Intervista Smentisce il ritorno col Bologna: «Adesso non mi va». Moggi: «Vedrete che intercettazioni verranno fuori»
Uno striscione contro Moggi esposto in uno stadio (Image Sport) |
MILANO – «È andata così. Sono arrivato a Bologna e ho pensato: ora telefono al mio caro vecchio amico Renzo Menarini, gli chiedo se ha voglia di andare a cena e…».
E Menarini aveva voglia.
«Sì, certo che aveva voglia… Ma perché non si dovrebbe aver voglia di venire a cena con me? È vietato? O forse qualcuno vuole impedirmi di vedere gente, di parlare, di vivere?».
Luciano Moggi, senta: qualcuno è solo preoccupato di un suo possibile rientro nel mondo del calcio.
«E perché? E che ho fatto, io? Ho ucciso? No. Ho rubato? No. Ho fatto solo del bene, io, al calcio italiano…».
(Luciano Moggi da Monticiano, 72 anni, ex capostazione, ex temuto direttore generale della Juventus non casualmente soprannominato Lucianone, Big Luciano, Lucky Luciano e Gran Burattinaio, già squalificato per cinque anni dalla Corte federale della Federcalcio e imputato a Napoli nel processo per Calciopoli, risponde da uno dei suoi cinque telefonini. Non sembra preoccupato, né imbarazzato. Anzi, nel corso del colloquio riderà spesso. E se le sensazioni contano qualcosa, gli è rimasta la risata da uomo potente).
Menarini le ha offerto di collaborare con il Bologna?
«Ma chi l’ha messa in giro questa voce?».
Moggi, su.
«Guardi che io vado a cena spesso anche con altri presidenti ».
Tipo?
«Zamparini, Spinelli…».
Però con Menarini avete parlato di lavoro.
«Con Menarini abbiamo parlato di tutto… perché poi, sia chiara una cosa…».
Cosa?
«Io avrò pure una squalifica di cinque anni, ma potrei comunque fare il consulente… solo che… non mi va».
Bugia.
«Giuro: per adesso, non ho voglia. Anche se mi chiamano in tanti».
Chi?
«Decine di presidenti. E non solo in Italia. Volessi, potrei chiudere questa telefonata e ricominciare a lavorare».
Lei aveva una formidabile, molto chiacchierata rete di contatti. Potrebbe essere ancora operativa?
«La mia rete è intatta. Conoscenze, rapporti, amicizie. Tutto potrebbe tornare a funzionare in pochi minuti».
Queste sue affermazioni fanno venire i brividi.
«E perché? Voi giornalisti scrivevate allusivi che ero il re del mercato, ma io sono solo uno che capisce di calcio».
In effetti, alla Roma che voleva trattare Davids, lei chiese in cambio De Rossi, Aquilani e D’Agostino, appena diciottenni.
«Li avevo visti in una partita contro la Primavera della Juve. Perché io, ecco, andavo in giro, visitavo gli stadi…».
E telefonava agli arbitri.
«Gli telefonavo, e allora?».
Bergamo, Pairetto. Sorteggi pilotati. Brutta storia, Moggi.
«Brutta per come la raccontate voi, sui giornali. Ma presto vi accorgerete che razza di intercettazioni ci sono nel processo di Napoli. E chi coinvolgono. Dovrete venire tutti a chiedermi scusa…».
Intanto i tifosi del Bologna le sconsigliano di tornare in città.
«Ma chi se ne importa dei tifosi del Bologna… io non ho mica chiesto niente al Bologna… ».
Moggi, ma non si stanca mai di stare nella parte del cattivo?
«No. Perché io, in fondo, sono buono».
Intervista di Fabrizio Roncone