«L’Europa pronta a negoziare, gli Usa no. Quindi nulla potrà cambiare». L’ex ministro degli esteri talebano: non è stata colpita l’Italia ma la coalizione di truppe straniere nel Paese
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Ahmed Muttawakil, ex ministro degli esteri talebano (Reuters) |
KABUL – «Non è stato un attentato specificamente contro gli italiani. Piuttosto l’ennesima azione di guerra contro le truppe della coalizione Nato-Isaf in Afghanistan, di cui anche gli italiani fanno parte». Così l’ex ministro degli Esteri talebano, Wakil Ahmed Muttawakil, commenta l’attacco contro il convoglio della Folgore del 17 settembre. Sebbene, dopo quasi tre anni di prigionia a Bagram, Muttawakil abbia preso nettamente le distanze dagli uomini del Mullah Omar e affermi di «non aver alcun contatto» con loro, la diplomazia occidentale e lo stesso Hamid Karzai lo indicano spesso come possibile esponente dei «talebani moderati» con cui intrattengono regolari contatti.
Dunque non c’è un accanimento anti-italiano?
«No, direi di no. I talebani stanno intensificando la loro offensiva militare a Kabul come nel resto del Paese. Lo avevano già annunciato ben prima del voto del 20 agosto. E gli italiani ne sono stati le vittime questa volta. Sono parte della coalizione di truppe straniere nel Paese, i talebani li vedono come invasori e li combattono in quanto tali».
Prevede nuovi attentati contro Isaf?
«Mi sembra inevitabile».
Il suo nome è stato più volte nominato dopo i colloqui della Mecca nell’autunno 2008. Pensa sia possibile una via negoziale?
«Quei colloqui furono del tutto informali, anche se Karzai mandò alcuni suoi rappresentanti. I sauditi volevano conoscere i nostri punti di vista su alcune questioni. Ma io ho sempre ripetuto che in quella sede non c’era alcun rappresentante talebano».
La diplomazia europea sta rilanciando la necessità del negoziato.
«Sì, gli europei sono aperti a questa eventualità. Ma non gli americani. E sino a che gli americani non saranno d’accordo, nulla sarà possibile. I militari del Pentagono sulla loro lista di terroristi da eliminare tengono tutt’ora i nomi di esponenti talebani con cui gli europei vorrebbero negoziare».
Chi sono gli europei con cui lei ha avuto contatti?
«Ho incontrato diplomatici francesi, tedeschi, inglesi».
Italiani?
«No con gli italiani ebbi solo un incontro, mi sembra tra la fine del 2004 e il 2005. Ero ancora nel carcere Usa di Bagram. E mi fu offerto di andare in esilio a Roma. Gli italiani sembravano disposti e parlammo di alcuni dettagli tecnici. Ma poi non se ne fece nulla. Gli americani dissero che era meglio restassi a Kabul, ero più controllabile».
Karzai ha già detto che, sa verrà confermato presidente, rilancerà la proposta di dialogo con il talebani. Che ne pensa?
«Che oggi funzionerà peggio di prima. Karzai uscirà molto indebolito da queste elezioni. Potrebbe addirittura cercare un compromesso con Abdullah Abdullah. E allora i due non riusciranno mai a mettersi d’accordo su un tema tanto vitale quanto i rapporti con i talebani. Sarà l’impasse. A meno che, ovviamente, gli americani no cambiassero idea. Allora sarebbe tutto diverso».
Lorenzo Cremonesi
Fonte: Corriere della Sera