Si sospettano manovre speculative che hanno determinato aumenti del 50%. La polizia tributaria della Guardia di Finanza nelle sedi di Barilla, De Cecco, Divella, Garofalo e Amato
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(Ansa) |
Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su ordine della procura di Roma, ha perquisito le sedi della Barilla a Parma, della De Cecco a Pescara e Roma, della Divella a Rutigliano (Bari), della Garofalo a Gragnano e della Amato a Salerno nell’ambito di un’inchiesta su manovre speculative che avrebbero determinato un rialzo dei prezzi alimentari a partire dal settembre 2007. Anche la sede dell’Unipi (Unione industriali pastai italiani) è stata sottoposta a perquisizione. Da fonti vicine alla Barilla si è appresa la massima disponibilità del’azienda di Parma a collaborare.
L’INCHIESTA – Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Pesci, è stato aperto un paio di anni fa su denuncia delle associazioni di consumatori. Al momento vi sarebbe un solo indagato, ma gli accertamenti potrebbero estendersi ad altri soggetti se dalle perquisizioni dovessero emergere le prove di un accordo tra le grandi aziende produttrici di pasta per determinare il prezzo che nell’ultimo biennio è aumentato quasi del 50%. Gli investigatori della Finanza sono, infatti, alla ricerca di mail, verbali di assemblea e altra documentazione relativa a questo accordo restrittivo della concorrenza. I magistrati procedono in base all’articolo 501 bis del codice penale che punisce le manovre speculative su merci.
COLDIRETTI – Secondo la Coldiretti, il grano duro viene pagato agli agricoltori 18 centesimi al chilo, mentre la pasta viene venduta in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico del 400% considerando le rese di trasformazione. L’organizzazione degli imprenditori agricoli sottolinea come il prezzo della pasta sia rimasto pressoché stabile rispetto al 2008 e questo nonostante le quotazioni del grano siano scese del 30%. Una crisi, continua la Coldiretti, che non è giustificata dal consumo di pasta di semola che in Italia è cresciuto in valore del 2,8% nel primo semestre 2009, rafforzando il primato degli italiani che ne mangiano 26 chili a persona, tre volte di più rispetto ad uno statunitense, a un greco o a un francese.