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Obama in Ghana: «L’Africa non è sola»

 

FOLLA IN FESTA NELLE STRADE DI ACCRA. Ovunque la scritta «Akwaaba», benvenuto. Discorso al Parlamento: «Il futuro del continente appartiene agli africani, basta corruzione e tirannie»

 

ACCRA – Il futuro dell’Africa appartiene dagli africani, bisogna dire basta a tirannie e corruzione e adottare le regole del buon governo: così il ventunesimo secolo vedrà protagoniste non solo le capitali occidentali, ma anche il continente nero. Barack Obama ha parlato al Parlamento di Accra, capitale del Ghana, nella sua prima visita ufficiale in un Paese dell’Africa subsahariana. «Conosco bene il tragico passato che a volte ha ossessionato questa parte del mondo. Nelle mie vene scorre il sangue dell’Africa e la storia della mia famiglia comprende sia le tragedie sia i più grandi successi della storia africana» ha ricordato il presidente americano. Il Ghana è stato indicato come «esempio di democrazia» e Obama ha detto che in tutto il continente «occorre mettere fine alle pratiche antidemocratiche e alla corruzione, adottando le regole del buon governo, da cui dipende lo sviluppo, un ingrediente che è mancato per troppo tempo». Il supporto degli Usa, ha aggiunto, sarà legato al rispetto delle regole democratiche: «Aumenteremo il nostro sostegno agli individui e le istituzioni responsabili».

ISTITUZIONI FORTI – Obama ha sottolineato che l’Africa ha bisogno di istituzioni forti, capaci di garantire stabilità, prosperità e successo, non di uomini forti. «La storia è dalla parte degli africani coraggiosi, non di quelli che usano i colpi di Stato o cambiano la Costituzione per restare al potere. Per troppo tempo, per troppi africani, i conflitti sono stati un elemento della vita, costanti come il sole». Il presidente americano ha sfidato i giovani africani ad aspirare a una vita migliore, invitandoli ad assumersi la responsabilità di «gettare le fondamenta della libertà». «Voi avete il potere di chiedere conto ai vostri leader di quanto fatto e di esigere che siano create istituzioni al servizio della gente». Obama ha poi citato due casi drammatici del continente africano, invocando un intervento della comunità internazionale: la Somalia e il Darfur. «Quando c’è un genocidio in Darfur o ci sono terroristi in Somalia, questi non sono solo problemi africani, sono sfide per la sicurezza mondiale che richiedono una risposta mondiale».

MALATTIE – In un altro passaggio dell’intervento, Obama ha affrontato la piaga delle malattie promettendo che gli Stati Uniti continueranno a sostenere i partner africani nella lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi. L’amministrazione americana ha stanziato 63 miliardi di dollari per far fronte a tali sfide – ha detto Obama -. Quando un bambino muore ad Accra per una malattia che può essere evitata questo ci umilia ovunque noi siamo. Rafforzando il forte impegno del presidente Bush porteremo avanti la lotta contro l’Hiv/Aids. Ci impegneremo per porre fine ai decessi per malaria e tubercolosi e a sradicare la poliomielite. Lotteremo contro le malattie tropicali che vengono trascurate. E investiremo in sistemi sanitari che promuovono il benessere, concentrando la propria attenzione su madri e bambini». Ma oltre agli aiuti esteri e sanitari, ha spiegato, occorre che «i singoli africani facciano scelte responsabili, che impediscano la diffusione delle malattie, promuovendo al tempo stesso la salute pubblica nelle loro comunità e Paesi». Altro tema, che sta molto a cuore al presidente americano, l’energia pulita: «In tutta l’Africa, c’è un vento generoso vento e l’energia solare, energia geotermica e bio-combustibili. Dalla Valle del Rift ai deserti del Nord Africa, dalla costa occidentale al Sudafrica, l’Africa può produrre per sé ed esportare energia pulita all’estero».

MARTIN LUTHER KING – Infine Obama ha ricordato che «cinquantadue fa, un giovane predicatore di nome Martin Luther King venne qui ad Accra per vedere la bandiera inglese che veniva rimpiazzata da quella ghanese. “Rinnova la mia convinzione nel trionfo della giustizia”, commentò King. Oggi quel trionfo deve essere riconquistato da voi». Martin Luther King, accompagnato dalla moglie Coretta, andò in Ghana nel marzo del 1957 per partecipare alla cerimonia dell’indipendenza. «La nascita di questa nuova nazione darà impeto agli oppressi in tutto il mondo – disse il leader nero -. Avrà ripercussioni ovunque, non solo in Asia e Africa, ma anche in America».

«AFRICA NON È AI MARGINI» – Dopo la Russia, il G8 all’Aquila e il colloquio con il Papa in Vaticano, Barack Obama è dunque volato in Ghana, accompagnato dalla first lady Michelle e dalle due figlie: ad accoglierlo venerdì sera all’aeroporto di Accra un gruppo di suonatori di tamburo e danzatori tradizionali, oltre al presidente ghanese John Atta Mills. «Venendo in un Paese africano dopo il G8 e il mio tour a Mosca, abbiamo voluto chiarire che l’Africa non è ai margini delle grandi questioni mondiali. Gli Stati Uniti hanno un interesse costante nei confronti dell’economia e dello sviluppo del continente, quello che succede qui ha ripercussioni ovunque – ha detto Obama ad Atta Mills, sottolineando come le visite dei suoi predecessori non abbiamo mai fatto parte di missioni internazionali -. Noi pensiamo che il Ghana possa essere uno straordinario modello di successo per tutto il continente, un esempio di democrazia funzionante». Atta Mills ha riposto apprezzando «i segnali positivi» che la visita sta dando e continuerà a dare: «Ci incoraggia a sostenere i progressi che abbiamo fatto nel nostro processo democratico».

FOLLA IN FESTA NELLE STRADE – L’arrivo di Obama in Africa è seguito con grande attenzione in tutto il continente e in particolare ad Accra, dove gli abitanti sono scesi in strada per festeggiare e per tentare di vedere il primo presidente afroamericano degli Usa. Sui muri della città sono stati appesi ovunque cartelloni con scritto «Akwaaba», benvenuto. Si tratta della sua seconda visita in Africa dopo la storica visita al Cairo a inizio giugno. Il discorso al Parlamento è il quarto intervento dedicato alla politica estera: a Praga ha proposto un mondo senza armi nucleari, al Cairo ha teso la mano al mondo musulmano, a Mosca, martedì scorso, ha parlato delle relazioni tra Usa e Russia.

MIGLIAIA DI MESSAGGI – Nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva invitato gli africani a inviare messaggi al presidente attraverso le ambasciate americane in Kenya, Sudafrica e Senegal: l’inziativa è stata molto apprezzata. Oltre 5mila persone hanno scritto su Facebook e Twitter e le domande sono state selezionate da tre giornalisti dei Paesi interessati. Obama risponderà con un video il cui audio sarà diffuso su tutte le radio africane e sul sito della Casa Bianca. I messaggi, ha detto il consigliere Usa Macon Phillips, sono arrivati da 64 paesi e uno dei più «entusiasti» è stato proprio il Sudafrica; tutti «mostrano che l’insieme del continente africano è appassionato dalla visita di Obama» e «molti hanno parlato della storia personale del presidente e delle sfide che sono costretti a sostenere all’interno delle loro comunità». Phillips ha presentato l’iniziativa come un tentativo di «conversazione continentale».

Obama in Ghana: «L’Africa non è sola»ultima modifica: 2009-07-11T17:25:58+02:00da
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