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Influenza A, i pediatri: «No al rinvio anno scolastico, sì a chiusure mirate»

 

Influenza A: dieci domande e dieci risposte

 

Con il primo caso grave in Italia, cresce l’ansia per l’evolvere del contagio dell’influenza «A», cioè la nuova influenza che secondo gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità colpirà tra il 30 e il 40 per cento della popolazione europea.

In questa pagina cerchiamo di dare risposte a tutte le domande, a tutti i quesiti, a tutti i dubbi. La nuova influenza, infatti, fa paura. Nonostante il virus H1N1 non sia particolarmente pericoloso e somigli a quello dell’influenza «classica», è la contagiosità del morbo che può causare decisioni anche drastiche, come quella di Londra che qualche mese fa decise di prendere alcuni provvedimenti particolari come quello riguardante gli aeroporti: in Inghilterra i passeggeri «sospettati» di avere la malattia non vengono fatti salire sugli aerei.

L’Italia, almeno per il momento, non è indicata dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) come Paese a rischio. Entro il mese di marzo la possibilità che nella penisola si verifichino 4 milioni di casi è concreta, ma dal ministero della Salute fanno sapere che entro l’autunno arriverà il vaccino. Per ora le scorte di antivirali per la nuova influenza dovrebbero bastare, ed è attivo anche un numero verde (1500) per avere tutte le informazioni del caso.

 

Proviamo a fornire una risposta alle dieci domande che subito vengono alla mente:

– Quando la pandemia colpirà il nostro Paese?

Il direttore generale dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) Margaret Chan ha dichiarato che «il virus dell’influenza A viaggia a una velocità incredibile, quattro volte più rapido di altri virus. In sei settimane ha percorso una distanza che altri virus coprono in sei mesi». Secondo le stime dell’Oms l’ondata principale del virus arriverà in autunno sia in Europa sia negli Usa, nello stesso periodo in cui arriveranno sugli scaffali degli ospedali le prime dosi del vaccino. «Non si può dire con certezza se il peggio sia passato o se debba ancora venire – ha sottolineato la Chan -. Come tutti i virus influenzali – ha aggiunto – l’AH1N1 ha il vantaggio di cogliere di sorpresa, mentre noi dalla nostra, abbiamo quello della scienza e della ricerca».

– Qual è la mortalità dell’influenza suina?

L’ultimo rapporto dell’Oms parla di 2.200 morti nei 177 Paesi colpiti dalla pandemia. Secondo gli esperti «il 30% degli abitanti dei Paesi a più alta densità di popolazione – inclusa l’Italia – rischiano di essere contagiati». La direttrice dell’Oms ha spiegato anche che «il 60% delle morti hanno riguardato persone con problemi di salute. Questo vuol dire che il 40% delle vittime sono giovani adulti in buona salute che muoiono di febbre suina in 5-7 giorni». Se il virus peggiorerà le strutture ospedaliere rischiano il collasso, visto che le complicazioni polmonari provocano lunghe e costose degenze ospedaliere. In Australia, per esempio, i contagiati ufficiali sono oltre 34mila, 150 i morti e 83 i casi di pazienti ricoverati in terapia intensiva.

– Quali sono le vie di infezione?

Basta un colpo di tosse o uno starnuto, senza ripararsi la bocca con la mano o il fazzoletto, perché il virus passi da un soggetto a un altro. Oppure un bacio. Oppure un colloquio a pochi passi uno dall’altro. Il cavalli su cui viaggia il virus sono le gocce di saliva e le secrezioni di naso, gola e polmoni. Ci sono anche forme di contagio indiretto, come per esempio bere dallo stesso bicchiere e toccare superfici contaminate portandosi poi le mani alla bocca o al naso. Il rischio di contagio inizia già durante il periodo di incubazione della malattia: da un giorno prima dell’inizio dei sintomi a sette giorni dopo la comparsa della febbre. I bambini possono essere contagiosi fino a 10 dieci giorni dopo la comparsa della febbre.

– Quali sono i sintomi da non sottovalutare?

È basata solo sui sintomi. Perché si tratti di influenza A, come di normale influenza, deve esserci un’infezione respiratoria acuta a esordio brusco e improvviso con febbre di almeno 38 gradi accompagnata da almeno uno di questi campanelli: mal di testa, dolori muscolari, brividi, debolezza, perdita di appetito. E da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: tosse, mal di gola, raffreddore. Nei bambini, altri segnali possono essere: irritabilità, pianto e inappetenza; occhi arrossati e congiuntivite con febbre alta; laringotracheite e bronchite sempre con febbre; diarrea e vomito, anche senza febbre, nei lattanti. Il tampone nasale o faringeo, che serve in laboratorio per identificare il tipo di virus, viene fatto solo su indicazione del medico

– Come distinguerla dalla solita influenza?

