Al Lingotto il 20% del capitale, potrà salire fino al 55%. GM: debito per 172,81 miliardi, 13 impianti chiusi entro 2010. Obama: «Chrysler ne uscirà più forte e competitiva»
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Sergio Marchionne (Ap) |
NEW YORK (USA) – Tutto come previsto. Il giudice del Tribunale fallimentare Usa, Arthur Gonzales, ha approvato la vendita di quasi tutti gli asset di Chrysler al gruppo Fiat, dando così il via libera al piano del governo di Barack Obama per l’uscita della casa automobilistica americana dalla bancarotta. La vendita riguarda asset per circa 2 miliardi di dollari alla nuova società che sarà controllata al 68% da un fondo di previdenza sociale, per il 20% da Fiat (destinata a salire in futuro nel capitale fino a un 55%), mentre il restante 12% farà capo ai governi di Usa e Canada.
OBAMA: «NE USCIRÀ PIÙ FORTE» – Il presidente Obama ha detto che Chrysler uscirà dalla bancarotta nelle vesti di una «società nuova, più forte e competitiva». «Solo un mese fa il futuro di questa società era in bilico – spiega -: ora, grazie al sostanziale impegno del governo e ai duri sacrifici di tutti gli attori coinvolti nella vicenda, Chrysler può avere una nuova vita. Avevamo detto che il processo sarebbe stato rapido ed efficiente e così è stato. Decine di migliaia di posti di lavoro saranno salvati grazie a questi sforzi straordinari».
ULTIMI OSTACOLI – C’è però un ultimo ostacolo alla nascita della nuova compagnia. Tre fondi dell’Indiana, fra cui un fondo pensione per insegnanti e poliziotti, hanno preannunciato la presentazione di un ricorso in appello contro la sentenza di autorizzazione, contestando il rimborso di 29 centesimi per dollaro prestato alla Chrysler che era stato stabilito. La Chrysler aveva contratto debiti sul mercato dei bond per 6,9 miliardi di dollari, 42,5 milioni dei quali (circa l’1%) di proprietà dei tre fondi dell’Indiana frondisti che avevano acquistato i bond nel luglio del 2008 per 43 centesimi per dollaro. Dovrebbero presentare ricorso anche alcuni gruppi di concessionari, fra i 789 tagliati fuori dalle operazioni della nuova società. Questi ritengono che la Fiat debba accettare un numero più elevato di concessionari o che l’accordo debba essere fatto slittare affinché possano negoziare con la Fiat un accordo migliore.
GENERAL MOTORS – Sempre oggi il gigante americano dell’auto General Motors ha ufficialmente chiesto al tribunale fallimentare di New York l’avvio della procedura di bancarotta pilotata prevista dal cosiddetto “Chapter 11”, e ha presentato la documentazione per lo scorporo delle attività più sane della casa automobilistica. Entro il 2010 saranno chiusi tredici impianti. Nell’istanza viene indicato un debito per 172,81 miliardi e il totale delle attività pari a 82,29 miliardi. I creditori sono oltre 100mila. Il caso è stato assegnato al giudice Robert Gerber. Si tratta della terza maggior bancarotta nella storia americana, dopo quelle di Lehman Brothers (a settembre 2008, debiti per 613 miliardi di dollari) e Worldcom (a luglio 2002, perdite oltre i 30 miliardi di dollari).
AIUTI PER 30 MILIARDI – Il governo potrebbe fornire aiuti per altri 30,1 miliardi di dollari (aveva già versato 20 miliardi), divenendo il maggiore azionista con una quota del 60%. Sarà lo stesso presidente Obama a spiegarlo in un discorso pubblico alle 18 ora italiana. Obama indicherà le tappe di un processo che dovrebbe compiersi in 60-90 giorni, anche se l’amministrazione Usa ha riconosciuto che la situazione di General Motors è «più complessa» di quella della Chrysler e che il processo sarà più lento. Il numero uno di Gm Fritz Henderson potrebbe annunciare la chiusura di undici impianti e la perdita di 21mila posti di lavoro.