Requisitoria nel processo davanti alla Corte d’Assise. Il pubblico ministero Mignini davanti alla Corte d’Assise: «La Knox ha covato odio per Meredith»
Amanda Knox (Ansa) |
PERUGIA – Amanda Knox «ha covato odio per Meredith» e la sera del 2 novembre del 2007 per la giovane americana «era venuto il momento di vendicarsi di quella smorfiosa». A parlare è il pm Giuliano Mignini nella sua requisitoria davanti alla Corte d’Assise a Perugia. Secondo il pubblico ministero, la sera del delitto la Knox doveva incontrare Rudy Guede, inizialmente da sola, forse per questioni legate alla droga di cui entrambi – ha spiegato – facevano uso. Poi però a loro si unì anche Raffaele Sollecito e tutti e tre insieme andarono nella casa di via della Pergola dove già si trovava Meredith. «A quel punto – ha detto Mignini – c’ è stata una discussione per soldi o forse perché Meredith era contrariata dalla presenza di Rudy. A quel punto c’ è stato il tentativo di coinvolgere Meredith in un pesante gioco sessuale, quella sera che era la prima in cui la giovane inglese era sola in casa. Amanda aveva il modo di vendicarsi di quella ragazza che stava solo con le amiche inglesi e la rimproverava per la sua mancanza di pulizia. È cominciato allora – ha sottolineato Mignini – il calvario di Meredith».
«ACCUSE CONSAPEVOLI A UN INNOCENTE» – Il pm accusa la studentessa di Seattle nche di aver «consapevolmente accusato un innocente». Il riferimento è a Patrick Lumumba, che però non ha nominato espressamente, coinvolto nell’indagine sull’omicidio di Meredith Kercher dalle dichiarazioni alla polizia della giovane americana e poi prosciolto da ogni addebito (è infatti ora costituito parte civile nei confronti dell’americana accusata di calunnia nei suoi confronti). «Amanda – ha sottolineato il magistrato – non ha mosso un dito mentre languiva in carcere. Né lei né la madre che aveva raccolto le sue confidenze. E guarda caso – ha proseguito Mignini – si trattava di una persona di colore come Rudy Guede».
«DEMONIZZAZIONE DEI TESTIMONI» – Durante la requisitoria, Mignini si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, parlando di una «continua operazione di demonizzazione» di alcuni testimoni facendo riferimento all’operato delle difese degli imputati. «Diversi testi – ha detto il pubblico ministero – hanno esitato a presentarsi agli inquirenti, ma poi lo hanno fatto in maniera assolutamente precisa. Le difese hanno invece insinuato il sospetto che lo hanno fatto per chissà quali manovre». Mignini ha poi evidenziato il «lavoro enorme» fatto dalla polizia «per accertare la verità sull’omicidio della ragazza inglese, della quale – ha detto – troppo spesso ci si dimentica». Ha ricordato l’impegno della squadra mobile di Perugia, dello Sco e della scientifica del capoluogo umbro e nazionale.