L’attrice e scrittrice, celebre per il personaggio della principessa Leila. «La mia vita distrutta dalla saga di Star Wars»
NEW YORK – Lo show inizia con la storia—vera—di un amico gay (Gregory Stevens, consulente del Partito Repubblicano) morto di overdose nel suo letto nel 2005. «Come si è accorta che era morto?», chiede una spettatrice quando Carrie Fisher incoraggia la platea a farle delle domande. «Hai mai visto un cadavere?» risponde lei, «sono blu e gialli: i colori internazionali della morte. E poi sono pessimi conversatori».
«No, non ero nuda a letto con lui», replica ad un altro, «non lo sono da 15 anni e da 20 non vado in giro sbracciata». Il pubblico esplode in un boato di applausi e risate. La magia si ripete ogni notte al Roundabout Theatre (un tempo sede della leggendaria discoteca Studio 54) dove fino al prossimo 3 gennaio la 53enne attrice, sceneggiatrice e scrittrice americana porta in scena Whishful Drinking, ispirato all’omonimo memoir: uno degli show più caldi della nuova stagione teatrale newyorchese. Sono due ore di confessionale a metà fra cabaret, commedia stand-up e sit-com, durante le quali la Fisher, sola sul palco che fa il verso a Guerre Stellari, mette in piazza gli innumerevoli scandali e gossip di un’esistenza da sempre alla mercé dei tabloid. «La mia vita è stata rovinata da Star Wars, dai miei genitori, dalla fama, dalla droga, da Hollywood e da Paul Simon» scherza, presentandosi a piedi scalzi, gli occhi attorniati da stelline argentee. È molto appesantita da quando, nel lontano 1977, appena 19enne, conquistò il mondo nei panni della provocante principessa Leila nel classico di fantascienza di George Lucas. Anche in Italia divenne un trionfo senza precedenti di merchandising. C’erano e ci sono tuttora bamboline di plastica, candele, statuette da giardino e sexy doll gonfiabili. Trent’anni più tardi, Carrie è ancora inseguita dall’ombra troppo ingombrante di quel successo.
Ma oggi ci ride sopra, con un’onestà ben più devastante di quella che aveva sfoderato in Cartoline dall’Inferno, il romanzo semi-autobiografico, ispiratore di un film di Mike Nichols sul difficile rapporto tra una madre, attrice in declino ed alcolizzata (Shirley MacLaine) e la figlia, anch’essa attrice con problemi di tossicodipendenza (Meryl Streep). In Whishful Drinking niente e nessuno sono off-limit. E così si ride quando Carrie rammenta di aver avuto solo due anni quando il padre (il cantante Eddie Fisher, famosissimo negli anni 50) divorziò dalla madre (l’attrice Debbie Reynolds, l’ex «fidanzatina d’America ») per sposare Elizabeth Taylor. «I miei erano il Brad Pitt e la Jennifer Aniston dei loro tempi, solo più pazzi e disfunzionali », ironizza, «Liz Taylor era Angelina Jolie e io sono il tragico prodotto dell’incestuosità hollywoodiana. Ecco cosa succede quando due celebrità si riproducono». Molte delle sue storie sono surreali, come la terapia antidroga che ricevette da Cary Grant o il divieto di indossare il reggiseno impostole da Lucas «perché», le spiegò il regista, «nello spazio non esistono indumenti intimi». Carrie non risparmia frecciate ai suoi due ex mariti: Paul Simon («l’ho sposato perché è un cantante nano ebreo come mio padre») e Bryan Lourd, noto agente hollywoodiano e padre della sua unica figlia (oggi 17enne), che la lasciò per un uomo. «Ho il potere magico di rendere gay o calvi tutti i miei amanti», se la ride.
Prima del debutto a Broadway, l’attrice ha inviato il copione a tutte le persone citate nello show, offrendosi di tagliare le parti che avessero trovato offensive. «Non volevo mettere in imbarazzo nessuno», spiega, «non sono una velenosa arpia, anche se lo sembro». Ma non tutti apprezzano la sua onestà senza peli sulla lingua e infatti i critici teatrali si sono spaccati in due, con le testate più prestigiose a suo favore. Il New York Times lo definisce «un’esperienza estremamente ilare»; Usa Today «pieno di vitalità e gioia di vivere» mentre per Variety è addirittura «delizioso». Ma il New York Post lo boccia senza appello come «il bordello pacchiano e da quattro soldi di una travestita logorroica che non sa chiudere il becco». «È come un orrendo incidente d’auto», gli fa eco l’influente blogger Steve on Broadway «è impossibile distogliere lo sguardo». Alla recita del 21 ottobre, giorno del suo compleanno, una coppia abbandona il teatro dopo l’intervallo «perché ne abbiamo abbastanza del narcisistico autocompiacimento di un’ex drogata convinta che i suoi casini interessino a qualcuno».
Gli attacchi più feroci sono venuti dagli ex fan di Star Wars che sulla blogosfera le rimproverano di aver tradito principessa Leila, ingrassando troppo. «Scusatemi tanto se dopo Guerre Stellari non ho mangiato solo lattuga e semi di girasole», ribatte lei dal sito carriefisher. com, «se proprio insistete smetterò di nutrirmi e di prendere gli psicofarmaci per il mio disturbo bipolare, così potrete venire tutti a trovarmi in manicomio. Dove mi troverete ultra magra nel mio bikini metallico, proprio come allora».
Alessandra Farkas
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