Nelle case anche statue, affreschi e resti romani. Colpiti da pignoramento dopo l’indagine gli edifici di via Borromei, via Silvio Pellico, via Bassano Porrone
Via Borromei, il palazzo di Ricucci (Fotogramma) |
MILANO – Volendo, uno può scegliere. Comprarli tutt’insieme oppure uno appena. Come si dice in questi casi: via alle danze. Sarebbe meglio: fuori i soldi. In ogni modo, l’asta giudiziaria è stata fissata, e sarà il 16 luglio. La base di partenza è di 149 milioni di euro: 86 milioni per il primo complesso immobiliare, 56 per il secondo, 7 per l’ultimo. L’agenda del notaio, per incontri di approfondimento e per preparare la strategia, ancora dispone di buchi liberi. Fatevi sotto. L’asta riguarda tre palazzi (colpiti da pignoramento) di Stefano Ricucci, l’odontotecnico di Zagarolo, paese appena fuori Roma. Ricucci è diventato immobiliarista, milionario (molto milionario), scalatore (non di montagne, bensì di aziende), fidanzato di donne note e belle (l’ultima è Debora Salvalaggio), persona in manette, protagonista di inchieste giudiziarie, testimonial e/o paradigma di una certa Italia, eccetera eccetera.
L’immobile dell’800 in via Pellico (Fotogramma) |
I tre complessi sono situati (per tutti c’è la medesima geografia, ossia centro puro di Milano) al 5 di via Borromei, al 4 di via Silvio Pellico e al 4 di via Bassano Porrone. Il primo è un civico famoso, in quanto già sede di Meliorbanca. È costituito da tre edifici: due di quattro piani, uno di sette. Nel piano interrato ci sono parti delle mura di un palazzo imperiale di epoca romana; altrove ci sono statue settecentesche in pietra, affreschi, una stele di Pomodoro; non trascurabili — l’architetto che ha compiuto la perizia tecnica, nella relazione vi dedica un apposito passaggio, e percepiamo ammirazione, o forse invidia? — le «boiseries di alto pregio negli uffici dirigenziali». Come superficie di balconi e terrazzi, i metri quadrati sono cinquemila. Base di partenza dell’asta, ricordiamo, 86 milioni. La regola: si rilancia a colpi di 10mila euro. Via Pellico vale meno, e vale tanto. I milioni sono 56. L’immobile (di sette piani) risale all’Ottocento. Marmi e ceramiche. In via Bassano Porrone il palazzo ha tre piani. Solai in legno a cassettoni, sopraporte dipinte, «pregevoli vetrate artistiche ». Un problema c’è, però: va verificata la messa a norma dell’impianto elettrico. Scusate un po’, cosa credevate mai, che fosse tutto un sogno?
Andrea Galli