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Nella fortezza di Coppito tra i Nocs e i violini del ‘500

 

Il reportage. La corsa a completare le strutture. Agenti Usa appostati sulle montagne. Un intero piano per Obama, invitato a non affacciarsi mai


 

Una veduta della caserma di Coppito (Ansa)

L’AQUILA — Nella boscaglia, mangiano mele rosse. Uno fuma il sigaro. Hello! Silenzio. Where are you from? (Da dove venite?). Silenzio. Alzano il grosso cannocchiale e guardano giù. Ma la caserma di Coppito si vede bene anche a occhio nudo. Un cecchino si divertirebbe un sacco. I due giovani agenti dei servizi segreti americani — come nei film: capelli biondi rasati a zero, mascellone, spalle palestrate — controllano la scena e, appunto, hanno preso il posto del cecchino. Da sotto, dal presidio della Guardia di finanza che sta per ospitare gli uomini più potenti della Terra, il picco della montagna appare comunque troppo vicino, e troppo minaccioso. A Barack Obama è stato perciò chiesto di non avvicinarsi alle finestre. I suoi ragazzi, lassù, faranno anche una buona guardia: però le precauzioni non sono mai troppe. Specie se davvero il presidente degli Stati Uniti, tra due notti, entrerà in una di queste due palazzine a cinque piani. Così modeste, deboli, attaccabili. Appartenevano agli ufficiali delle Fiamme Gialle. Le hanno ristrutturate (bagni nuovi, le pareti di un bel giallo ocra, i pavimenti in gres, lampadari al posto delle luci al neon) e le hanno chiamate Hotel Roma 16, Milano Hotel 17. In una Obama, nell’altra Berlusconi. Si deciderà all’ultimo (il giochino dell’incertezza sembra continui ad essere un efficace deterrente contro eventuali attacchi terroristici).

Di certo Obama avrà un intero piano. Ogni piano è composto da quattro camere e due bagni. Ogni piano ha dieci finestre, e tre soltanto avranno le serrande alzate. Prevista la presenza di quattro agenti della sua sicurezza personale (dormiranno nella stanza accanto, Michelle è abituata e poi gli agenti sono addestrati anche ad essere discreti). Previsto pure che nessuno potrà bussare alla porta dell’appartamento. Tutti gli spostamenti del presidente degli Stati Uniti verranno infatti gestiti via radio. Ogni squadra si comunicherà i suoi passi. Sta per uscire, apriamo la porta, esce, scala, prima rampa, seconda rampa, corridoio, terra, è fuori, okay, ora è vostro. Fonti attendibili sostengono che il medesimo trattamento verrà riservato anche a Gordon Brown e ad Angela Merkel. I servizi segreti si parlano (a volte). Così è passata questa logica: se gli americani agiscono autonomamente per il loro Obama, altrettanto faremo noi. Ovviamente non è stato facile spiegarlo ai nostri. Che comunque penseranno a Silvio Berlusconi. E, soprattutto, alle emergenze. Che poi sarebbe più appropriato parlare dell’unica, possibile emergenza: vale a dire una forte, improvvisa scossa. A quel punto l’evacuazione dei Grandi del Pianeta sarebbe, davvero, una faccenda complicata.

Visti, da lontano, ufficiali dei Nocs (i nuclei speciali della polizia) e dei Gis (quelli dei carabinieri) effettuare attente ricognizioni sul campo. Il piazzale delle cerimonie, dove c’è il palco, sarebbe la zona dove dovrebbero atterrare gli elicotteri in caso di emergenza. Visti anche artificieri controllare meticolosamente la struttura del palco. Sentito urlare un alto funzionario dei nostri servizi segreti: «Non è ammissibile che ancora così tanti operai e sconosciuti si aggirino qui dentro a poche ore dall’inizio del G8!». Se è per questo, ad un certo punto, hanno cominciato a infilare il naso anche una trentina di cronisti e cameramen. Visita guidata a cura della Protezione civile. Colleghi giapponesi quasi commossi innanzi al museo che, nelle intenzioni di Berlusconi, dovrà far allibire pure qualche Capo di Stato. C’è uno dei Codici di Leonardo da Vinci, c’è la statua del Guerriero di Capestrano (una scultura in pietra calcarea del VI secolo a.C. rinvenuta in una necropoli dell’antica città di Aufinum-Ofena). C’è un violino del 1566 di Andrea Amati. C’è lo spartito originale della Tosca di Giacomo Puccini. Non si capisce bene dove sia questo campo da basket allestito appositamente per farci giocare Obama; ma ai più, considerato il buon senso di Obama, pare improbabile che davvero un simile straordinario personaggio possa aver espresso una simile, sciocca esigenza. Piuttosto è interessante leggere la lista delle esigenze espresse dai cuochi (quelli militari di stanza della caserma saranno affiancati da un plotoncino di esperti scelti direttamente da Palazzo Chigi): scaricati ieri venti prosciutti di Parma, un imprecisato quantitativo di tipici salumi abruzzesi (capocolli, salami, soppresse). Poi confezioni di spaghetti, rigatoni e fusilli provenienti da un celebre pastificio locale. Casse di vino di una delle più prestigiose cantine che producono il rosso di Montepulciano. Si scaricano vettovagliamenti, rotoli di moquettes, centinaia di computer, chilometri di fili elettrici. Si lavora alla luce delle fotoelettriche. Ogni tanto la terra trema. Ma Guido Bertolaso, il grande capo della Protezione civile, dice che possiamo stare tranquilli. Poi piove, c’è un gran temporale, e allora uno pensa agli abruzzesi che stanno nelle tende, nel fango, nell’aria appiccicosa. Tutti muti. Perplessi. Che cercano di capire a cosa serva, e a chi, questo G8.

Fabrizio Roncone

Nella fortezza di Coppito tra i Nocs e i violini del ‘500ultima modifica: 2009-07-05T12:47:46+02:00da
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