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Battisti, la Corte dice sì all’estradizione Ma spetta a Lula l’ultima parola

 

Il figlio di torregiani: «respiro di sollievo ma aspetto la decisione definitiva». Sentenza del Tribunale supremo brasiliano, che lascia però al presidente la firma finale per il provvedimento

 

Battisti con alcuni parlamentari brasiliani (Afp)

MILANO – Cesare Battisti sarà probabilmente estradato in Italia. La decisione del Tribunale supremo brasiliano è arrivata mercoledì sera, con l’annuncio del presidente della Corte Gilmar Mendes. Il voto decisivo (cinque contro quattro) è stato proprio quello di Mendes, che ha ritenuto gli omicidi per cui Battisti è stato condannato «crimini comuni e non politici».

LA FIRMA DI LULA – La Corte ha però stabilito che sulla sentenza si deve anche esprimere Lula. Sarà quindi il presidente brasiliano ad avere la parola finale sull’estradizione. Lo hanno stabilito – con un verdetto sei contro tre, come riporta il sito del quotidiano Folha – i giudici del Supremo Tribunale Federale brasiliano. A questo punto il presidente da una parte potrebbe non voler sconfessare il suo ministro della Giustizia Tarso Genro (la cui concessione dell’asilo politico a Battisti è stata però invalidata dal tribunale a settembre), oppure dare priorità alle richieste italiane, non solo del governo Berlusconi, ma anche di politici considerati a lui vicini come Massimo D’Alema.


APPLAUSO ALLA CAMERA – A Roma, la notizia della prima sentenza della Corte è stata accolta con un lungo applauso nella Camera dei deputati. Tutti i deputati hanno applaudito lungamente in tutti i settori dell’emiciclo dopo l’annuncio del deputato Massimo Corsaro. Olga D’Antona del Pd, vedova del giurista assassinato dalle Br, ha detto che l’estradizione di Battiti «è stata una vittoria per l’Italia e per il suo sistema giudiziario». La deputata ha quindi richiamato l’Ue a una unità di intervento, stigmatizzando l’operato nella vicenda Battisti della Francia. Un passaggio particolarmente applaudito da governo e maggioranza.

LE REAZIONI – «I giudici hanno emesso il decreto di estradizione. Quanto fino ad ora deciso è il coronamento di un lavoro di anni e l’affermazione di un principio importante e cioè che Battisti è un assassino e non un detenuto politico». Il ministro degli Esteri Frattini ha espresso «grande soddisfazione perché è stata premiata la linea di responsabilità e di rispetto adottata dal governo italiano» e chiede «che questa importante decisione sia vincolante e sia eseguita subito». E il ministro della Difesa La Russa: «Questa è la migliore risposta che il Parlamento poteva dare a chi per un attimo aveva immaginato che il Brasile non fosse un Paese amico». Il presidente della Camera Fini spera «in una rapida e positiva conclusione della vicenda» e per il collega del Senato Schifani «è giusto che Battisti sconti la pena in Italia».

FAMILIARI DELLE VITTIME – «Tiriamo un primo respiro di sollievo» commenta Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso dai Proletari armati per il comunismo il 16 febbraio 1979. Ma è cauto: «Sto aspettando la decisione definitiva, non voglio mettere le mani avanti ma dedico la vittoria, se verrà, a tutte le persone oneste. Spero che la gente comune capisca che, al di là delle storie montate da chi delinque, la giustizia a volte vince». Per Alberto, rimasto paralizzato nell’agguato del commando che uccise suo padre, la pena che Battisti dovrà scontare non è il punto fondamentale: «Io ho sempre detto che si può soprassedere, alla fine 30 anni sono come un ergastolo, sono questioni tecniche. L’importante è aver ottenuto giustizia, che Battisti sia stato riconosciuto colpevole e vada in carcere. Che si sia finalmente riconosciuto che i tribunali italiani che lo hanno giudicato colpevole non sono tribunali di guerra».

«MAGRO E DEBILITATO» – Alla vigilia della ripresa dei lavori del Supremo tribunal federal Battisti, in sciopero della fame da sabato, era stato visitato nel carcere di Papuda da alcuni parlamentari brasiliani. «È magro, pallido, ansioso e debilitato, ma disposto a portare avanti la protesta fino all’estreme conseguenze» hanno riferito i deputati al quotidiano O Globo. Battisti avrebbe anche sospeso i trattamenti medici e il fratello dell’ex terrorista ha espresso il timore di un possibile suicidio . Da Roma, dove ha partecipato al vertice Fao, il presidente Lula aveva ribadito che non si opporrà alla sentenza sull’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, malgrado si sia già espresso contro la sua estradizione. Battisti, 54 anni, è stato condannato in Italia come responsabile di quattro omicidi: del maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro, del macellaio di Mestre Lino Sabbadin, del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, e di Andrea Campagna, agente della Digos.

 

Battisti, la Corte dice sì all’estradizione Ma spetta a Lula l’ultima parolaultima modifica: 2009-11-19T10:35:00+01:00da
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