Regole molto selettive per avere il riconoscimento dal ministero. Posti di lavoro a rischio. Nuove norme per la categoria, pochi sono in regola. La Confartigianato: tagliati fuori i più giovani
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Controlli sui restauri agli affreschi di Piero della Francesca sulla “Leggenda della Vera Croce” (Ansa) |
ROMA — Nell’Italia delle corporazioni, dove c’è chi ha proposto in Parlamento l’istituzione dell’ordine dei cuochi professionisti e perfino quello dei predicatori islamici, non si poteva certamente rifiutare un albo ai restauratori. Nobile professione, soprattutto in un Paese che ha un patrimonio sterminato di beni storici e artistici, anche se finora asseverata a regole piuttosto sgangherate. Che fosse quindi necessaria una messa a punto, è una cosa sulla quale tutti si sono trovati d’accordo. Peccato soltanto che il risultato si sia rivelato altrettanto sgangherato.
La Confartigianato e la Cna, organizzazioni a cui fa riferimento una fetta consistente della categoria, hanno fatto ricorso al Tar contro i decreti approvati a maggio dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e che entreranno in vigore il primo gennaio 2010. I restauratori sono scesi in piazza, mentre Partito democratico e Lega Nord hanno chiesto consistenti modifiche.
La principale lamentela è che le nuove regole provocherebbero una fucilazione di massa. Le imprese di restauro attive in Italia, non di rado individuali, sono 12.864 e danno lavoro a 32.116 persone. Entro il 31 dicembre di quest’anno chi vorrà ottenere dai Beni culturali il titolo di «restauratore» per poter accedere all’albo sostenendo un esame, dovrà dimostrare di avere le caratteristiche previste dai decreti ministeriali. Il fatto è, sostengono le organizzazioni artigiane, che allo stato attuale potrebbero avere con certezza diritto a fregiarsi di quel titolo, e quindi ad accedere agli appalti pubblici, non più di 640 persone. Cioè il 2% di tutti gli addetti del settore.
C’è da dire che il numero delle ditte di restauro vere e proprie, quelle cioè del settore opere d’arte e monumenti sono 4.441, con 12.140 dipendenti. Calcolata su questi numeri, la fetta dei sopravvissuti salirebbe così al 5%. Ma è pur sempre infinitesima. Chi sono i 640 fortunati? Quelli con il diploma conseguito in tre scuole: l’Istituto centrale per il restauro, l’Opificio delle pietre dure di Firenze e la Scuola del mosaico di Ravenna. Sono gli unici che potrebbero avere con certezza assoluta il riconoscimento. Ovviamente non sono queste le sole scuole di restauro esistenti in Italia. Nel corso degli anni se ne sono aggiunte molte organizzate dalle Regioni, e sono nati anche corsi specifici nelle Accademie di Belle arti. Le regole volute da Bondi sono però tassative: per avere il riconoscimento di «restauratore » è necessario aver accumulato almeno 1.600 ore di formazione. E questa potrebbe rappresentare una barriera decisiva. Si sa che presso il ministero le scuole alternative ai tre istituti non hanno mai riscosso particolare credito. In molti casi, va detto con onestà, per ragioni più che solide.
Ciò non toglie che il segretario generale della Confartigianato Cesare Fumagalli si dichiari preoccupato perché «in questo modo si potrebbero qualificare ogni anno soltanto poche decine di persone» in grado di far avere alle imprese il «patentino» per partecipare alle gare pubbliche. E tutti gli altri? Quelli che per anni e anni, anche senza avere fatto quelle scuole hanno messo le mani sui marmi romani o sugli affreschi del Trecento? I regolamenti ministeriali hanno previsto una porta d’accesso anche per loro: sulla carta. Basta che possano dimostrare di aver lavorato per otto anni prima del 2002. Otto anni «solari», cioè con 365 giorni di cantiere aperto. Il che significa, per molte imprese, un periodo ben più lungo.
Già, ma come si può dimostrare? Semplice: producendo una montagna di documenti, dai certificati di collaudo ai verbali di consegna dei lavori, i contratti di appalto… Ma dopo tanto tempo capita facilmente che questa documentazione non esista più. Talvolta non è neanche mai esistita, se si pensa che la certificazione di cantiere è obbligatoria soltanto a partire dal 2000. Il ministero si accontenterebbe allora in casi particolari anche della «memoria storica» del funzionario. Già, e se poi il funzionario in questione soffre di amnesia, o è stato sostituito? Anche ammettendo che la tradizione orale possa funzionare, secondo Fumagalli «questa regola ha un effetto perverso, perché taglia fuori tutti coloro che hanno lavorato negli anni successivi, dal 2002 al 2009. Vale a dire che sono esclusi tutti i giovani che hanno cominciato a lavorare nel nuovo secolo».
Perché chiudere il cancello alla fine del 2001? Più volte, in varie occasioni, esponenti del ministero hanno dichiarato pubblicamente che in Italia ci sono troppe imprese di restauro. Enunciando l’obiettivo di ridurre il loro numero a non più di 1.500. E sia. Ma questo ancora non spiega il 2001. Vero è che in questa storia ci sono diversi aspetti curiosi. A cominciare dal tempo biblico che c’è voluto per fare i decreti di cui si parla, regolamenti attuativi di una riforma che porta la data del 22 gennaio 2004. Ossia, il codice dei beni culturali varato per decreto legislativo quando al ministero dei Beni culturali c’era Giuliano Urbani. Da allora sono passati al Collegio Romano altri tre ministri. Perché ci sono voluti sei anni per partorire due regolamenti? Altro mistero. Ma che la burocrazia italiana non sia in grande sintonia con la realtà del Paese è un fatto incontrovertibile. Per non parlare dei mestieri particolari che non potranno avere l’ambito riconoscimento di «restauratore». Per esempio gli organisti, cioè gli esperti che riparano gli antichi strumenti musicali delle chiese: non sono contemplati dai decreti. C’è infine la ciliegina sulla torta. Una volta dimostrato di essere in possesso di un diploma accettabile o di aver lavorato per i famosi otto anni prima del 2002, per accedere alla corporazione così selezionata bisogna superare un esame. Rispondendo in un’ora a un centinaio di quiz. Come per la patente…
Sergio Rizzo
Mi sono registrato a TradeD ma non so come prelevare gli annunci… mi spieghi in mail?
P.S. sistemo la tua grafica o la lascio cosi’?