Il rapporto I risultati dell’indagine sul mezzo dell’Air France: i sensori solo una concausa. Discesa verticale da 12 mila metri. Allarme lanciato in ritardo
L’unica certezza è l’assenza di certezze. Come dire, dieci indizi non fanno una prova. Quasi perse ormai le speranze di ritrovare le scatole nere in fondo all’Atlantico, il primo rapporto completo sul disastro del volo Af447 dell’Air France non è giunto a nessuna conclusione. Il Bea, l’ufficio inchieste da un mese al lavoro, ha soltanto stabilito che l’Airbus A330 in rotta da Rio de Janeiro a Parigi con a bordo 228 passeggeri non si è distrutto in volo, ma è precipitato in mare, in piena velocità, con una forte accelerazione verticale. Non ci sono tracce di fuoco o di esplosivo. L’Airbus ha affrontato una tempesta non eccezionale. È precipitato all’improvviso, da un’altezza di dodicimila metri, toccando il mare con la pancia. La ricostruzione porta quindi ad escludere un’esplosione o un attentato, ma si limita ad indicare una serie di concause dell’incidente, avvenuto probabilmente in modo improvviso, dato che «nessun gilet di salvataggio è stato ritrovato gonfiato» e che «i passeggeri non erano preparati a un ammaraggio ». Il Bea ha inoltre precisato che nessun messaggio di allarme era stato inviato e che nessun problema era stato esplicitamente segnalato dall’equipaggio.
Le sole informazioni a disposizione degli inquirenti sono i messaggi automatici che vengono cioè trasmessi senza intervento del personale di bordo. Alain Bouillard, responsabile dell’ufficio inchieste, ha anche ricostruito un imprevisto «buco» nelle comunicazioni radio fra i controllori di volo in Brasile e i controllori di volo basati a Dakar, in Senegal. I piloti dell’Airbus avrebbero cercato di mettersi in contatto per tre volte con il sistema di Dakar senza successo, apparentemente perché i controllori di Dakar non avrebbero mai ricevuto il piano di volo. «Questo non è normale», dicono gli investigatori che si interrogano sul perché l’allarme sia stato lanciato alcune ore dopo la sparizione del velivolo. L’aereo sarebbe precipitato dopo aver segnalato un problema tecnico verso le 2.14. La mancanza di contatti, secondo gli inquirenti, è tuttavia una situazione abbastanza comune che si sta cercando di migliorare. Bouillard ha precisato che le ricerche delle scatole nere proseguiranno fino al 10 luglio prossimo. Secondo il Bea, le scatole nere potrebbero emettere segnali ancora per qualche giorno. Finora le unità della marina francese, brasiliana e americana hanno recuperato 51 corpi e 600 pezzi dell’Airbus.
Fra i corpi recuperati, anche quello del pilota, Marc Dubois. Un particolare — il fatto che indossasse i pantaloni — lascia pensare che si trovasse ai comandi e non in cuccetta per il turno di riposo nella traversata. Nel rapporto, si parla inoltre di «incoerenze» nella velocità del velivolo, ma si precisa che nulla permette ancora di collegare con certezza queste anomalie al funzionamento delle sonde di misurazione, le famose Pitot di cui Airbus aveva raccomandato la sostituzione alle compagnie acquirenti. Secondo un rapporto interno ad Air France, reso noto da Le Figaro, almeno sette incidenti senza gravi conseguenze sono avvenuti a partire dal maggio 2008 a causa delle sonde Pitot, tanto che la compagnia di bandiera francese aveva fatto di tutto per accelerare i programmi di sostituzione. L’andamento dell’inchiesta comincia a provocare le reazioni delle associazioni dei parenti delle vittime che vedono allontanarsi la verità sulla tragedia di un aereo moderno, affidabile, controllato da una delle più sicure compagnie del mondo.
Massimo Nava