I capigruppo del Pd: «Vogliono l’impunità per il premier». L’Idv: «Maggioranza senza ritegno». Il Cavaliere cita Nietzsche: sentenza al di là del bene e del male. Gasparri e Cicchitto: «Sospetti i tempi del verdetto»
Silvio Berlusconi (LaPresse) |
ROMA – Parlano di «disegno eversivo». Assicurano che «in Parlamento così come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare». All’indomani della sentenza che impone a Fininvest di pagare 750 milioni di euro di risarcimento a Cir per la vicenda del lodo Mondadori, e a due giorni dalla decisione della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, i capigruppo Pdl al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, fanno diffondere una nota contro il tentativo di «delegittimare» l’azione del governo. «La tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità – afferma la nota – rafforzano l’opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano». Lo stesso Silvio Berlusconi ha reagito duramente e nel definire il pronunciamento ha citato, non si sa se volontariamente, il filosofo Nietzsche: «Sono letteralmente allibito: è una sentenza al di là del bene e del male, è certamente una enormità giuridica». Il Cavaliere comunque si mostra determinato e respinge seccamente l’ipotesi che eventuali contraccolpi per la sentenza possano portare ad una fine anticipata della legislatura: «Sappiano tutti gli oppositori che il governo porterà a termine la sua missione quinquennale e non c’è nulla che potrà farci tradire il mandato che gli italiani ci hanno conferito».
MOTIVAZIONI – «È da ritenere – scrive il giudice -, “incidenter tantum” e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede». La «corresponsabilità» di Silvio Berlusconi, scrive il giudice Mesiano, comporta «come logica conseguenza» la «responsabilità della stessa Fininvest», questo «per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell’attività gestoria della società medesima».
«Si è dimostrata la ingiustizia della sentenza Metta (il giudice che fu corrotto da Cesare Previti ndr) e la sua derivazione causale dalla corruzione del giudice Metta, argomento che resiste in ragione del ruolo primario che ebbe il Metta nella formazione della decisione del collegio all’obiezione della collegialità della sentenza. «Ciò posto – aggiunge il giudice Mesiano – deve rilevarsi che se è vero che la Corte d’Appello di Roma emise una sentenza, a parere di questo ufficio, indubbiamente ingiusta come frutto della corruzione di Metta, nessuno può dire in assoluto quale sarebbe stata la decisione che un collegio nella sua totalità incorrotto avrebbe emesso».
CONTI – Il giudice di Milano scrive anche che «vale osservare che i conti All Iberian e Ferrido erano conti correnti accesi su banche svizzere e di cui era beneficiaria economica la Fininvest. Non è quindi assolutamente pensabile – scrive Mesiano – che un bonifico dell’importo di Usd 2.732.868 (circa tre miliardi di lire) potesse essere deciso ed effettuato senza che il legale rappresentante, che era poi anche amministratore della Fininvest, lo sapesse e lo accettasse». «In altre parole – conclude il giudice -, il tribunale ritiene qui di poter pienamente fare uso della prova per presunzioni che nel giudizio civile ha la stessa dignità della prova diretta (rappresentazione del fatto storico). È, come è noto, la presunzione un argomento logico, mediante il quale si risale dal fatto noto, che deve essere provato in termini di certezza, al fatto ignoto».
GHEDINI: «INCREDIBILE E INFONDATA» – Niccolò Ghedini, parlamentare del Pdl e legale di Berlusconi, ha definito «incredibile, irreale e non fondata né sui fatti né sul diritto» la sentenza sul Lodo Mondadori. «È un tentativo paradossale di rileggere gli atti del processo penale che avevano visto Berlusconi completamente estraneo a tale vicenda. La cifra decisa è poi palesemente scollegata a qualsiasi dato reale, superando addirittura di gran lunga lo stesso valore della quota Mondadori detenuta dalla Fininvest. Basta questa osservazione per dimostrare l’assurdità di una sentenza che sarà indubitabilmente riformata in appello».
