L’ad Marchionne: «Non abbandoneremo l’accordo. CI vuole pazienza». In un’ordinanza il giudice Ginsburg ha affermato che la vendita è «sospesa fino a nuovo ordine»
(Ansa-Epa) |
NEW YORK – Con un colpo di scena dell’ ultimo minuto, una giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Ruth Bader Ginsburg, ha sospeso la vendita della Chrysler alla Fiat, creando nuove incertezze su una operazione che veniva data praticamente per sicura da tutti. In un’ordinanza la Ginsburg ha affermato che la vendita è «sospesa fino a nuovo ordine».
MARCHIONNE – Poche ore dopo l’ordinanza è arrivata la risposta della casa torinese: Fiat non ha nessuna intenzione di abbandonare l’accordo con Chrysler, neanche dopo la scadenza del 15 giugno. «Mai» ha detto a Bloomberg l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, rispondendo ad alcune domande dopo la decisione di sospendere temporaneamente la vendita della compagnia americana. «Dobbiamo essere pazienti – ha precisato il manager italo canadese – e consentire al sistema di lavorare. Non abbandoneremo mai questo processo con la Chrysler».
GLI SVILUPPI – Il giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg ha reso nota la sua decisione proprio prima della scadenza fissata per la giornata di lunedì alle 16 ora locale. Se la Corte Suprema non si fosse espressa, la vendita di Chrysler a Fiat sarebbe stata sbloccata. A questo punto, Ginsburg potrà prendere una decisione da sola, o chiedere all’intera Corte Suprema di decidere. Al momento non si hanno indicazioni su come la questione potrebbe evolversi. Sta di fatto che a incombere è un’altra scadenza cruciale, quella del 15 giugno. Se l’accordo di cessione di Chrysler a Fiat non sarà completato entro questa data, Fiat potrà infatti decidere di ritirarsi dall’alleanza. Ed è quanto ha ripetuto più volte Chrysler nelle ultime ore.
LA STAMPA: «CONTRATTEMPO PER OBAMA» – Secondo i primi commenti a caldo della stampa Usa, si tratta di uno serio contrattempo per l’amministrazione del presidente Usa Barack Obama, perché c’è il rischio non solo di un fallimento per la Chrysler, ma anche di problemi in vista per il secondo colosso di Detroit in difficoltà, la Generale Motors.