Il senatore pdl: «Vogliono far cadere un esecutivo che lotta contro i clan». Nel bunker di Torino il pentito che accusa Berlusconi. La difesa: «Sarà un petardo, altro che bomba atomica»
Cineoperatori e fotografi in un’aula del tribunale di Torino (Ansa) |
TORINO – Gaspare Spatuzza entra in aula pochi minuti prima di mezzogiorno. Il pentito di mafia, protetto da due paraventi, è chiamato a deporre al processo d’appello per concorso in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell’Utri (che è presente). Un intervento molto atteso, alla luce delle precedenti dichiarazioni rese da Spatuzza davanti ai pm (l’ex mafioso ha definito il senatore del Pdl e il premier, Silvio Berlusconi, come interlocutori di Cosa Nostra). I giudici hanno respinto l’istanza di revoca della testimonianza dell’ex boss. E Spatuzza ha iniziato la sua deposizione confermando di voler rispondere alle domande.
«UN PETARDO» – In precedenza, l’avvocato di Dell’Utri Nino Mormino ha affermato che le accuse di Spatuzza si riveleranno essere «un petardo», non «una bomba atomica» (un evidente riferimento alla frase pronunciata dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il fuori onda delle polemiche).
«ATTESE ECCESSIVE» – In precedenza, prima dell’avvio dell’udienza, aveva parlato il Pg della Corte d’Appello di Palermo, Antonino Gatto, secondo il quale «si sta enfatizzando troppo qualcosa che ha un certo rilievo ma non così eccessivo». «Tutto questo toglie serenità» aveva aggiunto il magistrato.
DELL’UTRI – Durante una pausa del processo, Dell’Utri ha affermato che «la mafia ha interesse a buttare giù un governo che lotta contro» i clan. «Sono dati oggettivi – ha aggiunto – c’è stato il massimo dei latitanti catturati, il massimo dei beni sequestrati, il massimo delle pene severe contro i condannati per mafia. Spatuzza è un pentito della mafia, non dell’antimafia. Ma io sono sereno. L’unica cosa che è incredibile e assurda è che mi sento come a teatro dove c’è un protagonista ‘povero Marcello’ ma non sono io, è un altro. Di fronte a queste accuse una persona normale o impazzisce o si spara. Io non sono normale, e non mi sparo». «I Graviano? Non li ho mai conosciuti, io non conosco nessuno» ha ribadito Dell’Utri. «Provenzano? Sta scherzando. Io conoscevo Vittorio Mangano, punto e basta». Il senatore del Pdl ha negato di avere ricevuto messaggi mafiosi: «Ma quali messaggi? Le dichiarazioni di Ciancimino mi fanno ridere…». E poi: «La mafia ha votato per noi? Che ne so, può essere; d’altronde in passato aveva votato anche per Orlando. Purtroppo non gli hanno ancora tolto il diritto di voto. Fino a quando qualcuno non gli impedisce di votare, ciò che fanno non è controllabile».