Può presentarsi sia in forma lieve che grave, ma i sintomi dell’influenza A, il virus H1N1, assomigliano a quelli dell’influenza stagionale «classica»: febbre, dolori muscolari e articolari, mal di testa, perdita d’appetito, tosse, e in alcuni casi mal di gola, nausea, vomito e diarrea. E come l’influenza stagionale, avverte il ministero del Welfare sul suo sito internet, può causare un peggioramento di patologie croniche preesistenti. Sono stati, infatti, segnalati casi di complicazioni gravi (polmonite ed insufficienza respiratoria). Non è possibile rendersi conto «da soli» di aver contratto l’influenza suina. Per diagnosticare l’influenza è infatti necessario raccogliere un campione di secrezioni respiratorie, che deve essere analizzato da un laboratorio.

– Cosa si può fare per evitare il contagio?

Evitare luoghi chiusi e affollati. Mantenere almeno un metro di distanza da chi presenta sintomi influenzali. Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, non basta sciacquarle. In mancanza di acqua, utilizzare soluzioni a base di alcol o disinfettanti. Soprattutto dopo aver tossito e starnutito. Evitare di toccare il viso (in particolare naso, bocca e occhi) se le mani non sono pulite: chi tocca una superficie contaminata e con le stesse mani si strofina gli occhi, si infetta. Curare la propria igiene: coprirsi naso e bocca quando si starnutisce o si tossisce. Buttare i fazzoletti, meglio se di carta, subito dopo l’utilizzo. La mascherina può servire negli ambienti a rischio e deve essere a trama stretta. È utile se, in contemporanea, si adottano le altre precauzioni.

– Quali cure vengono somministrate?

Le stesse che vengono utilizzate nell’influenza stagionale e che mirano a ridurre i sintomi, cioè antipiretici, antinfiammatori, balsamici. Importante è rimanere a casa (anche per evitare il propagarsi dell’infezione), a riposo e aspettare che passi. I medici di famiglia raccomandano di non andare al pronto soccorso perché inutile e neppure nei loro ambulatori: non si farebbe altro che propagare il virus. In caso di dubbi o di improvvise complicanze, come per esempio un forte dolore al petto, bisogna prima di tutto telefonare al proprio curante. I medici si stanno organizzando per dedicare del tempo apposito per rispondere ai propri assistiti. A dare una mano ci saranno anche i camici bianchi delle guardie mediche, quelli che di prassi sono disponibili i giorni festivi e la notte.

– Il virus si è evoluto in un nuovo ceppo?

L’allarme lanciato nei giorni scorsi su un possibile nuovo ceppo dell’influenza suina non ha fondamento: «Non c’è nessun nuovo ceppo. È un errore di traduzione» rassicura Gianni Rezza, virologo dell’Istituto superiore di sanità. «L’Oms ha solo precisato che ci sono segnalazioni di casi in cui virus attacca direttamente i polmoni – precisa l’esperto – ma anche in Messico le morti sono state provocate dalle complicanze polmonari. Nel mondo l’infezione continua a dare sintomi lievi». Anche i medici dell’ospedale San Gerardo di Monza, che da martedì scorso hanno in cura il 24enne di Parma con una grave insufficienza respiratoria e risultato positivo al virus A/H1N1, precisano che «ad oggi non è vero» che il paziente abbia contratto un ceppo del virus «più cattivo».

– I classici antivirali hanno efficacia?

Sì, ma secondo l’Oms i farmaci antivirali devono essere somministrati solo ai malati d’influenza suina le cui condizioni di salute sono già debilitate. Gli esperti hanno sottolineato infatti come gli effetti collaterali del farmaco (nausea o problemi di stomaco) possono superare facilmente i benefici, sopratutto per le persone in buone condizioni di salute. Al contrario la terapia a base di Tamiflu (o Relenza) deve essere iniziata il prima possibile in quei soggetti con malattie gravi preesistenti o le cui condizioni mostrano un grave deterioramento. Particolare attenzione ai soggetti dei «gruppi di rischio», come donne in gravidanza o soggetti affetti da diabete che devono ricevere un trattamento prioritario.

– La carne di maiale resta sempre sicura?

Né la carne di maiale, né i prodotti non alimentari di derivazione suina sono rischiosi per la salute, visto che il virus ha compiuto il cosiddetto «salto di specie» e il contagio è già arrivato da mesi nella fase in cui si propaga da uomo a uomo. Per l’Oms la carne di maiale è sicura sia se mangiata fresca previa cottura (il virus muore a temperature superiori ai 70 gradi centigradi) sia sotto forma di insaccati (il virus ha vita breve, di certo inferiore ai tempi di lavorazione di salami e simili). Anche prodotti come colle, saponi o spazzolini, sono assolutamente innocui. I virus dell’influenza sono infatti deboli, e la loro sopravvivenza nell’ambiente esterno – al di fuori di un organismo – non può superare i dieci minuti.

Queste dieci domande-risposte non contengono la soluzione del problema, ma aiuteranno ad affrontare con cognizione di causa il prossimo autunno, il periodo che gli esperti sono concordi nell’indicare come il più problematico, quando la pandemia si farà sentire in tutta la sua forza.

Influenza A, i pediatri: «No al rinvio anno scolastico, sì a chiusure mirate»ultima modifica: 2009-09-01T12:20:21+02:00da
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