POLITICA & ‘NDRANGHETA. Il prefetto aveva chiesto lo scioglimento del Comune. Di Pietro: «Maroni si dimetta e Napolitano non firmi»
Manifestaione dell’Idv davanti Palazzo Chigi nello scorso settembre (Fotogramma) |
FONDI – Ci si aspettava un pronunciamento definitivo da parte del consiglio dei ministri in merito alla richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose nel comune di Fondi. Ma la decisione dell’esecutivo si è limitata a ratificare il commissariamento – già in atto da lunedì- a seguito delle dimissioni di sindaco e consiglieri avvenute sabato scorso. Il ministro dell’Interno ha reiterato la proposta di un commissariamento per infiltrazioni mafiose, ma la relazione è stata bocciata da alcuni membri dell’esecutivo.
ELEZIONI A MARZO – Il Consiglio dei Ministri, ha spiegato il ministro per l’Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha scelto «la via ordinaria» del commissariamento per il comune di Fondi e il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha dichiarato che per il comune di Fondi si voterà a marzo, persumibilmente in contemporanea alle regionali. Maroni su Fondi afferma: «Abbiamo scelto di ridare la parola al popolo sovrano piuttosto che imporre un commissariamento di 18 mesi».
«COLLUSIONE MAFIA E POLITICA» – «Chiediamo le dimissioni del ministro Maroni. È vergognoso che questo governo non abbia sciolto il comune di Fondi. È un atto gravissimo che conferma la collusione fra la politica e la mafia». Lo afferma il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando la decisione del Consiglio dei ministri di commissariare e non di sciogliere il comune di Fondi. «La legalità, la trasparenza e il rispetto delle istituzioni sono un optional per questo esecutivo- aggiunge Di Pietro- che continua a calpestare le più elementari regole di civiltà. L’Italia dei Valori che sin dal primo giorno ha denunciato le connivenze pericolose dell’amministrazione di Fondi, certificate anche dal Prefetto, sta dalla parte dei cittadini onesti e continuerà a battersi, senza se e senza ma, a difesa della legalità». L’ex pm conclude: «Non ci si nasconda dietro una foglia di fico: con la decisione presa oggi il governo Berlusconi dà il via libera alla candidatura, per le prossime elezioni, al sindaco e ai consiglieri dimissionari». Il senatore dipietrista Pedica che ha potuto assistere alla riunione dell’esecutivo su invito del segretario generale Manlio Strano aggiunge: «Il Prefetto Frattasi e il ministro Maroni hanno perso, ha vinto la camorra. A questo tutti i comuni prenderanno questo caso ad esempio: si dimetteranno un giorno prima dello scioglimento». L’iter dello scioglimento per infiltrazioni mafiosi sarebbe dunque decaduto, il senatore invita il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «a non firmare il provvedimento di commissariamento».
«DECISIONE VERGOGNOSA» – «Decisione vergognosa nel metodo e nel merito», la definisce Luisa Laurelli del Pd, presidente della commissione di sicurezza della Ragione Lazio. «Una manovra – dice Laurelli – che consentirà, di fatto, agli amministratori uscenti, alcuni dei quali indagati, di potersi ricandidare alla guida del Comune alle prossime elezioni senza che, nel frattempo, il commissario designato abbia ricevuto il mandato di agire in profondità per liberare l’amministrazione comunale dalle infiltrazioni che la infestano. Commissariare il Comune per motivi di mafia avrebbe significato, infatti, il riconoscimento da parte del Governo della gravità della situazione in tutto il sud pontino, dove la criminalità organizzata è ormai una presenza stanziale.
MAFIA, L’ITER DECADE POSSIBILITA’ DI CANDIDARSI – A questo punto gli amministratori che hanno presentato le dimissioni pochi giorni fa, potranno ricandidarsi alle amministrative di marzo.
Michele Marangon
Fonte: Corriere.it