L’uomo che ha colpito Berlusconi a Piazza Duomo si scusa dal carcere. Ha spiegato il gesto contro Berlusconi con il forte dissenso politico. Interrogato a San Vittorio
Massimo Tartaglia, l’uomo fermato dopo l’aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa) |
MILANO – Massimo Tartaglia ha inviato una lettera di scuse a Berlusconi in cui esprime il suo dispiacere «per un atto superficiale, vigliacco ed inconsulto». La lettera è stata inoltrata tramite i difensori di Tartaglia, gli avvocati Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino. Tartaglia, esprimendo il proprio «sentito dispiacere», come si legge in una nota firmata dai suoi legali – «ha dichiarato di non riconoscersi» in quello che lui stesso nella missiva ha definito come «un atto superficiale, vigliacco ed inconsulto». Nel frattempo sono in corso accertamenti sulle condizioni di salute di Massimo Tartaglia da parte di medici psichiatri nel carcere di San Vittore. Nella notte, l’uomo che ha colpito Berlusconi a Piazza Duomo, era stato trasferito nel carcere milanese, dove è in isolamento e guardato a vista.
L’INTERROGATORIO – Nelle oltre quattro ore di interrogatorio, prima del trasferimento nel carcere milanese, Massimo Tartaglia ha reso piena confessione. Davanti al pm e agli agenti della Digos, domenica sera, il 42enne che ha ferito il premier Silvio Berlusconi in piazza Duomo ha giustificato il suo gesto con motivazioni politiche: avrebbe parlato di una forte avversione nei confronti delle politiche del Pdl e in particolare della politica del premier. Martedì sarà interrogato dal gip, a San Vittore, che dovrà anche decidere se tenerlo in carcere oppure farlo custodire in una struttura specializzata. Nell’ interrogatorio davanti agli inquirenti ha dichiarato «di aver agito da solo» e ha escluso «qualsiasi militanza o appartenenza politica». Gli investigatori hanno trovato nella piccola borsa dell’uomo arrestato uno spuntone di plexiglas lungo 20 centimetri, un grosso accendino da tavolo, un crocifisso di 30 centimetri e un soprammobile di quarzo del peso di diversi etti. La contestazione della premeditazione è scattata anche perché due di questi oggetti (l’accendino e lo spuntone di plexiglas) Tartaglia li aveva presi dalla propria abitazione. L’uomo è stato in cura per problemi psichici fino al 2003 al Policlinico di Milano. Nel suo racconto agli inquirenti ha spiegato che era andato al Duomo per assistere al comizio del premier e che se ne era andato quando ancora Berlusconi era sul palco, dissentendo da quello che il presidente del Consiglio stava dicendo. Il grafico 42enne stava raggiungendo la metropolitana quando ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione. A quel punto si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella.
IL PM PREPARA LA RICHIESTA DI CONVALIDA D’ARRESTO – Sul tavolo del procuratore aggiunto Armando Spataro è appena arrivata intanto l’informativa della Digos relativa all’aggressione a Berlusconi. Spataro sta preparando la richiesta di convalida dell’arresto del grafico 42enne al quale sono contestate le lesioni volontarie pluriaggravate. Se la prognosi del premier dovesse superare i 40 giorni si aggiungerebbe anche un’ulteriori aggravante, quella delle «lesioni gravi». Il gip che dovrebbe occuparsi del caso, e decidere sulla convalida dell’arresto, è Alessandra Cerreti.
SI INDAGA SULLE SUE CONOSCENZE – Gli inquirenti lavorano ora sulla rete di conoscenze e sulle frequentazioni dell’aggressore 42enne. Secondo alcune indiscrezioni, quello che preoccupa di più le forze dell’ordine è che, pur trattandosi apparentemente di un gesto isolato, Tartaglia, proprio perché psicolabile, possa essere stato manovrato da qualcun altro, anche se Tartaglia avrebbe ribadito anche agli agenti del carcere di San Vittore «l’ho fatto io da solo, non sono il killer di nessuno».
LA PSICOLOGA – L.M., la psicologa che saltuariamente segue Tartaglia da quando l’uomo non è più in cura al policlinico, è irremovibile nel suo silenzio e chiarisce di essere fermamente intenzionata a non parlare con i giornalisti: «Quello che ho da dire lo dirò solo ed esclusivamente alla Procura della Repubblica e alla direzione sanitaria dell’ospedale per cui lavoro. Vedranno loro cosa fare».
RISCHIA OLTRE 5 ANNI DI CARCERE – A questo punto se Massimo Tartaglia sarà dichiarato colpevole al termine del processo del reato che gli è stato contestato con l’arresto avvenuto in flagranza – lesioni personali pluriaggravate da premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa – rischia una pena da cinque mesi e mezzo a cinque anni e mezzo di reclusione. Questo, tuttavia, senza tener conto di attenuanti o diminuenti di cui Tartaglia potrebbe beneficiare e a prescindere da un’eventuale querela del premier dal momento che la contestazione dell’aggravante della premeditazione rende il reato perseguibile d’ufficio. Il reato di lesioni personali è punito dal codice penale con una pena da tre mesi e tre anni di reclusione. Bisognerà poi tener conto degli aumenti di pena previsti dalle due aggravanti: metà della pena per la premeditazione, un terzo per la qualifica di pubblico ufficiale di Berlusconi. Sulla quantificazione della pena avranno poi incidenza eventuali attenuanti che potrebbero essere concesse a Tartaglia: prima tra tutte le «generiche», dal momento che, secondo quanto è emerso, l’uomo non ha precedenti penali. Inoltre, bisognerà valutare se i giudici riterranno di approfondire, attraverso una perizia (circostanza molto probabile visto i lunghi periodi di cure), gli aspetti psichiatrici della personalità di Tartaglia, dalla capacità di stare in giudizio dell’uomo all’eventuale vizio parziale di mente, circostanza, quest’ultima, che avrebbe l’effetto di determinare una riduzione della pena. Il processo, tuttavia, per ora appare lontano: il primo passo dell’indagine sarà l’udienza, che il gip ha già fissato per martedì, per la convalida dell’arresto di Tartaglia, il quale sarà assistito dal difensore di fiducia. Secondo fonti giudiziarie, nel caso specifico la convalida sembra scontata, mentre è ampio il ventaglio delle ipotesi sulle mosse successive del giudice. Questi potrebbe disporre la scarcerazione di Tartaglia se non riterrà sussistenti esigenze cautelari; diversamente, potrà emettere ordinanza di custodia cautelare, in carcere (come richiesto dal pm Armando Spataro) o agli arresti domiciliari. Il gip, peraltro, valutato il quadro clinico del paziente, potrebbe anche disporre che la detenzione cautelare di Tartaglia avvenga in un luogo di cura.
Il gesto di Tartaglia e la conseguenza di un progetto ben preciso,alimentato dalle accuse dell’opposizione, partito con il lodo Mondadori,seguito dalle rivelazioni di sedicenti pentiti smentiti dai diretti interessati; quindi dietro i fatti di Milano ci sono delle responsabilità politiche ben precise..
http://www.loccidentale.it/articolo/dietro+i+fatti+di+milano+ci+sono+responsabilit%C3%A0+politiche+precise.0083295