«RISPETTARE LA SOVRANITÀ POPOLARE» – I due capigruppo del Pdl avevano comunque dato già in mattinata la linea del partito, rilanciando l’ipotesi di un complotto. «Mentre il governo Berlusconi affronta con energia e consenso largamente maggioritario la realizzazione degli impegni assunti con gli elettori e ogni emergenza, si tenta, vanamente di delegittimarne l’azione – avevano sottolineato Cicchitto e Gasparri -. Siamo certi che questo disegno non troverà spazio nelle istituzioni e, che ciascuno nella sua diversa responsabilità, agisca partendo dal presupposto del rispetto della legalità e della sovranità popolare». «Gli attacchi – conclude la nota dei vertici parlamentari del PdL – che fuoriescano dai canoni dell’opposizione democratica, dura ma rispettosa delle Istituzioni, ci portano ad assicurare che, in Parlamento così come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere».
LA REAZIONE DEL PD – Non si è però fatta attendere la reazione del Pd. «L’arrogante rivendicazione di impunità e la patetica denuncia di complotti da parte del Pdl segnala in modo impietoso la consapevolezza del fallimento nella prova di governo. I capigruppo Pdl di Camera e Senato stanno cercando di deformare una sentenza e di trasformarla in un atto politico di parte». La presa di posizione è degli omologhi democratici di Gasparri e Cicchitto, ovvero Anna Finocchiaro e Antonello Soro con i rispettivi vicepresidenti Luigi Zanda e Marina Sereni. «In un ordinamento costituzionale come quello del nostro Paese che prevede la separazione dei poteri e lo stato di diritto – spiegano i capigruppo del Pd – la nota congiunta di Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Italo Bocchino e Gaetano Quagliariello è gravissima nei suoi contenuti perchè finge di non ricordare che la decisione del Tribunale di Milano è la naturale conseguenza, in sede civile, della condanna penale definitiva dell’onorevole Cesare Previti, ritenuto responsabile di aver corrotto un giudice con l’obiettivo di addomesticare il “Lodo Mondadori”». «Nelle parole degli esponenti Pdl – proseguono Soro, FInocchiaro, Zanda e Sereni – c’è tutta la spudoratezza di chi considera le aziende e i comportamenti del presidente del Consiglio al di sopra delle leggi penali, delle leggi amministrative, delle leggi civili e financo delle leggi etiche. È soltanto nel quadro della piena separazione dei poteri che si può garantire il rispetto della legalità e della sovranità popolare».
«LA LEGGE VALE ANCHE PER LUI» - Anche il segretario del Pd, Dario Franceschini, è intervenuto sulla vicenda: «Penso che fatto 30, il Presidente del Consiglio possa fare 31. Magari approvando una specie di super Lodo Alfano che blocchi anche i processi civili». E ancora: «Berlusconi deve capire che nei tribunali c’è scritto che la legge è uguale per tutti e non “per tutti tranne uno”. E non “per tutti tranne i potenti”. Deve accettare – ha concluso – che anche chi ha vinto le elezioni è sottoposto alla giustizia, come tutti gli altri cittadini».
GLI AVVOCATI DELLA CIR – Diverso, ovviamente, il giudizio della controparte, la Cir di Carlo De Benedetti. «Non è una causa politica – dice uno dei legali del gruppo Elisabetta Rubini -, ma una normale causa di risarcimento danni tra due aziende, una delle quali, come è stato provato definitivamente nel 2007, ha corrotto un giudice». La sentenza è esecutiva già in primo grado, ma l’avvocato ha spiegato che «prenderemo contatti con la controparte, come sempre avviene in questi casi» e ha detto di non prevedere tempi brevi per l’esecuzione della sentenza per via della complessità della vicenda. La procedura prevede che il vincitore della causa faccia copia autentica della sentenza e, sulla scorta di questa, notifichi un atto di precetto alla controparte. Questa avrà dieci giorni dalla notifica del precetto per il pagamento. I legali della Fininvest hanno detto che presenteranno subito ricorso in appello con la richiesta di sospensiva dell’esecutività della sentenza, ma l’avvocato Rubini ritiene che per la fissazione dell’udienza in cui si discuterà la sospensiva saranno necessarie «almeno alcune settimane».
