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Dall’annunciatrice Nicoletta a Beshir I volti della tv che raccontano l’Italia

 

La storia / Come quando Sordi interpretava il «Dentone». Papere e imitazioni alla Noschese, l’era (finita) delle signorine buonasera. Oggi il debutto di Livio

 

 

Madre italiana, padre egiziano, residente ad Anagni (Fr), Livio Beshir, 32 anni, è il nuovo annunciato­re di RaiDue. Beshir ha studiato da attore e ha lavorato per Sat 2000 e Rai Futura

«Signore e signori, buonasera … ». Per non farsi mancare nulla, la Rai ha ri­tenuto che il suo primo annunciatore maschile dovesse anche essere di colo­re: un segno dei tempi, come si dice, sia in senso semiologico che in quello so­ciologico. Ma che fatica: per diventare «signorino buonasera», Livio Beshir si è laureato con lode in Scienze della Co­municazione, è diventato giornalista pubblicista, ha vinto una borsa di Stu­dio Erasmus alla Facoltà di Scienze So­ciali della Sorbonne di Parigi, ha studia­to tecniche recitative al Living Theatre e conta al suo attivo esperienze di lavoro nel teatro, nella tv, nel cinema e nella pubblicità. Messa così, sembra la riedizione del­la storia di Guglielmo il dentone.

Ricor­date il film «I complessi»? Nell’episodio del «dentone», Alberto Sordi interpreta­va un giovane e brillante giornalista dal­la dentatura prominente che aspira a di­ventare lettore del tg. La sua preparazio­ne è così vasta e approfondita da eccelle­re in otto lingue, in storia, geografia, po­litica. Unico difetto del dottor Bertone è la sporgenza, così poco telegenica. E sa­rà appunto per i dentoni che la giuria tenterà con ogni pretesto di eliminarlo. Invano. In verità, nelle sue fila la Rai ha già un conduttore di colore. Si chiama Fidel Mbanga Bauna, lavora per il Tg3 del Lazio. Nel 2003, fu il primo extraco­munitario nero a presentarsi nelle liste di Alleanza nazionale a Montecitorio. Il quotidiano La Padania diretto da Gigi Moncalvo titolò così: «Faccetta nera en­tra in Parlamento», ricevendo in cam­bio risentite reazioni. Da un po’ di anni, il ruolo delle an­nunciatrici è a rischio. Nel 1999 la Rai tentò crudelmente di sbarazzarsene. Lo­ro si sentivano inutilizzate, poco consi­derate. Il mansionario dell’azienda le aveva ormai trasformate in anonime funzionarie dedite più al controllo degli orari che al compito storico di intratte­nere un rapporto virtuale con lo spetta­tore, spalmato di rassicurazioni e buone intenzioni.

L’unica frase che ormai pro­nunciavano era questa: «Le trasmissio­ni proseguono ora a diffusione regiona­le. Da ciascuna delle sedi Rai verranno trasmessi i tiggì regionali». Dal 2003, ogni rete Rai ha a disposizione freschi volti femminili per annunciare le tra­smissioni: dizione incerta ma facce sba­razzine da tv moderna, commerciale. So­no quelle ragazze che all’inizio pareva­no sedute su un divano letto (un divano letto?) e che poi si alzavano e puntava­no il dito contro lo schermo. Qualche nome è rimasto impigliato nelle crona­che, tipo Virginia Sanjust di Teulada o Barbara Matera. Per l’occasione, un’an­nunciatrice storica come Alessandra Canale fece una scenataccia, con tanto di lacrime in diretta e prime pagine dei giornali. A parte il periodo d’oro delle origini, quando molti spettatori erano convinti che l’annunciatrice si rivolgesse a loro e solo a loro, suscitando pulsioni e infini­te proposte di matrimonio, a parte la no­torietà, il lamento delle annunciatrici è una ricorrenza di vecchia data, fin dai tempi di Fulvia Colombo (1954) che ave­va sempre l’aria di annunciare una di­sgrazia. Il grande Achille Campanile le aveva circonfuse di incantevole hu­mour: annunciatrici, «ragazze che han­no l’abilità di farsi la fama di serie, col sorridere a tutti»; Nicoletta Orsoman­do: «A dir le sue virtù, basta un sorri­so »; Nives Zegna: «Sorrisotto alla mila­nese ».

