Polemiche sul “Grande sogno” dedicato al ’68. a Roma manifestati imbrattati dai fascisti. Il regista polemico dopo la domanda sulla scelta di farsi finanziare da Medusa, società di Berlusconi
VENEZIA — Michele Placido ha portato in concorso al festival il suo film sul ‘68, Il grande sogno, che meditava da molti anni, con l’intento di rilanciare il dibattito su quegli anni. Il primo risultato, alla conferenza stampa di presentazione, è che il dibattito si è animato, invece, sul presente, nonostante la presenza di Mario Capanna. «Perché un regista dichiaratamente di sinistra che fa un film per rivendicare bontà idee di trasformazione sociale si fa finanziare il film da Medusa, società che appartiene al presidente del consiglio?» gli ha chiesto una giornalista di un’agenzia di stampa tedesca, provocando la reazione veemente del regista, che poco prima aveva dedicato il suo film all’ex direttore di Avvenire, Boffo, “lui ha lo spirito del 68”.
LE RABBIA DEL REGISTA – «Ma con li devo fare io i film?» ha urlato. «L’altra volta mi avete contestato perché l’ho fatto con la Rai, questa volta con Medusa. Non voto Berlusconi, io voto da un’altra parte». Si dice sicuro che il film molto autobiografico – con Riccardo Scamarcio nei panni di un poliziotto che sogna di fare l’attore e intanto manganella gli studenti e si infiltra tra loro, Luca Argentero, proletario torinese che del movimento studentesco diventa leader e Jasmine Trica, famiglia borghese e educazione cattolica che è il perno, non solo amoroso, di tutta la storia – piacerà più ai giovani. «Avete ragione voi a dire che bisogna raccontare il presente, ci sono registi giovani pronti a farlo. Invece prevedo che nei prossimi anni ci saranno molte commedie, troppe commedie».
MANIFESTI IMBRATTATI – Ancora prima dell’uscita, prevista per l’11 settembre, Il grande sogno ha occupato le cronache con i manifesti imbrattati da militanti di estrema destra. «Sono giorni che il mio cellulare si riempie di messaggi e richieste. Mi chiedono di organizzare proiezioni quelli di Micromega ma anche quelli dei circoli Ezra Pound. Io credo che dialogherò anche con loro nonostante mi abbiano, non loro ma persone della loro parte politica, imbrattato i manifesti». Come Placido stesso aveva detto in apertura dell’incontro stampa (dopo fischi e contestazioni al presidente Medusa Carlo Rossella) il suo non vuole essere in ogni caso un film politico. «Ho raccontato la storia di Michele Placido, la chiave è lì in un poliziotto che voleva fare l’attore nel 68 e che viveva a Castro Pretorio a Roma a due passi dalla sapienza. Non sono d’accordo con Pasolini, i poliziotti proletari manganellavano dei borghesi è vero, ma io, proletario, da quegli studenti, soprattutto dalle ragazze ho imparato a vedere il mondo in modo diverso. E il 68 ho continuato a farlo attraverso il mio lavoro, da quando nel 73 ho rifiutato i soldi di Cecchi Gori per fare l’Anatra all’arancia e ho scelto il teatro e il cinema d’autore.
Giovanna Grassi
Fonte: Corriere della Sera