2 Responses

  1. Mathews
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    ENI, Codice Etico e Servizi Segreti

    Notizia tratta dal portale Indymedia al link:

    http://piemonte.indymedia.org/article/5520

    In una surreale seduta Straordinaria del Consiglio di Amministrazione dell’ENI (che trovate trascritta ed in originale) evocato il nome d’un fantomatico giornalista (Altana Pietro) e dei nostri Servizi Segreti Italiani

    Stà scritto lì, nero su bianco, nel verbale del C.d.A. dell’E.N.I.:

    “… l’11 giugno 2004 Abb denuncia alcuni manager dalla sua filiale milanese di occultamento di perdite di 70 milioni di euro e rassegna al PM Francesco Greco due nomi di propri dipendenti, tali Carlo Parmeggiani e Piarantonio Prior, che sarebbero coinvolti anche anche in una tangente al manager di Enipower Lorenzino Marzocchi. Mi chiedo per quanti anni ancora sarebbe andata avanti tale forma e genere di crimine se non ci fosse stata nel marzo 2004 l’indagine del professionista della stampa Altana Pietro (fonte ritenuta vicina ai Servizi Segreti) che ha fatto indagini su Enichem, Enipower, ABB; se non ci fosse stata la denuncia al Magistrato da parte di Abb, mi chiedo come possa essere motivato una tale procrastinazione di delittuoso comportamento, per altro verso una pluralità di commissionari, senza che, in più anni e sistemi di controllo aziendali interni siano riusciti ad intercettare alcunché…”.

  2. mr bean
    at |

    Nigerian Gate: l’ENI pagherà cash 254 milioni di $ al Department of Justice USA
    Articolo/scoop tratto dal portale Indymedia al link:
    http://piemonte.indymedia.org/article/7884

    Negli Stati Uniti, dove la corruzione – specialmente quella finanziaria – si combatte per davvero e non a parole (come in Italia) per l’ENI è in arrivo una mazzata da paura. Per le tangenti in Nigeria pagate dal Consorzio TSKJ, l’ENI ha tempo fino a fine marzo 2010 per definire un’eventuale transazione, poi scattano i procedimenti giudiziari in USA e le sanzioni (pesanti). E poi ci sono anche le indagini in Italia. Ma quelle non impensieriscono nessuno.
    Si decidevano le mazzette da versare ai politici nigeriani ed i destinatari nel corso di “incontri culturali”, all’ombra del Big Ben o sorseggiando un thè in quel di Backer Street a Londra. La “gang” dell’LNG (gas naturale liquefatto) meglio conosciuta come Consorzio TSKJ è purtroppo n’altra sciagurata joint venture – sarebbe meglio dire associazione per delinquere di stampo transnazionale – composta dall’italiana ENI/Snamprogetti/Saipem, l’americana KBR/Halliburton, la giapponese IGC e la francese TECHNIP.
    Per non dilungarci oltre puoi leggere quì per un approfondimento:
    “Tangenti in NIGERIA: eccome come l’ENI pagava!”
    http://piemonte.indymedia.org/article/5988
    Il Dipartimento di Giustizia USA avrebbe deciso di andare a fondo nella Nigerian Connection e punire esemplarmente tutti i corruttori del cartello. Ecco perché adesso l’ENI ha una fretta fottuta di chiudere i procedimenti americani prima che questi possano sortire effetti disastrosi. Lo scandalo come sapete ha coinvolto Snamprogetti Netherland BV (controllata direttamente dall’ENI) e ha tirato in ballo inevitabilmente l’ENI stessa, in quanto società quotata al NYSE e per “culpa in vigilando” rispetto alla sua controllata. Come ha osservato astutamente l’Avv. Massimo Mantovani – responsabile Ufficio Legale dell’ENI – in un Memorandum riservato circolarizzato ai vertici della società energetica in una recente del cda (che trovate di seguito riprodotto e trascritto) l’Eni è giustamente preoccupata anche per le “… le conseguenze mediatiche e reputazionali”. Il memorandum confidential di cui trattasi titola “Nota di Aggiornamento Indagini Vicenda TSKJ – Riservato”. Quando Paolo Scaroni (CEO dell’ENI) l’ha letto tutto d’un fiato e ha sudato freddo. S’è gelato il sangue nelle vEni. Detto in soldEni quì la cosa è grossa. Si tratta di scucire 240 milioni di dollari entro fine marzo 2010 al Department of Justice americano. Pena l’avvio dei procedimenti giudiziari ed il conseguente sputtanamento planetario (KBR ha già transatto con il DoJ per 600 milioni di $ cash e Technip/IDP idem con patate).
    No problem ha esordito Scaroni “…si può ragionevolmente ritenere di poter accelerare le trattative col DoJ e con la SEC … con l’obiettivo di identificare entro il mese di marzo una possibile intesa…” (che problema c’è tanto Scaroni scucirà 240 milioni di $ di soldi pubblici mica di tasca sua … che gliè fotte).
    I legali americani che hanno per le mani la patata bollente dell’ENI, i lawyer Sullivan & Cromwell, son stati perentori. O l’ENI paga cash – e senza tante discussioni – 254 milioni di $ al Dipartimento di Giustizia USA, o per l’ENI son cazzi amari. In tutti i sensi. Negli Stati Uniti la giustizia funziona ancora discretamente e i reati di corruzione son fortemente perseguiti (ne sa qualcosa Bernie Madoff) non come in Italia dove l’ENI ha sempre potuto contare su una sostanziale impunità e l’ha sempre fatta franca (facciamo la conta delle tangenti e/o scandali ENI degli ultimi 20 anni?). In caso di avvio di procedimenti giudiziari americani, lasciando per un attimo in disparte “gli effetti negativi mediatici e reputazionali” per l’ENI sarebbe davvero la fine. La fine dell’acquisizione di altri contratti intanto. E poi il Department of Justice estenderebbe di sicuro l’azione giudiziaria ad altre società del Gruppo ENI a vario titolo coinvolte (allargando il contenzioso), con l’imposizione di severi meccanismi di monitoraggio dell’attività della capogruppo ENI da parte di organi esterni indipendenti (gli impatti operativi per l’ENI sarebbero devastanti). A cascata, le azioni giudiziarie contro l’ENI avrebbero inevitabilmente effetti negativi anche sul procedimento italiano. Non ultimo, le sanzioni economiche e pecuniarie (a cui comunque l’ENI sarebbe tenuta e obbligata) lieviterebbero a dismisura. Altro che 254 milioni di $.
    In previsione, preparatevi al ritocchino sulle bollette del gas.
    ——————————————————–
    “Memorandum” ENI al link:

    http://piemonte.indymedia.org/attachments/mar2010/eni_informativa_riservatatskj_marzo_2010.pdf

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