Nicoletta Orsomando: una delle prime «signorine Buonasera» della tv italiana. E’ stata in Rai per quarant’anni, dal 1953 al 1993

 

Soprannominata la «fatina», Maria Giovanna Elmi è stata uno dei volti della Rai degli anni Settanta e Ottanta, in onda dal 1974 al 1994



Facili prede della papera e delle imitazioni di Alighiero Noschese, le «si­gnorine buonasera» hanno svolto un compito importante: erano l’incarnazio­ne dell’azienda, un volto amico e rasse­renante, un ospite fisso della famiglia. Quando annunciavano una diretta ave­vano la premura di farci intendere, onto­logicamente, che la diretta apparteneva solo alla tv e non alla vita, come succe­de oggi. Di loro, aveva capito tutto quel dirigente della terza rete che nel 1979 decise di usarle in bianco e nero, tra vir­golette. Come si fa con le citazioni. Per­ché, in effetti, le annunciatrici sono un lascito di una tv che ormai si fatica a ri­conoscere. Eppure si prova ancora piace­re nello sgranare il rosario dei loro no­mi: Fulvia Colombo, Nicoletta Orsoman­do, Emma Danieli, Nives Zegna, Adria­na Serra, Anna Maria Gambineri, Ga­briella Farinon, Aba Cercato, Mariolina Cannuli, Marisa Borroni, Rosanna Vau­detti, Maria Giovanna Elmi, Paola Peris­si, Marina Morgan, Beatrice Cori, Bepi Franzelin, Ilaria Moscato, Maria Brivio. Pare si detestassero, come spesso succe­de fra prime donne.

Nella Rai di via Arsenale 21, Torino, l’annunciatrice era una padrona di casa, una hostess dalla dizione impeccabile, una guida autorizzata; adesso è solo rap­presentanza, un brand, secondo la lezio­ne di Mediaset, che ha subito puntato all’identificazione del volto con la rete: Eleonora Brigliadori, in seguito sostitu­ta da Fiorella Pierobon, per Canale 5; Ga­briella Golia per Italia 1; Cinzia Lenzi, poi rimpiazzata da Emanuela Folliero, per Rete4. Oltre a scommettere su una marcata personalizzazione, le emittenti private hanno inaugurato modalità di­verse di presentazione. Alle annunciatri­ci, riprese talvolta in figura intera, tal­volta seguite nei loro movimenti dalle telecamere è stato affidato il compito di offrire un’immagine disinvolta e dina­mica della rete attraverso un linguaggio colloquiale, fino al velinismo, lontano dal tono protocollare delle colleghe Rai. Il volto delle annunciatrici è così rico­noscibile e caratterizzato che attraverso una galleria ideale si potrebbe ricostrui­re l’evoluzione del costume in Italia: gli anni 50 della Orsomando, i 60 della Vau­detti, i 70 della fatina Maria Giovanna Elmi, e poi gli 80 delle tv commerciali con Fabrizia Carminati, Patrizia Rosset­ti, Alba Parietti, Paola Perego, Susanna Messaggio, Licia Colò, Roberta Capua (il Cavaliere non ha mai sbagliato un col­po). E le ragazze che si affacciano nelle tv locali in cerca di gloria e di identità (per la rete che rappresentano): Federi­ca Panicucci per SuperSix, Didi Leoni del Tg5 per Odeon Tv, Antonella Clerici per Telereporter. Ho sempre avuto un debole per le an­nunciatrici perché il loro compito, alme­no una volta, aveva qualcosa di angelica­to, di liturgico. Più che una comunicazio­ne, la loro era una promessa di felicità.

Dall’annunciatrice Nicoletta a Beshir I volti della tv che raccontano l’Italiaultima modifica: 2009-07-05T13:11:01+02:00da
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