Il quotidiano aveva accusato l’Italia di foraggiare i ribelli. Ma da Kabul: «Non è possibile». La presidenza del consiglio: nessuna lamentela formale da parte della Casa Bianca. La Russa: li quereliamo
![]() |
Il quartier generale italiano della missione Isaf a Herat (Ansa) |
ROMA – Palazzo Chigi smentisce seccamente l’articlo del Times secondo il quale i servizi segreti italiani avrebbero pagato le milizie talebane per mantenere calma la regione afgana di Sarobi e utilizzato una tattica simile anche a Herat. E il ministro La Russa, che bolla il contenuto di quel pezzo come «spazzatura», annuncia che l’esecutivo presenterà una querela contro il quotidiano britannico.
«MAI PAGATO» – «Il governo Berlusconi – si precisa in una nota della Presidenza del Consiglio – non ha mai autorizzato né consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro in favore di membri dell’insorgenza di matrice talebana in Afghanistan, né ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo». Nella nota «si esclude altresì che l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma abbia, all’inizio del mese di giugno 2008, inoltrato al governo italiano un formale reclamo da parte del suo Paese in relazione ad ipotetici pagamenti in favore dell’insorgenza talebana».
«NUMEROSI ATTACCHI CONTRO DI NOI» – A riprova di ciò, si afferma nella nota, «è sufficiente ricordare che soltanto nella prima metà dell’anno 2008 i contingenti italiani schierati in Afghanistan hanno subito numerosi attacchi e, specificamente nell’area del distretto di Surobi, il 13 febbraio 2008, nel corso di uno di questi è rimasto ucciso il sottotenente Francesco Pezzulo. Nonostante le difficoltà ambientali, l’opera del contingente italiano è comunque proseguita in linea con le indicazioni fornite dal governo sulla base degli impegni assunti a livello internazionale, conseguendo unanime consenso in ambito Nato e da parte dei Paesi alleati». In proposito, continua la nota, «è utile altresì evidenziare che, come si rileva anche da agenzie di stampa dell’epoca, l’operato della Fob (Forward operational base) nel distretto di Surobi è stato oggetto di apprezzamento e riconoscimenti in ambito Isaf e, in particolare, da parte del generale Usa David McKiernan, all’epoca comandante in capo delle forze Nato in Afghanistan, il quale ha sottolineato “i risultati ottenuti dal contingente italiano, in particolare nel distretto di Surobi”. Con la costruzione di ponti, pozzi, scuole ed aiuti all’agricoltura, questa zona, rurale prima dell’arrivo degli italiani, è diventata un modello da seguire per l’Isaf. Parimenti, nel periodo indicato – conclude la nota – numerose sono state le manifestazioni di gratitudine e riconoscenza per il contributo offerto dall’intelligence italiana, riconosciuta capace di fornire un supporto informativo estremamente tempestivo e contestualizzato a favore di tutte le forze Isaf».
![]() |
Il ministro La Russa durante una visita in Afghanistan, lo scorso luglio (Ansa) |
LA RUSSA: «SPAZZATURA» – Come detto, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non ha intenzione di lasciar correre sull’accaduto. «Le informazioni date oggi dal Times con parole nemmeno di probabilità ma di certezza – ha spiegato a margine del consiglio dei ministri – sono assolutamente spazzatura e come tali vanno considerate. Ho dato incarico al mio capo di Gabinetto di procedere ad affidare ai legali il compito di denunciare il Times. Vediamo chi ha la potestà di farlo, se il mio dicastero o il governo, ma questa è la mia valutazione». «La notizia in base alla quale pagavamo i talebani per non essere attaccati – ha proseguito il ministro – è offensiva per i nostri morti e per i nostri militari. Nessun organo dello Stato ha mai operato come dice il Times. E per questo ritengo odioso che un giornale che sta operando con un sentimento di anti-italianità abbia dato una notizia senza verificarla. Non fa onore alla testata».
ANCHE KABUL DIFENDE L’ITALIA – Una difesa dell’operato degli italiani arriva anche da Kabul. «Non è possibile. Non è vero» ha commentato Fawzia Koofi, vice presidente della Wolesi Jirga, la camera bassa del Parlamento afghano. «In Afghanistan – ha affermato la Koofi in un colloquio con Adnkronos International – circolano molte accuse tra le forze Nato, con i Paesi che puntano il dito uno contro l’altro. Solitamente si tratta di accuse prive di fondamento». In un momento delicato per il Paese che deve ancora conoscere i risultati definitivi delle elezioni presidenziali del 20 agosto, secondo la vice presidente della Wolesi Jirga, «non è il caso che all’interno della comunitá internazionale si inizi con un meccanismo di accuse uno contro l’altro». «Simili atteggiamenti – prosegue – non contribuirebbero a migliorare la situazione».