Ma anche il Ruanda sta puntando molto sul programma One Laptop. Il Paese latino-americano sarà il primo al mondo a fornirlo tutti i bambini delle elementari
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Il laptop ideato da Nicholas Negroponte |
Un computer per ogni bambino delle elementari. Non è la proposta del solito paese scandinavo iper-tecnologizzato, bensì un progetto appena realizzato in Uruguay. Nei giorni scorsi – come riferito da BBC – il presidente Tabaré Vàzquez ha infatti ufficialmente consegnato gli ultimi portatili. Sono più di 360mila i bambini coinvolti, oltre a 18mila insegnanti. Lo stato latinoamericano ha aderito in modo massiccio a One Laptop per Child (OLPC), il programma fondato dal professore del Mit Nicholas Negroponte per favorire l’alfabetizzazione informatica (ma spesso l’alfabetizzazione tout court) nei Paesi in via di sviluppo o nelle aree più remote. Era il sogno del laptop da 100 dollari, che non è mai riuscito a raggiungere davvero quella cifra, ma che in questi anni, tra alti e bassi, ha conseguito comunque una serie di successi.
LAPTOP DA 260 DOLLARI – Il programma uruguaiano (ribattezzato Plan Ceibal) è costato 260 dollari per laptop, che comprendono la manutenzione, le riparazioni, la formazione dei maestri e le connessioni internet. Di fatto la spesa totale rappresenta meno del 5 per cento del budget dedicato all’istruzione. Il governo di Montevideo sta puntando molto sui laptop OLPC – noti come XO-1 – anche in vista delle imminenti elezioni politiche, e i toni sono ovviamente trionfalistici, ma il programma si è scontrato con varie difficoltà, a partire dalla ritrosia di molti insegnanti. C’è poi il problema di come connettere questi computer, visto che l’acceso a internet in molte zone è ancora un miraggio.
IL PROGETTO E GLI OSTACOLI – Di ostacoli l’OLPC ne ha incontrati parecchi negli ultimi anni. L’idea, quando venne lanciata, era tanto ambiziosa quanto brillante: creare un portatile a basso costo specificamente orientato all’istruzione. Ed ecco nascere gli XO, i computer bianchi e verdi, con memoria flash al posto dell’hard drive, il sistema operativo basato su Linux e un’interfaccia originale e accattivante, Sugar. «Costeranno 100 dollari e ne produrremo 7 milioni», si era lanciato Negroponte. Non è andata proprio così: oggi per costruire uno XO (li fa la taiwanese Quanta) ci vogliono ancora 180 dollari; poi vanno aggiunti la formazione, il mantenimento e via dicendo. A oggi ne sono stati distribuiti 1,5 milioni. Ma il colpo di grazia sembrò arrivare con la carica dei netbooks, i mini-laptop economici prodotti dai vari Acer, Asus: un mercato che paradossalmente era stato aperto proprio dall’OLPC.
GIVE ONE GET ONE – Tant’è vero che la promozione Give One Get One – una maratona di solidarietà che sotto Natale con 399 dollari permetteva di comprare uno XO e di regalarne un altro a un bambino – l’anno scorso è stata un fallimento. «Il primo anno con Give One Get One ne abbiamo venduti 200mila. L’anno scorso molto pochi, forse 15mila», ha commentato al Corriere Matt Keller, direttore per la Global Advocacy dell’OLPC. «Le ragioni sono due: la concorrenza dei netbooks e la crisi economica».
IL MODELLO RUANDA – Eppure, proprio mentre sulla stampa internazionale stava crescendo la disillusione verso il sogno di Negroponte, il progetto OLPC sembra essere ripartito di slancio. Le sue roccaforti sono l’America Latina (dove il Perù sta imitando l’Uruguay) e il Ruanda. In particolare il Paese africano punta sulla tecnologia per alimentare ulteriormente la crescita economica e seppellire per sempre i fantasmi del genocidio di 15 anni fa. Di XO ne ha ordinati 120mila, con l’obiettivo di distribuirli a quante più scuole possibili, finanziandosi in parte con la vendita delle licenze di telefonia mobile. Tra gli stati africani è il primo a investire decisamente sui laptop di Negroponte, e potrebbe fare da apripista. Non a caso l’OLPC ha appena spostato il suo principale programma di training dal Massachusetts a Kigali, la capitale ruandese. «Le cose vanno alla grande in quel Paese – racconta Keller – Stiamo reclutando gli abitanti per diventare dei formatori di tecnologia e di pedagogia per l’Africa sub-sahariana. È tutto molto eccitante. Quando vedi quello che fanno i bambini con i laptop – programmare, creare contenuti, connettersi al mondo – hai l’impressione che questa generazione di studenti sarà molto diversa da quella precedente».
PROSSIMA TAPPA: GAZA – L’obiettivo dell’OLPC è in parte mutato. Non ha più tanto a che fare con la produzione di laptop a basso costo, quanto con la diffusione di una filosofia educativa. Certo, Keller assicura che di XO ne saranno distribuiti un altro milione il prossimo anno. Ma a essere diffusa sarà soprattutto l’idea della «natura trasformativa dell’educazione, così come l’importanza di accedere all’informazione e alla connessione, qualcosa che per la maggior parte della popolazione mondiale è ancora un sogno». La prossima tappa del programma – già presente in una trentina di Paesi – sarà Gaza. Per novembre è prevista la distribuzione di 5mila laptop alle scuole palestinesi della striscia. Come ha scritto recentemente Negroponte in un’appassionata difesa del suo progetto: «Aspettate e vedrete».
Carola Frediani
Corriere.it