MUSICA DIGITALE. La musica dagli algoritmi, in un esperimento di intelligenza artificiale durato 30 anni
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MILANO – Dopo anni di lavoro intenso, il primo disco di Emily Howell sta per essere pubblicato. Non si tratta di un’artista emergente in carne e ossa, ma di un software in grado di comporre musiche originali messo a punto presso l’Università della California.
IL PROGETTO – La paternità di Emily è del professor David Cope, che da circa un trentennio è impegnato nello studio di un algoritmo che consenta di creare musica di qualità tramite l’intelligenza artificiale. Ciò che Cope ha realizzato non è un programma qualsiasi per l’elaborazione dei suoni: Emily è infatti in grado di produrre composizioni originali partendo dall’analisi delle melodie contenute in un database di musica creato dallo scienziato. Si tratta quindi di brani nuovi ispirati a musica già esistente, che però è stata a sua volta prodotta dalla prima versione del programma, nome in codice EMI.
DA EMI A EMILY – I risultati ottenuti da Cope con EMI (che si ispirava invece a un archivio di opere dei grandi della musica classica) hanno da subito suscitato grande interesse nel mondo scientifico. Tra musicisti e compositori, invece, il software ha più che altro generato scetticismo, se non addirittura ostilità da parte degli agenti dei (pochi) interpreti che invece avevano dimostrato interesse per le melodie di EMI dicendosi addirittura disposti a eseguirle in concerto. Per i professionisti del settore – ha spiegato il professore – «la creazione della musica è una capacità innata negli esseri umani» e una macchina non può essere all’altezza. Tuttavia, nonostante l’iniziale delusione, Cope non si è arreso e dalle ceneri di EMI (nonché dal database di melodie da lei create) è nata Emily Howell, caratterizzata da uno stile tutto suo, che nulla ha da invidiare ai grandi musicisti. E mentre l’etichetta discografica Centaur Records si appresta a produrre il primo Cd del talentuoso compositore virtuale, Cope fa sapere di non aver ancora finito e di essere già al lavoro su un nuovo progetto. Perché per lui la musica è una scienza matematica e la composizione non è solo una questione di ispirazione, ma anche di programmazione.
Alessandra Carboni
Fonte: Corriere della Sera