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L’Italia degli sprechi assurdi

 

Nella Sicilia degli sprechi c’è il “sussidio al lutto” Oltre 30 anni di clientele

 

Palermo – Chi non vorrebbe andare in pensione a meno di 50 anni? Stipendio assicurato, tempo libero, possibilità di cominciare una nuova vita con la liquidazione. Be’, in Sicilia si può. Uniche condizioni: essere dipendenti regionali e avere un familiare malato o molto anziano da accudire. Con buona pace degli impiegati comuni del resto d’Italia che, anche con analoghi problemi familiari, possono al massimo fruire di qualche giorno di permesso in più.

Venghino, signori, venghino. Benvenuti nell’Isola della cuccagna, almeno per quell’esercito di 21mila fortunati (20.989 per l’esattezza) con relative famiglie che lo stipendio lo ricevono non dallo Stato ma da quella mamma da sempre munifica che è la Regione siciliana. I tempi d’oro – quelli in cui, senza familiari malmessi a carico, gli uomini potevano andare a casa dopo 25 anni di servizio, le donne dopo appena 20, come tantissime più che baby-pensionate dell’inizio del 2000, che hanno lasciato la scrivania per il meritato riposo prima di spegnere le 40 candeline – sono passati. Dal 2003, ahi loro, i dipendenti regionali siciliani si sono visti retrocedere al rango di dipendenti pubblici e basta, con trattamento pensionistico pari al resto d’Italia. Ma uno «scivolino» tutto siciliano, quello legato alla necessità di assistere un familiare stretto in difficoltà, è rimasto. E in mille, negli ultimi sei anni, ne hanno approfittato. Tutti davvero bisognosi? Non si sa. Ma nel dubbio il disco verde è stato dato urbi et orbi, anche a una signora adottata provvidenzialmente, allo scoccare dei 20 anni di servizio, da una novantenne bisognosa di assistenza. Il caso ha sollevato qualche perplessità, è stato chiesto parere ai legali. E la risposta è stata no, niente disparità, figli naturali e figli adottivi, anche se decisamente tardivi, sempre figli sono. E così avanti il prossimo, via libera. Tra gli ultimi in ordine di tempo ad aver chiesto di fruire dello scivolo, il segretario generale Pier Carmelo Russo, anni 47, a pochi mesi dalla nomina.

Misteri. Misteri di un mondo, quello dei Palazzi della Regione, che nella Sicilia del disagio e della disoccupazione, è rimasto come una sorta di riserva protetta, dove tutto, con regole autonome, è possibile. Un’oasi sproporzionata, quanto a numeri. Qualche cifra, giusto per capirci. I dirigenti della Regione siciliana sono 2.111, uno ogni 5,6 dipendenti a tempo indeterminato, che sono 13.986. Bene, se le regole vigenti nell’Isola della cuccagna fossero uguali a quello del resto della pubblica amministrazione – un dirigente ogni 50 dipendenti – i dirigenti, in tutto, dovrebbero essere 237. Dunque, ce ne sono 1.874 in più, mica un’inezia.
Ci sono, e sinora si sono trattati bene, molto bene i dirigenti di mamma Regione siciliana. Vedi l’auto-valutazione finalizzata all’attribuzione del premio di produzione, «bacchettata» qualche anno fa anche dalla Corte dei conti. Sulla carta la norma prevede che l’indennità di risultato, a seconda della votazione, arrivi a una cifra sino al 30 per cento della retribuzione. Ovviamente, neanche a dirsi, tutti si danno il massimo in automatico. E in premio percepiscono il massimo di indennità possibile, sino a 20mila euro lordi per i quadri più alti.
Oasi nell’oasi che è l’Isola della cuccagna di mamma Regione, la situazione di quel piccolo paradiso che è l’Assemblea regionale siciliana. La sede è un antico castello, Palazzo dei Normanni, il palazzo reale degli antichi dominatori. E di stirpe reale, in fondo, sono anche i suoi inquilini: i 90 deputati dell’Ars, il Parlamento siciliano, equiparati in tutto e per tutto ai senatori; e anche, anzi soprattutto, gli impiegati, che come i colleghi di Palazzo Madama godono di un trattamento economico del tutto particolare. E, ovviamente, privilegiato.

Non sono tantissimi, circa 200 in tutto, questi eletti cui è toccato in sorte un posto di lavoro al palazzo reale. Pochi sì, ma ben retribuiti. Gli effetti benefici dell’equiparazione al Senato si estendono a tutti, anche al più umile degli uscieri, pardon, commessi. Che prendono, a testa, una media di 5mila euro al mese, al netto. Ovviamente si sale per impiegati, stenografi eccetera.
Il vantaggio non si limita solo allo stipendio. Già, perché visto che la famiglia è tutto sommato piccola, i dipendenti del Parlamento siciliano godono anche di qualche onorevole privilegio. Come i mutui a tasso agevolato, col Banco di Sicilia con cui c’è una vecchia convenzione, per l’acquisto casa. Non arrivano al livello del deputato che lo ha ottenuto al tasso del 2 per cento – ma le condizioni sono comunque più che vantaggiose.
I deputati della Regione siciliana oltre al privilegio teorico di potersi fregiare del titolo di onorevole contrariamente a tutti gli altri consiglieri regionali d’Italia, hanno anche una miriade di privilegi pratici. Qualcuno, del tutto esclusivo, lo hanno perso recentemente, per colpa della crisi. Come il bonus di 6.400 euro annuo per l’aggiornamento politico culturale riservato agli ex deputati. Un cadeau per 300 ex sconosciuto a Palazzo Madama e che costava alle casse un milione e 800mila euro, neanche gli ex senatori ce l’avevano. Ma per un bonus perso, altri, tanti altri rimangono. Per il presente, e per il futuro. Anche quello, ineluttabile, delle agevolazioni per il funerale. In barba alla scaramanzia, tra le pieghe del privilegio ad ogni costo, esiste anche il «sussidio di lutto», sino a 5mila euro di contributo spese per le esequie di deputati in carica o cessati dal mandato. Che non si dica che non pensano proprio a tutto…

L’Italia degli sprechi assurdiultima modifica: 2009-08-20T12:03:00+02:00da
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