Scandalo. A Ekaterinburg forse un complotto dei servizi segreti
Un’immagine tratta dal video-scandalo |
LONDRA — La capitale degli Urali, Ekaterinburg, ha fama per i suoi locali notturni. Ecco perché i diplomatici chiamati a ricoprire le sede consolare della terza città di Russia vengono indottrinati perbene affinché se ne stiano alla larga da certi posti «pericolosi». La storia è piena di scivoloni e gli scivoloni si portano dietro incidenti sgradevoli: quante volte una scappatella è finita in una spy-story? Nonostante le raccomandazioni del Foreign Office, il trentasettenne James Hudson, numero due della rappresentanza britannica a Ekaterinburg, è cascato nella trappola e si è fatto immortalare con due prostitute.
Con i telefonini capaci di filmare qualunque cosa e qualunque persona, con Internet in grado di riportare gossip piccanti in tempo reale, con le tecnologie che entrano nella privacy di chiunque, con le microtelecamere che si nascondo negli anfratti più impensabili e registrano sospiri e baci, si rischia davvero una figura da polli a concedersi spericolate avventure amorose in night, bordelli e roba del genere.
James Hudson, che pure è nei ranghi dal 1994 ed è passato da Sarajevo, L’Avana e Budapest, ha dimenticato la lezione ed è finito male. La sua carriera è stata bruciata. E sotto-sotto pare che ci sia proprio lo zampino dei servizi russi. Fra l’intelligence di Londra e l’intelligence di Mosca non circola buon sangue da sempre, dai tempi di Stalin e Churchill fino a Gordon Brown, Putin e Medvedev. Omicidi, defezioni, trame o semplici dispetti hanno riempito pagine di libri, di romanzi, di dossier.
Un’altra immagine dal video |
Forse, questo capitoletto appartiene proprio all’ultima categoria, quella dei dispetti o delle ripicche, tanto per tenere calda la «guerra» degli 007. Mossa e punto a favore dei russi: acchiappare l’anello debole della catena diplomatica, ridicolizzarne il comportamento, buttarlo in pasto alla morbosa curiosità di mezzo mondo è un buon contropiede. «Le avventure del signor Hudson » potrebbe essere il titolo di un gradevole romanzetto, invece è il titolo di una pellicola della durata di quattro minuti e 18 secondi che, guarda caso, è approdata nella migliore delle sale cinematografiche del pianeta: Internet. Il signor Hudson, il robusto diplomatico James, vi compare da protagonista assoluto: il set è una camera piuttosto squallida. Lui è in vestaglia, sullo sfondo un divano ricoperto di cuscini. Attrici di complemento due giovani bionde.
Ovviamente, non manca lo champagne. Un bacio appassionato a una. Un bacio appassionato alla seconda, una coppa di bollicine da condividere e il resto, si intuisce, viene da sé. Non è una rappresentazione particolarmente hard ma la più classica delle scene che una casa di tolleranza può ospitare. Il guaio è che lì dentro c’erano, e chissà dove, un paio di minuscoli «occhi» elettronici a cui non è sfuggito il minimo particolare. Uno era nel salotto per i preliminari. E l’altro in camera da letto per il seguito con annesso microfono per sussurri e grida. Da un casto «Ti piacerebbe… » alla continuazione.
Ovviamente, è facile immaginare chi può avere avuto interesse a organizzare la festicciola con le due prostitute. Ed è realistico ipotizzare che almeno una delle ragazze, se non entrambe, fossero abili agenti o collaboratrici sul campo dell’Fsb, erede del vecchio Kgb. Nell’occasione padroneggiano un inglese perfetto e ricoprono la parte con indubbia abilità professionale. La registrazione è stata imbucata alla volta di un sito web locale e da lì ha cominciato il suo tour planetario. Un falso? Un «confettino» avvelenato? Il ministero dell’Interno russo — e questo la dice lunga sulla firma dell’operazione Hudson — si è affrettato a spiegare che «il film è genuino». Il Foreign Office ha dunque dovuto incassare. E prendere nota che in una decina di giorni Internet ha bucato l’impenetrabile cortina dei servizi e della diplomazia britannica. Il capo del MI6, attuale ambasciatore alle Nazioni Unite, si è visto raccontare la privacy su Facebook.
Nulla di grave ma un po’ di imbarazzo. Il vice console James Hudson, suo malgrado, è andato oltre il consentito. E deve pagare: si è già dimesso. Colpito e affondato. Dall’intelligence russa.
Fabio Cavalera