LA REAZIONE DELL’IDV – Non si fa attendere la replica dell’Italia dei valori. «I veri eversori sono i capigruppo di Camera e Senato del Pdl. Eversori al soldo di Berlusconi. Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello si devono vergognare» afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. «Urlare all’eversione – aggiunge Donadi – per difendere in Parlamento gli interessi privati di Berlusconi, secondo i giudici corresponsabile di corruzione, è un atto gravissimo e senza precedenti. Questa maggioranza non ha ritegno e schiera il Parlamento come parte in causa per difendere gli affari del padrone. La sovranità popolare è un prezioso bene collettivo che non può essere usato indegnamente come foglia di fico dal centrodestra per difendere in una causa civile gli interessi patrimoniali del premier a danno di un terzo soggetto. Sarebbe opportuno – conclude Donadi – che le alte cariche dello Stato, in particolare i presidenti delle Camere, sempre così solerti a stigmatizzare i toni dell’opposizione dell’Idv, intervenissero a difesa del Parlamento».
TUTELA PER Il GIUDICE – Quindici consiglieri del Consiglio superiore della magistratura (Csm) hanno chiesto al Comitato di presidenza del Csm di aprire una pratica a tutela del giudice del tribunale di Milano Raimondo Mesiano, dopo i giudizi espressi da Berlusconi e dai capigruppo del Pdl sulla sentenza sul Lodo Mondadori.
Sentenza CIR- MONDADORI – Il boomerang di Roppo
Scoop tratto dal portale Indymedia al link:
http://piemonte.indymedia.org/article/6030
Berlusconi ha corrotto il giudice Vittorio Metta e quindi Silvio Berlusconi deve risarcire Carlo De Benedetti con 750 milioni di euro.
E’ il dispositivo della sentenza del 3 ottobre 2009 (che trovate in allegato in originale pdf e trascrizione word) del Giudice monocratico della 10a sezione civile del Tribunale di Milano Dott. Raimondo Mesiano (pedinato in questi giorni da Mediaset). Tripudiano i 2 legali di De Benedetti: l’avv. Prof. Vincenzo Roppo e l’Avv. Elisabetta Rubini.
“ … Silvio Berlusconi non poteva non sapere della corruzione del giudice Vittorio Metta, chiamato nel 1991 a decidere chi dovesse controllare la casa editrice Mondadori. Perchè i soldi finiti al giudice venivano da un conto estero della Fininvest, e Berlusconi era all’epoca il numero uno del Biscione … Sarebbe assolutamente fuori dall’ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire sia disposto ed eseguito per finalità corruttive senza che il dominus della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti. Pertanto è da ritenere che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva, corresponsabilità che come logica conseguenza comporta la responsabilità della stessa Fininvest…”.
E’ questa la parte centrale della sentenza con cui il giudice Mesiano ha condannato la Fininvest di Berlusconi ad indennizzare la C.I.R. di Carlo De Benedetti con la stratosferica cifra di settecentocinquantamilioni di euro (quasi 1400 miliardi e spicci del vecchio conio).
Ma se De Benedetti esulta, Roppo non ne ha ben d’onde. La sentenza CIR potrebbe tradursi in un poderoso boomerang. Un macigno sulla capoccia dell’insigne giurista genovese. Pochi giorni fa Paolo Scaroni, felicitandosi per il successo professionale del professore genovese (Roppo è anche consulente legale dell’ENI) ha chiesto a “Vincenzino” di poter far vincere almeno una causetta all’ENI (Roppo patrocina l’ENI nella causa per l’inquinamento ambientale del sito Syndial/ENI di Avenza)
I soliti maligni ritengono che, grazie a questa sentenza, potrebbe giungere a Scaroni una sonora mannaiata tra capo e collo.
