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  1. ernesto solari
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    IN UNO SCRITTO DI ABULAFIA L’ISPIRAZIONE SINDONICA DI LEONARDO

    La Dott.ssa Haziel ha recentemente tentato di ripercorrere in alcune sue pubblicazioni il possibile processo tecnico di Leonardo e sembra che almeno apparentemente I risultati siano molto vicini all’originale ma qualche dubbio permane.
    La Sindone non è, come la Veronica, solo l’impronta del viso di Cristo ma anche del corpo ed a mio parere, contrariamente a quanto ipotizzato nel suo recente libro dalla Haziel, è proprio nel corpo che nascono I dubbi più forti: vi sembrano infatti presenti degli errori e delle sproporzioni che uno studioso di anatomia come Leonardo non avrebbe potuto fare se non volutamente. Ricordo però che Leonardo non è nuovo a simili errori: nell’Annunciazione il braccio della Vergine è troppo lungo e non avrebbe potuto mai anteporsi al leggio su cui è posato il libro. Si trattò anche in quell’occasione di un errore voluto: tale accorgimento potrebbe essere stato studiato ed adottato da Leonardo intenzionalmente anche nella Sindone ma a quale scopo?.
    Forse per mascherare la propria identità sacrilega? ….oppure per evidenziare un altro significato simbolico?
    Non sembra semplice trovare una risposta a tali interrogativi?
    L’unico modo per riuscirvi, mi sono detto, è quello di considerare con molta attenzione un’opera dello stesso Leonardo, l’Uomo Vitruviano. Non serve utilizzare l’autoritratto di Torino opera per altro molto discutibile.
    Sull’uomo relativo al disegno vitruviano Leonardo scrive “Vetruvio architetto mette nella sua opera d’architettura che le misure dell’omo sono dalla natura distribuite in questo modo” (e poi cita una serie di relazioni verificabili sul disegno stesso….)…..Si tratta di un vero e proprio canone proporzionale che l’artista avrebbe comunque e sempre dovuto rispettare nella esecuzione di ogni sua opera, quindi anche nell’eventuale copia della Sindone.
    E mi sembra interessante considerare che il centro del corpo coincide con la prominenza del pube: la distanza che intercorre dai piedi al pube è uguale a quella fra la sommità del capo e il pube stesso. E la somma di queste due misure corrisponde alla distanza che, a braccia aperte, separa la punta di ciascun dito medio.
    In questo modo, l’uomo che assuma questa posizione, è inscrivibile in un quadrato. Dice Leonardo:” Tanto apre l’omo né le braccia, quanto è lla sua alteza”.
    Il disegno di Leonardo vuole rappresentare la dimostrazione visiva di quale “grande miracolo è l’uomo!” secondo l’esclamazione di Ermete Trismegisto riportata da Pico della Mirandola.
    Si può constatare che il centro del quadrato o dell’incontro delle due diagonali corrisponde esattamente al pube dell’uomo simbolo del rinascimento, un ideale di uomo perfetto, simbolo anche dell’armonia del creato: una concezione che si rifà alla cultura classica. E Leonardo fu il primo a disegnare davvero, con indubbia abilità artistica, la figura umana racchiusa nelle due forme geometriche e a verificarne i rapporti proporzionali e geometrici grazie ai suoi studi anatomici e matematici.
    A questo punto ho pensato di accostare e sovrapporre l’uomo perfetto di Leonardo all’uomo della Sindone giungendo a quale risultato?
    Ne sono scaturite alcune interessanti riflessioni.
    Sappiamo che l’uomo vitruviano di Leonardo rispecchia uno stereotipo di uomo del Rinascimento e, come è possibile che esistano legami così profondi e tanti aspetti comuni con l’uomo della Sindone?… cosa può significare?…è una pura coincidenza?
    Ci troviamo davanti non ad un uomo qualunque mediorientale ma ad un uomo con caratteristiche che vanno al di fuori degli schemi e dei canoni specifici di quelle terre, in quel tempo.
    Ci troviamo davanti ad un uomo perfetto con caratteristiche al di sopra della norma.
    E’ certamente da escludere il fatto che ci si possa trovare davanti ad un martire qualunque, ad un Giudeo . Ciò potrebbe dimostrare un legame divino o soprannaturale di tale impronta umana.
    La sua perfezione potrebbe rappresentare la precisa volontà di Leonardo di rispecchiare nella ricostruzione sindonica il canone classico dell’uomo-Dio rinascimentale o viceversa Leonardo potrebbe essersi ispirato alla Sindone per creare l’archetipo dell’uomo-Dio, dell’uomo perfetto (l’uomo vitruviano).
    Le due ipotesi possono essere plausibili, fino a dimostrazione contraria, e l’obiezione del Prof. Baima Bollone e Lynn Picknett alla Haziel che Leonardo è nato nel 1452 mentre la Sindone è riapparsa nel 1353, non è a mio avviso sufficiente a dimostrare che non possa essere copia di Leonardo. E’ sulla base di altri elementi e particolari che bisogna realmente riflettere: si tratta della posa delle braccia incrociate che vanno ad unirsi proprio sul pube, cioè sul centro dell’uomo perfetto, che corrisponde all’incrocio delle due diagonali del quadrato disegnato da Leonardo.
    Ebbene, se noi osserviamo nell’uomo della Sindone I due avambracci notiamo che la loro inclinazione, se prolungata, ci consente di descrivere le suddette diagonali ed è semplice poi ottenere che l’uomo della Sindone è descrivibile in un quadrato così come nel disegno leonardesco. A prima vista può sembrare che esista una proporzione diversa tra le due figure ma considerando il fatto che il lenzuolo era attillato al corpo l’impronta, sul lenzuolo steso, risulta essere leggermente più lunga e quindi deformata, è pertanto giusto calcolare la figura, matrice di tale impronta, leggermente più bassa rispetto alle apparenze.
    Non ci sono dubbi quindi sull’esistenza di un legame profondo fra la Sindone e l’uomo Vitruviano di Leonardo.
    Ma sul perchè di tale legame è necessario ancora indagare e trovare una risposta plausibile..
    Il campo delle ipotesi si è comunque molto ristretto, ci troviamo davanti a questa forbice: o la Sindone è un falso Leonardesco o Leonardo per disegnare l’uomo Vitruviano si è ispirato all’uomo della Sindone.
    L’intuito e la fede mi dicono che la Sindone è autentica…
    Ma, secondo la ragione, potrebbe realmente trattarsi di un’opera di Leonardo….di un suo miracolo di arte, scienza, tecnica e fede(?)
    Qualcuno griderà all’anatema, ma pensiamo all’importanza che aveva questa reliquia e senz’altro chi ne era in possesso non poteva correre il rischio che la stessa andasse perduta e quindi dovevano essere prese certe precauzioni. La più logica e naturale di queste era la sostituzione dell’originale con una copia e chi avrebbe potuto effettuarla in modo perfetto se non il genio Leonardo?

