Natalie: i carabinieri gli chiesero 100.000 euro. Omissis sui nomi dei clienti
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Il trans Natalie (Emmevi) |
ROMA – Sono due i verbali di Natalie, 37 anni, il trans ritratto nel video insieme al governatore Piero Marrazzo. Il primo è del 24 ottobre scorso, davanti ai carabinieri del Ros.
Ma è soltanto tre giorni dopo, di fronte ai magistrati, che dichiara: «Circa quaranta minuti dopo il fatto Marrazzo mi ha chiamato dicendomi di andare a casa sua. Quando arrivai da lui, prima di entrare nel palazzo, c’era un uomo di vigilanza, come o anche più alto di me, che mi fece segno di entrare. Preciso che quando arrivai quest’uomo stava parlando al telefono. Una volta entrato in casa, Marrazzo che era solo, mi disse che i carabinieri gli avevano portato via anche 2.000 o 2.200 euro che aveva nel portafogli e che era molto nervoso perché temeva che i due potessero fargli qualcosa di male». La sua testimonianza viene ritenuta fondamentale dagli inquirenti — che le hanno concesso un permesso di soggiorno ai fini di giustizia — ma anche dai difensori dei carabinieri arrestati Mario Griffo e Marina Lo Faro perché può aiutare a ricostruire che cosa accadde davvero nel suo appartamento il 3 luglio. Nel verbale ci sono però numerosi omissis che probabilmente coprono informazioni su altri clienti e altre circostanze che il transessuale ha cominciato a verbalizzare. «Ero a casa con Piero, così io lo chiamo, sono venuti due carabinieri in borghese, ossia Carlo e quello bellino. In quell’occasione, eravamo insieme in intimità, quando hanno suonato al campanello. Mi sono trovato davanti i due carabinieri, in borghese, che mi hanno fatto vedere il tesserino. Carlo ha chiesto se stavo con qualcuno, io gli rispondevo negativamente. Loro sono entrati, dicendo che alcuni amici miei gli avevano riferito che io avevo un cliente che gli interessava molto vederlo. Quindi, in camera da letto, hanno visto Piero in mutande (bianche). Carlo, quindi, mi obbligava ad uscire nel balcone e andava con l’altro carabiniere in camera a parlare con Piero. Io non ho quindi sentito quello che si sono detti. Sono stati a parlare circa 20 minuti mentre ero costretta a stare in balcone. Loro infatti avevano chiuso la finestra in modo tale che non potessi né tentare di entrare, né sentire la conversazione. Come detto, dopo 20 minuti mi facevano rientrare. I due carabinieri, pertanto, alla mia presenza, minacciavano Piero, dicendogli che se lo avessero portato in caserma perché stava con un transessuale gli avrebbero rovinato le carriera. Io pregavo Carlo di non portare Piero in caserma ma di portare me, perché altrimenti lo avrebbero rovinato. A quel punto Carlo mi obbligava ancora una volta ad uscire in balcone, chiudendo ancora le porte dello stesso. Vedevo che i due carabinieri continuavano a parlare con Piero che sembrava molto imbarazzato e nervoso. Dopo al massimo 5 minuti mi hanno consentito di rientrare dentro e io ho sentito che Carlo voleva 50.000 euro per lui e 50.000 euro per l’altro carabiniere. Volevano i soldi subito, ma Piero non li aveva. A quel punto Carlo si rivolgeva all’altro carabiniere e gli diceva di andare fuori e di chiamare Nicola. Quindi il carabiniere giovane usciva per pochi minuti e quando rientrava scuoteva la testa, ma non so cosa significasse. Carlo, quindi, chiedeva a Piero il numero del cellulare, ma Piero gli dava quello dell’ufficio, i due carabinieri volevano un appuntamento per ricevere i soldi. Dopo che i due carabinieri se ne sono andati Piero mi ha ha confidato che i predetti gli avevano rubato oltre 2000 euro dal portafoglio. Non so se hanno preso altro. Volevano portare via anche il mio computer ma alla fine hanno desistito perché li ho minacciati di chiamare la polizia. Piero, dopo circa 5-10 minuti, se ne è andato. Era molto agitato e preoccupato. Quando sono venuti da me i due carabinieri e hanno sorpreso Piero non c’era droga. Ribadisco che durante le circostanze che Piero è venuto a casa mia nessuno ha girato alcun video. Non posso però dirvi se Carlo e l’altro carabiniere abbiano ripreso qualcosa, ossia abbiano girato il video nel momento in cui mi hanno chiuso fuori, perché fecero in modo di chiudere anche la tenda. Mai Piero ha portato cocaina con lui e mai io gliela ho data».
Come raggiungeva la sua abitazione il signor Marrazzo? «Non posso fornirvi indicazioni al riguardo, poiché lui quando veniva, suonava il campanello ed entrava. Non l’ho mai visto con alcuna macchina, né se fosse accompagnato da qualcuno».
Ha subito altre rapine da parte di carabinieri? «L’unica volta che i due carabinieri sono venuti e casa mia è stata quella che vi ho descritto. Tuttavia, sono molto noti nell’ambiente dei trans, perché soliti entrare nelle case e rubare tutti i soldi ed oggetti di valore. Ad una mia amica (transessuale) di nome Raquel che abita in via dei due Ponti 150, da quanto da lei riferitomi, hanno rapinato 1.600 euro in contanti, un computer e tanti profumi di marca».
Conosce il signor Cafasso Gianguarino? «Non credo di conoscerlo, avrei bisogno di vederlo in foto, ma tale nome non mi dice niente » .
Conosce Rino? «Si, lo conosco di nome, perché si dice, nell’ambiente, che portasse droga ai trans. So che è morto, sempre per averlo appreso nell’ambiente. Non so dirvi se Rino di cui ho sentito dire in questi termini sia Cafasso Gianguarino. Il 29 ottobre viene sentito per due volte l’avvocato Cinquegrana, difensore di Cafasso, che racconta le confidenze del suo cliente. «Mi disse che la ripresa era stata fatta dai due carabinieri e che Marrazzo gli diede assegni per 50.000 euro». E la seconda volta aggiunge: «Cafasso mi disse che lui era presente, ma non so che cosa intendesse » .
Fiorenza Sarzanini
corriere.it