altro non è che la ritrosia di banche e aziende ad adeguare il costo dei servizi per le famiglie quando scendono i loro costi, come succede per i benzinai con il petrolio. A quel tempo lo scontro si era consumato con l’Abi, l’associazione delle banche. E alla fine del percorso legislativo era rimasta ben poca cosa dello spirito di quel riequilibrio. «I tassi d’interesse sono troppo alti — è tranchant come sempre Elio Lannutti, dell’Adusbef, che da ex bancario ora guida la battaglia dei consumatori contro le banche —. I banchieri sono tartarughe, non adeguano i tassi. E non è vero che quelli italiani sono i meno cari d’Europa. I margini per una riduzione ci sono. Consigli? Per i mutui sulla la prima casa continuiamo a dire che bisogna scegliere un tasso fisso per evitare che succeda quello che è già accaduto negli ultimi anni quando le famiglie hanno firmato mutui a tasso variabile e la rata è poi esplosa mettendole in difficoltà. Certo: a fronte dell’ 1% della Bce ci sono tassi vicini al 6% come quelli di Banca Sella. Noi non vogliamo lanciare accuse infondate però le banche, se vogliono ricostruire un rapporto di fiducia con i clienti che si è andato deteriorando, devono fare di più. La fiducia va sudata».
Massimo Sideri
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