Il plenum boccia le norme chiave del provvedimento e approva così il parere della VI commissione, contro il disegno di legge hanno votato tutti i togati, i laici del centrosinistra e Mancino
ROMA – Viola principi costituzionali, come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata dei processi, e avrà effetti «gravi» sull’efficacia delle indagini, il ddl del ministro Alfano sulla riforma del processo penale. Il plenum del Csm ha approvato con qualche piccola modifica il parere della VII commissione, che boccia le norme chiave del provvedimento. A favore hanno votato tutti i togati, i laici del centrosinistra, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Contrari i laici di centrodestra; astenuto il laico dell’Udc Ugo Bergamo.
MANCINO – Tuttavia, secondo Mancino, l’approvazione del documento non è di fatto una bocciatura da parte del Csm del ddl di riforma del processo penale, semmai un «parere articolato» sul provvedimento proposto dal governo. «Non si può parlare di bocciatura, – ha detto il vicepresidente del Csm – ma di un parere articolato, perchè il Consiglio superiore non approva e non boccia nulla».
A violare principi costituzionali è il CSM.
Quando si riunisce per dare un “parere a se stesso”, parere che nessuno gli ha chiesto, fa POLITICA. Fa una cosa che la Costituzione ha previsto essere campo di attività di altri.
Il CSM, come massimo organo della Magistratura, è “sottoposto” alla legge.
Ciò significa che non ha assolutamente il diritto di emettere “pareri” sulle leggi, ma di applicarle e farle applicare all’interno dell’Ordine.
Più precisamente, il CSM è di sicuro “dentro” la Costituzione quando sulle leggi pronulgate non ha nessun parere da dare.
Per i dubbi ci sono altri Organi.
I pareri li dia quando glieli chiede il Parlamento, che ne ha la facoltà.