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Nevica cemento sulle Alpi Dieci seconde case ogni una di residenti

 

Dossier di legambiente e del ministero dell’Ambiente sulle località di montagna. E’ il rapporto registrato in un Comune del Cuneese: ma il record è di Bardonecchia, con 7892 alloggi di vacanza

 

Bardonecchia Alta Val Susa

Se i dati generali sulla cementificazione del territorio in Italia sono agghiaccianti, con un’area pari a Lazio e Abruzzo sepolta in 15 anni sotto case, capannoni e strade, anche prendendo in esame una zona che si immagina “vergine” come quella dell’arco Alpino, la situazione non migliora. Anzi.

CEMENTIFICAZIONE – Il cemento è dilagato anche tra le valli, infilandosi attraverso un pertugio che in alcuni casi è diventato un fiume in piena: le seconde case. In una località del cuneese, Frabosa Sottana, si è arrivati anche a stabilire il record di dieci abitazioni di vacanzieri di fronte a una di residenti, che probabilmente non ha uguali in altri parti del mondo, o almeno non in mezzo alle montagne. Sul sito del Comune, a scanso di equivoci, si legge infatti che «Frabosa ha un territorio molto esteso di 37kmq dai 490 metri di Gosi, la frazione al confine con il comune di Villanova Mondovi per arrivare agli oltre 2280 metri del Mondolè e comprende le frazioni di Pianvignale, Alma Ressia, Riosecco S. Giacomo e Miroglio. Il comune conta circa 1500 abitanti residenti, ai quali occorre aggiungere oltre seimila seconde case, che pongono il comune piemontese ai primi posti in Italia per numero di alloggi stagionali».
Nonostante l’indubbio impegno messo sul fronte dell’edilizia “turistica” da questo comune del cuneese, il record nazionale assoluto di seconde case sull’arco alpino resta ancora saldamente a un’altra località piemontese: Bardonecchia, che nel suo territorio ospita ben 7892 seconde case, a fronte di 1429 abitazioni occupate da residenti. Sono dati contenuti in un rapporto curato Legambiente, realizzato con il contributo del ministero dell’Ambiente, che si concentra proprio sulla qualità turistica delle località alpine dal particolare punto di osservazione costituito dalla quantità di seconde case, dette anche “letti freddi”, per il fatto di essere alloggi chiusi e inutilizzati per gran parte dell’anno.

CRESCE IL MALESSERE TRA I RESIDENTI – «Abbiamo cercato di quantificare le dimensioni di un fenomeno, associato alla speculazione immobiliare, che nella percezione dei residenti è diventato sempre più un elemento di malessere – ha spiegato Damiano Di Simine, responsabile dell’Osservatorio Alpi di Legambiente – troppe seconde case producono degrado del paesaggio, oneri a carico delle amministrazioni locali, e spesso concorrono al declino delle stazioni turistiche montane, oltre che al generale scadimento delle condizioni di vita di paesi in cui, per gran parte dell’anno, le case chiuse prevalgono su quelle abitate dai residenti». Il problema dell’eccesso di seconde case è presente in tutto l’Arco alpino ma mentre altrove, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, si sta cercando di arginare il fenomeno attraverso vincoli urbanistici e misure fiscali di disincentivo, da noi la speculazione immobiliare d’alta quota pare inarrestabile, ed è assecondata da provvedimenti come i condoni edilizi e l’attuale Piano casa. «Siamo estremamente preoccupati per le conseguenze che il Piano casa, per come attuato da regioni come Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe determinare sulla crescita insostenibile delle volumetrie e degli alloggi utilizzati come seconde case, e per questo ci appelliamo ai sindaci affinché, ove possibile, introducano limiti all’applicazione di questa norma per tutelare non solo l’ambiente, ma anche la qualità turistica del proprio territorio» ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri.

L’ESEMPIO POSITIVO DELL’ALTO ADIGE – Se parte delle Alpi si è “innevata” di costruzioni, spesso anche brutte e comunque lontane dalle tradizioni dell’architettura locali, secondo la fotografia offerta da Legambiente ci sono ancora zone dove si è saputo salvaguardare il rapporto tra turismo residenziale e paesaggio. Esistono intere regioni, come l’Alto Adige, dove le seconde case sono una presenza assolutamente marginale. La provincia sudtirolese è indicata infatti da Legambiente come un modello turistico di successo con una dotazione di posti letto superiore a un terzo dell’intera accoglienza turistica alpina, ma distribuita in modo così capillare da portare benefici all’intera comunità, e con una presenza di seconde case ridotta al 20% del patrimonio immobiliare delle 75 località turistiche altoatesine esaminate dal rapporto. Anche qui qualche nota dolente c’è, come in Val Badia e a Nova Levante, dove le seconde case hanno numeri simili o superiori alle residenze. Ma sono comunque “rose e fiori” rispetto al quadro nazionale che vede le località più cementificate concentrate nelle regioni del Nord-Ovest: i 25 comuni “top” per quantità di seconde case sono Piemontesi (8), lombardi (7), veneti (5), valdostani (3) e trentini (2).

Stefano Rodi

Nevica cemento sulle Alpi Dieci seconde case ogni una di residentiultima modifica: 2009-08-07T11:22:03+02:00da
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