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Killer transessuale trasferito in un carcere femminile

 

Polemiche in Inghilterra per la decisione dell’Alta Corte. Per aver ucciso un uomo e tentato di stuprare una donna finora scontava la pena in una prigione maschile

 

Phillippa Kaufmann, avvocato difensore dell’imputata (da Dailymail.co.uk)

LONDRA – Fa discutere in Inghilterra la decisione dell’Alta Corte di permettere a un killer transessuale, in cella per aver tentato di violentare una donna, di scontare la propria condanna in un carcere femminile anziché in uno maschile (dove, invece, era detenuto finora) perché tale imposizione ledeva i suoi diritti come essere umano. A quanto è emerso, le sue nuove compagne non conosceranno né la sua identità né, tanto meno, il motivo per cui il 27enne transessuale è finito dietro alle sbarre, mentre il contestato trasferimento (il ministro della Giustizia, Jack Straw, si era già opposto strenuamente alla richiesta) costerà ai contribuenti oltre 100 mila euro in più all’anno.

STORIA – Arrestato nel 2001 per omicidio colposo, dopo aver ammesso di aver strangolato il suo compagno con un paio di calze quando questi gli aveva rifiutato i soldi per il cambio di sesso, l’uomo era stato condannato a cinque anni di reclusione, ma alla fine del 2002 venne rilasciato in permesso e cinque giorni dopo tentò di stuprare una commessa di Manchester. Tornato nuovamente in carcere, pare abbia deciso di iniziare lì il trattamento ormonale da 230 euro al mese per diventare donna e farsi crescere il seno, anche se il ministro si è rifiutato di specificare se la cura sia stata pagata con denaro pubblico. Non solo. Da quel momento in poi l’uomo ha iniziato anche a farsi chiamare con un nome femminile e a indossare abiti da donna (ma solo quando era da solo in cella), convinto più che mai, come hanno puntualizzato i suoi avvocati durante il ricorso all’Alta Corte, di essere «una donna intrappolata in un corpo maschile». Ecco perché l’essere rinchiuso in una cella con altri uomini non era affatto giusto per lui, a maggior ragione dopo che i dottori gli avevano rifiutato l’operazione per il cambio del sesso, sostenendo che per poter essere sottoposto all’intervento il detenuto doveva vivere «come donna» per almeno due anni, cosa però impossibile, hanno sottolineato i suoi legali, in un carcere maschile.

IDENTITÀ – «Tutti i crimini compiuti dalla mia assistita sono legati alla sua disperazione di diventare donna», ha spiegato alla Corte l’avvocato Phillippa Kaufmann, che ha sempre parlato dell’imputato usando una terminologia femminile. «Perché lei vive come una donna in mezzo agli uomini, ma non può indossare ciò che vuole né truccarsi». In una precedente udienza era stato lo stesso transessuale a spiegare la sua situazione: «Il servizio penitenziario nazionale è confuso su questa storia», si legge sul Daily Mail, «perché non mi considereranno come donna fino a quando non avrò rimosso il mio pene, ma al tempo stesso non mi consentono di cambiare sesso, mettendomi nelle condizioni di fare l’operazione. Nessuno può cambiare il mio essere donna e sarò una donna fino al giorno in cui morirò». Stando al giudice Elvin, l’imputato «avrebbe mostrato una preoccupazione ossessiva di cambiare sesso, sostenendo che la detenzione in un carcere maschile violava l’articolo 8 della convenzione europea sui diritti umani». Da qui, la decisione favorevole al trasferimento, anche se un portavoce del servizio penitenziario nazionale ha già annunciato un possibile ricorso, mentre la Commissione per i servizi legali si è rifiutata di rendere pubblico il costo delle spese processuali.

Simona Marchetti

Killer transessuale trasferito in un carcere femminileultima modifica: 2009-09-05T15:31:50+02:00da
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