La campagna rivolta ai teenager. L’utente è invitato a colpire una ragazza. Poi il messaggio finale: «Sei un idiota». Ma è polemica
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La protagonista del “gioco” |
Un ceffone, un secondo, poi un altro. Con tutta la forza. Quattro, cinque, sei… In totale: tredici schiaffoni in faccia. Fino a farla sanguinare. Ecco, siete al cento percento «gangsta», ovvero: dei veri duri. Ma anche: 100 per cento stupidi. Si chiama «Hit the bitch», letteralmente «colpisci la sgualdrina», l’inquietante campagna sociale contro la violenza domestica e sulle donne lanciata nel web in Danimarca. E le polemiche non mancano.
DURO AL 100 PERCENTO – Il gioco interattivo è semplice, quanto provocatorio: si accede al portale www.hitthebitch.dk; dalla sinistra del teleschermo sopraggiunge una piacevole ragazza bruna. In sottofondo si sente rumore da discoteca. La giovane si rivolge al suo interlocutore, che in questo è l’utente davanti allo schermo del pc e dice: «Non sta a te decidere se io ballo con le persone o no»; «Voglio ballare con chi mi pare e piace». L’utente a questo punto può scegliere se usare il mouse o la webcam per simulare lo schiaffo con una grossa mano virtuale. In alto c’è una scala: si parte da «100 per cento pussy» (codardo) per arrivare al «100 per cento gangsta», a seconda del numero di manrovesci che la giovane deve supplire. Finito il gioco straziante, la ragazza si accascia a terra in lacrime, con la faccia gonfia e piena di lividi. Una voce fuoricampo afferma: «Cosa stai facendo? Non puoi nemmeno controllare la tua femmina. Un paio di schiaffi possono aiutare…». Il messaggio finale è eloquente: «Non è stato da duri colpirla. Hai perso il gioco quando hai alzato le mani la prima volta. Non ci sono scuse. Nessuna!».
LOST IN TRANSLATION – Una campagna rivolta ai teenager che colpisce al cuore ed allo stomaco. Ma se le intenzioni appaiono nobili, le critiche – soprattutto nei blog e nei forum di discussione – sono numerose. «Si è arrivati ad un livello preoccupante», annota il portale americano Newser. Quasi all’unisono il commento sulla testata liberal-progressista Alternet.org: «Hanno sbagliato». La confusione che lo spot genera nell’utente-giocatore è tale che la gravità del problema non sembra venir colta: «Probabilmente vi sentite in colpa – come quando uno abusa di una donna nella vita reale – mentre andate avanti a colpirla solo per vedere cosa accadrà dopo? Chissà. Forse qualcosa è andato perso nella traduzione dal danese», scrive Adweek, settimanale americano specializzato in pubblicità. Ciononostante, nel primo giorno della pubblicazione quasi 72mila utenti in patria hanno visitato la pagina con il gioco-choc.
DALLA PARTE DEI BAMBINI E DEI TEENAGER – La campagna vuole sensibilizzare in qualche modo su un problema crescente nel Paese: «In Danimarca ogni terza ragazza subisce abusi nella relazione», fa sapere l’organizzazione danese «Born og Unge I Voldsramte familier», che si batte contro la violenza domestica e sui bambini. Fondata nel 2002 da Kirsten Raffel Hermanse, oltre all’aiuto ai più piccoli costretti a crescere in famiglie dove la violenza tra le mura di casa è all’ordine del giorno, l’ente non governativo si rivolge anche ai ragazzi e alle ragazze in giovane età. E’ specializzato soprattutto nelle campagne di informazione e sensibilizzazione. La prima, che suscitò un certo clamore, era raccolta in un libro per bambini dal titolo: «Fa male quando papà picchia mamma», nel frattempo giunto alla quinta ristampa e distribuito in molti centri di aiuto psicologico, ambulatori, ospedali, residenze per l’infanzia e istituti scolastici in tutto il Paese.
Elmar Burchia