La trans trovata senza vita in casa. Il suo computer immerso nell’acqua. E’ la seconda vittima di una storia inquietante. I pm: omicidio volontario. Tra domenica e lunedì l’autopsia.
ROMA — Il corpo nudo disteso sul pavimento, la stanza invasa dal fumo. L’hanno trovato così Brenda, in quel monolocale seminterrato che usava come appartamento in via dei due Ponti 180, zona nord di Roma. E l’inchiesta sul ricatto all’ex Governatore Piero Marrazzo ha subito preso una direzione diversa e certamente inaspettata. Perché di quell’indagine il transessuale Brenda era diventato protagonista, custode di un video con le immagini di un festino al quale aveva partecipato con lo stesso presidente della Regione e Michelly, un altro viado con cui aveva convissuto per qualche mese. Ma soprattutto depositario dei segreti di chi da anni si muove sulla scena di quel mondo del sesso a pagamento, dove la maggior parte dei clienti chiede di trovare anche cocaina in un groviglio di interessi gestiti dalla criminalità.
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La scientifica al lavoro sul luogo della morte del trans (Ansa) |
IL TESTIMONE E LE FESTE – Nei giorni scorsi gli investigatori hanno rintracciato alcuni clienti che potrebbero aver subito rapine mentre erano in compagnia dei viados. Vittime dei due carabinieri finiti in carcere — Carlo Tagliente e Luciano Simeone — che il 3 luglio scorso sorpresero Marrazzo in compagnia di Natalie, lo filmarono e poi cercarono di vendere il video. È il racconto di uno di loro — uomo ricco e famoso — a far comprendere quali spettri si agitino dietro questa vicenda. Perché dopo aver ammesso di essere spesso «stordito, quando mi apparto in bagno durante le feste», non è stato neanche in grado di affermare con certezza se uno di questi incontri fosse avvenuto con una donna o con un transessuale. Né, tantomeno, se qualcuno lo abbia potuto fotografare o filmare. E invece sono stati gli stessi viados a raccontare che in alcuni casi hanno ripreso con il telefonino i clienti, alimentando un gioco che talvolta può arrivare a estreme conseguenze. Proprio come accaduto a Marrazzo, stritolato in una catena di intimidazioni che alla fine lo ha costretto alla resa. Quanti altri video aveva girato Brenda? Quali segreti custodiva? E di chi?
LA TELEFONATA IN REGIONE – I rapporti tra il transessuale e i carabinieri arrestati sono ancora poco chiari. Perché hanno negato di conoscersi, ma poi si è scoperto che poco dopo la telefonata fatta il 7 luglio scorso da Tagliente alla segreteria di Marrazzo, anche Brenda chiamò. Che cosa voleva? Era d’accordo con i militari e sperava di ottenere qualche vantaggio facendo «pressione» sul Governatore? Ma soprattutto, era il trans una delle persone che fornivano le «soffiate » sui clienti? Rispondere a questi interrogativi può consentire agli investigatori di trovare una traccia concreta, in attesa che l’autopsia e gli altri rilievi affidati alla polizia Scientifica forniscano un quadro più chiaro di quanto può essere avvenuto all’interno del monolocale. Perché se la pista dell’omicidio è davvero quella che maggiormente prevale sulle altre, allora bisogna capire come si sia mosso Brenda negli ultimi giorni, quali messaggi possa aver lanciato e dunque quali inconfessabili paure abbia alimentato. Ma anche quale fosse il suo rapporto con Gianguarino Cafasso — lo spacciatore trovato morto nella stanza di un motel a metà settembre — che di molti trans era il «pappone» e il fornitore di droga. Perché è stato lui a «guidare» i carabinieri nella stanza di Marrazzo e poi ha cercato di vendere il video. Ma l’informazione giusta sulle frequentazioni del Governatore e sui suoi spostamenti potrebbe essere arrivata proprio da Brenda.
DOPPIO SCENARIO – L’investigatore della squadra mobile di Roma che all’alba è entrato nell’appartamento di via dei due Ponti parla di una «scena del crimine piena di incongruenze» e proprio per questo non può escludere che quelle stranezze — le valigie dietro la porta, una bruciata; il computer nell’acqua; il corpo sul pavimento — in realtà «siano in ordine e rappresentino un messaggio ». Perché certamente la morte di Brenda — anche se si volesse credere al suicidio o all’incidente che degenera in tragedia — serve a lanciare un messaggio preciso. Un monito per tutti coloro che in questo ambiente si sono mossi con disinvoltura, troppo spesso alla ricerca di soldi facili da guadagnare con la cocaina o con i ricatti. E allora i magistrati si concentrano su due ipotesi. La prima accredita l’ingresso di uno o più assassini che soffocano Brenda e poi danno fuoco all’appartamento. La seconda si concentra invece sull’avvertimento: qualcuno entra e dà fuoco al trolley. Vuole spaventare, ma la situazione sfugge di mano perché, quando il fumo invade la stanza, Brenda è talmente ubriaco da non riuscire neanche a ritrovare la porta per fuggire e si accascia sul pavimento ormai senza vita.
Fiorenza Sarzanini