Avete presente il nuovo scandalo che coinvolge l’ENI per le tangenti pagate per oltre un decennio al presidente della Nigeria, politici e funzionari nigeriani? (centinaia di milioni di dollari).
Ecco. Ora come ne usciranno i vertici ENI? Come tirarsene fuori dal labirinto ropponiano?
E’ “… assolutamente fuori dall’ordine naturale degli accadimenti umani…” che centinaia di milioni di dollari “… siano disposti ed eseguiti per finalità corruttive senza che i dominus della società ne siano a conoscenza e lo accettino…” I vertici dell’ENI “ …non potevavo non sapere della corruzione… e pertanto è da ritenere che siano corresponsabili della vicenda corruttiva, corresponsabilità che come logica conseguenza comporta la responsabilità della stessa… “ … ENI.
Il magistrato della Procura di Milano Fabio De Pasquale (che sta indagando sulle tangenti ENI in Nigeria) potrebbe tranquillamente fare copia/incolla delle sentenza CIR/Fininvest, sbianchettare Fininvest/Berlusconi e scriverci sopra ENI.
Che dire Roppo … sei formidabile!
Luca Fazzo … che c’entra?
Luca Fazzo lo conosciamo tutti. Cresciuto a “pane e CIR” alla corte di De Benedetti (La Repubblica) è stato mandato in esilio a Il Giornale (il quotidiano controllato dalla famiglia Berlusconi).
En’esodo obbligato quello. Fazzo, beccato con le mani nella marmellata passava notizie al SISMI di Marco Mancini e Nicolò Pollari. Un giornalista infedele, anche se di un’infedeltà più originale e garbata di Farina. Riconosciuto reo di alto tradimento è stato allontanato per 12 mesi dalla professione giornalistica dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia
http://www.odg.mi.it/files/fazzo-sismi-delibera-12d06.doc
Luca Fazzo soggiogato al sismi pedina a tempo pieno del Servizio Segreto Militare. Aveva la curiosa consuetudine di anticipare via fax al SISMI gli articoli che sarebbero usciti il giorno dopo su Repubblica.
E non ha perso il vizio.
Il 5 ottobre 2009 Fazzo ha trovato il modo d’inviare in anteprima assoluta ai vertici di CIR un articolo poi scritto su Il Giornale il successivo 6 ottobre (che ironia farlo proprio dal quotidiano di Berlusconi): “Mondadori, scontro sulle motivazioni Berlusconi: allibito, enormità giuridica” (sempre via fax o mail stavolta?).
http://www.ilgiornale.it/interni/mondadori_scontro_motivazioni_berlusconi_allibito_enormita_giuridica/cronaca-berlusconi-de_benedetti-politica-giustizia-cir-mesiano-fininvest-lodo_mondadori-corruzione/06-10-2009/articolo-id=388407-page=0-comments=1
Pare che in origine l’articolo si sarebbe dovuto titolare: “Mondadori, le motivazioni del giudice: Berlusconi non poteva non sapere”.
Che smaccaccio. De Benedetti ha letto l’articolo de Il Giornale prima del suo editore! Berlusca. Che non sia una malvagia allusione in danno di Fazzo si desumerebbe inconfutabilmente da una esplicativa mail del 5 ottobre 2009 inviata da Salvatore Ricco (con Francesca Sagramoso addetto stampa del Gruppo CIR) a Carlo De Benedetti, a Rodolfo De Benedetti, a Francesco Dini, a Elisabetta Rubini e al Prof. Vincenzo Roppo:
“Ricevo da Fazzo un’anticipazione di cosa leggeremo domani sul Giornale”
Ne abbiam conosciuti di giornalisti venduti e servi della gleba (Franco Manzitti, Massimo Razzi, Renato Farina, Bruno Vespa, Giuseppe Turani, … la lista è chilometrica) ma tu Fazzo superi tutti in stile, eleganza… perseveranza.