    A mio avviso però il mistero si può risolvere attraverso la lettura e l’interpretazione di una frase scritta da un grande cabalista Avrahm Abulafia che aveva ispirato la Divina Commedia Dantesca e che era stata sicuramente letta da Leonardo che qui riporto:

    Secondo Abulafia l’uomo, al contrario di tutti gli altri esseri, ha la libertà di scelta, senza alcuna costrizione, grazie ad una forza chiamata il “Potere di muovere”. Nel suo cuore si svolge una battaglia perenne tra gli impulsi del bene e del male, diretti gli uni dall’intelletto, gli altri dall’immaginazione, gli uni dall’Angelo della vita, gli altri dall’angelo della morte: “la battaglia tra il sangue e l’inchiostro dentro al cuore è molto intensa”. L’inchiostro è l’elemento spirituale, l’intelletto, definito anche con il termine ebraico tzele (forma), e il sangue è l’elemento immaginativo, dmut, cioè “immagine”. Sangue e inchiostro, quando combattono all’interno dell’anima, sono proiettati al di fuori, e così appaiono nella visione profetica..
    I segni della battaglia interna tra i due diversi impulsi del cuore sono visibili sulla fronte dell’uomo sui cui lati sono stampate lettere di sangue e di inchiostro. E in mezzo a loro vi è un’altra lettera, il cui significato è nascosto, comprensibile soltanto dal cuore. Questo segno significa l’Intelletto Agente, pozione di vita per chi è in grado di riceverne il flusso e pozione di morte per chi non ne è capace. La completa adesione all’Intelletto Agente è fonte di vita eterna ed ispira ad agire, parlare, comporre. Il vero profeta, aderendo all’intelletto Agente, forma immaginaria, riesce a trasformare il sangue, l’elemento immaginativo, in inchiostro, la componente intellettuale. Il passaggio da sangue ad inchiostro, dalla morte alla vita, grazie alla comprensione, trasforma la forma immaginativa da morta a viva e”…quando l’immaginazione è sottomessa all’intelletto, allora compare, sia dentro sia fuori, la forma, davanti alla quale bisogna inchinarsi” (da I sette sentieri della Torah di Abulafia, cit, p.132)

    Come negare che venga spontaneo un riferimento alla Santa Sindone: è forse possibile in queste parole trovare la spiegazione ma anche la motivazione plausibile per i committenti alla realizzazione di una copia della Sindone attribuibile a Leonardo?

    Como, 14. 6. 2010 Prof. Ernesto Solari

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