Ciak Cammeo di Francesco Guccini che fa lo psichiatra. Il regista sta preparando un cine-panettone in cui fa rivivere la star. «L’unico film sulla Monroe mai visto»
Leonardo Pieraccioni (Ansa) |
ROMA — Leonardo Pieraccioni, 44 anni, è il regista a cui l’ispirazione si accende ogni due anni, e in un periodo circoscritto, a Natale. Ma riscatta quest’aspetto mercantile alla Shylock shakespeariano con la simpatia bonaria: «Tra me e il pubblico s’è preso un ritmo, non ci stanchiamo a vicenda». Elenca a memoria, in lira e in euro, tutti i suoi incassi: «Il Ciclone 78 miliardi, gli ultimi due esattamente 22 milioni e mezzo, secondo me ci sono andate le stesse persone»). Nelle sue commedie ogni volta sbanda per una bella ragazza. Qui si arrampica su un mito. Marilyn nella provincia toscana.
Entra con la sagoma a grandezza naturale della Monroe. Titolo del nono film che sta girando e producendo (con Medusa, uscita il 18 dicembre) Io e Marilyn. «È la storia di Gualtiero Marchesi, mi chiamo come il cuoco, gli ho pure telefonato. Mi ha risposto: ‘Vieni a trovarmi al ristorante’». Leonardo manutentore di piscine ha accanto l’ex moglie Barbara Tabita («era già in Ti amo in tutte le lingue del mondo che incassò…»), vanno al circo con la figlia e il domatore (Biagio Izzo) chiama Barbara per un gioco e non gliela restituisce più. Leo si sfoga con gli amici, la coppia gay formata dall’inseparabile Massimo Ceccherini e la spalla di Bonolis, Luca Laurenti, ma la trovata non è questa. «Cazzeggiando con loro, mi ritrovo in una seduta spiritica. Se dobbiamo chiamare qualcuno, chiamiamo la donna per antonomasia», dice Leonardo. Va via la luce, una torcia illumina una bionda di forme generose e di bianco vestita (è un fantasma…). «Da lì parte il film».
Marilyn «rivive» in una londinese di 32 anni, perfino il suo cognome è fedele, Kennedy, come l’amante della Monroe. Suzie Kennedy, racconta Leonardo, «conosce a memoria Marilyn, ha tormentato la sua parrucchiera per averne tutti i segreti, ha una Cadillac rosa cabrio. Non esiste una sosia ufficiale, lei però è la più somigliante, lo fa di mestiere». Se andate su YouTube c’è Suzie- Marilyn che canta Happy Birthday come l’«originale» o fa pubblicità in tv. Anche Pieraccioni ha pronto il suo spot: «È l’unico film di Marilyn che non avete mai visto». Ha consultato la Fondazione americana della figlia di Lee Strasberg che gestisce i diritti dell’attrice scomparsa nel ’62 (oggi avrebbe 83 anni). «Ci hanno detto, la storia è divertente ma molto italiana. Evabbè’, ’ndo stiamo? ».
A Francesco Guccini nell’abituale cammeo stavolta tocca fare lo psichiatra. Leo pensa a una allucinazione, l’unico a credergli è Rocco Papaleo, che per sei mesi ha avuto Hitler in casa. Nelle riprese a Firenze, Leonardo andrà al Duomo e a Ponte Vecchio, «le cartoline da cui il cinema rifugge. Questo film è un omaggio all’amore». Immaginario? «Chi non vorrebbe stare accanto alla Monroe? L’idea del soggetto, che è di Giovanni Veronesi, è di far arrivare Marilyn nel mio mondo. Questo è il mio film più pieraccioniano». Se gli dite che fa sempre la solita commedia, risponde: «E spero di continuare a farla, vuol dire che ho tante cose da raccontare. La più grande soddisfazione è quando il pubblico dice: grazie Pieraccioni, per due ore mi hai fatto dimenticare la suocera». Nessun riferimento all’attualità, se non che «i miei attori sono tutti maggiorenni. No, su Berlusconi non faccio battute, dico solo che ora è più vicino agli italiani: anche lui, come noi, ha le corna». Ma Suzie-Marilyn vive il suo mestiere con ironia? «Questo non lo so. In un momento di transfert mi ha detto: ‘A Marilyn questo film sarebbe piaciuto’».
Valerio Cappelli