In scena l’opera di Bizet diretta dal maestro Daniel Barenboim. Fuori dal teatro storico di Milano momenti di tensione per la protesta degli enti lirici italiani, in crisi. Prima dell’apertura del sipario attimi solenni con l’inno di Mameli
MILANO Atmosfera tesa, cupa, e non soltanto per la pioggia e il freddo. Piazza Scala, blindata da forze dell’ordine in assetto antisommossa, ha atteso la «prima» in un clima poco festoso e molto legato alla crisi. Fin dal pomeriggio hanno manifestato i lavoratori del teatro Regio di Torino, quelli del Verdi di Trieste, quelli del teatro dell’Opera di Roma e molti altri. Accanto alle bandiere degli organizzatori della protesta (Cgil, Cisl, Uil, Fials, Cub e Cobas) c’erano bandiere rosse, palloncini e megafoni per urlare slogan. La crisi è stata protagonista anche all’interno del teatro, dove alle 18 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto il suo ingresso, accolto da applausi. Il sovrintendente Stephane Lissner lo ha accolto e quindi accompagnato al palco reale per assistere alla Carmen diretta da Barenboim. Lo spettacolo è stato preceduto da una pausa di silenzio, un momento di riflessione chiesto dai lavoratori del Teatro in segno di solidarietà con le difficoltà di altri teatri e lavoratori. Appena entrato il maestro Daniel Barenboim, si sono accese le luci del teatro, ed il pubblico dopo averlo applaudito si è alzato per il minuto di silenzio. Finito il momento di riflessione, è cominciato l’inno di Mameli, eseguito in onore del presidente Napolitano. Dopodiché è partito il preludio di Carmen.
BRAMBILLA UNICO MINISTRO – «Non so chi c’è e chi non c’è»: Michela Vittoria Brambilla ha risposto così a chi le ha chiesto perché fosse l’unico ministro presente, dopo la defezione di Bondi, molto contestato dalla piazza. «Posso dire le mie ragioni – ha detto il ministro del Turismo -. La Scala è fondamentale per promuovere l’Italia nel mondo. È un marchio dell’eccellenza italiana e mi piace la lirica». Il sindaco di Milano Letizia Moratti, come preannunciato, ha sfoggiato un vestito verde di Armani. Accanto a lei in platea il presidente della Regione Roberto Formigoni, il vicepresidente della Scala Bruno Ermolli, l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, quello di Edison Umberto Quadrino, Cesare Romiti, l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti, il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, l’ex sovrintendente Carlo Fontana, l’ex procuratore capo di Milano, attualmente alla guida del Conservatorio Francesco Saverio Borrelli, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera.
LE TENSIONI – Intorno alle 17 ci sono stati momenti di tensione tra i manifestanti, alcune centinaia, e agenti delle forze dell’ordine. In almeno tre occasioni i manifestanti hanno tentato di sfondare le transenne che recintavano l’area della protesta, scatenando alcuni parapiglia con le forze dell’ordine. E in una circostanza alcuni lavoratori hanno scagliato uova contro gli spettatori diretti a teatro mentre i militanti dei centri sociali hanno acceso a più riprese fumogeni rossi. Appesi alle transenne c’erano striscioni di diverse rappresentanze sindacali che protestano contro i tagli agli spettacoli. Il segretario provinciale Fials, Sandro Malatesta, ha spiegato: «La nostra è una protesta dovuta contro i tagli che rappresentano la rovina dei teatri lirici». Sui cartelloni si leggevano slogan come «Ieri Attila oggi Bondi», «Piangi, pagliaccio», «Basta tagli alla cultura». Accanto a loro i lavoratori delle aziende in crisi, a rischio licenziamento: l’Alfa di Arese, la Lares-Metalli Preziosi di Paderno Dugnano e altre, oltre a esponenti dei centri sociali milanesi.
IL MINUTO DI SILENZIO – Prima dello spettacolo gli orchestrali sono rimasti in piedi per 60 secondi «a supporto dei lavoratori colpiti dalla crisi e, al tempo stesso – spiega una nota firmata dalla rappresentanza sindacale aziendale e da Cgil, Cisl, Uil e Fials – per ricordare quello che sta accadendo nei nostri teatri senza un adeguato sostegno pubblico». «Sicuramente gesti come questo hanno significato», è stato il commento del sindaco Letizia Moratti. Il minuto di silenzio indetto prima dello spettacolo come segno di vicinanza per i lavoratori colpiti dalla crisi, afferma invece il segretario provinciale Fials Sandro Malatesta, «è un segnale minimo che può servire per attirare l’attenzione sul nostro problema, ma certo serve molto di più». «È giusta la decisione di attuare un minuto di silenzio per i lavoratori in crisi, ma quanto fatto dal governo per loro non si è mai visto con nessun altro governo», è stato il commento del presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, al suo arrivo a teatro.
NAPOLITANO: «FACCIO QUEL CHE POSSO» – «Non ho bacchette magiche né i cordoni della borsa. Quello che posso fare per la Scala e la musica lo faccio», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante l’intervallo della rappresentazione, andando a salutare i musicisti e le maestranze del teatro. «Complimenti alle maestranze – ha detto Napolitano – molti di voi li ho visti a Tokyo, ma questa è casa nostra. Abbiamo tanti ospiti stranieri e questo è motivo di gratificazione».
BASSO PROFILO – La Scala ha fatto una scelta di understatement: la regia di Emma Dante con pochi fronzoli e molto contesto sociale e la metamorfosi della cena di gala offerta dal Comune che quest’anno diventa un buffet in piedi (per trecento invitati) nei ridotti del teatro. Il menu: carpaccio di salmone, tagliata di storione, timballi di riso, tortini di zucca e uno scrigno di funghi porcini serviti dal Caffè Scala.
BACIO MALEDUCATO ALLA MARINI – Piccola gag fuori programma e non si sa quanto apprezzata per Valeria Marini. La showgirl, arrivata al Teatro alla Scala per assistere alla prima, è stata avvicinata da Enrico Lucci de «le Iene» che si è inginocchiato – mentre la Marini posava per i fotografi con un bell’abito lungo e scollato, rosso porpora – e ha approfittato della distrazione per baciare il fondoschiena dell’attrice, prima che la sicurezza riuscisse a fermarlo.