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Malindi, le ville degli italiani in fiamme

 

L’incendio a Natale nel quartiere più esclusivo della piccola oasi turistica keniota. Forse il fuoco è divampato da un corto circuito e si è propagato grazie ai tipici tetti in makuti (foglie e rami)

 

 

Una delle ville bruciata (Robert Nyagah)

Malindi si riempie di vacanzieri (e di Vip) che vogliono passare al caldo le ferie dell’ultimo dell’anno, ma il fuoco è nuovamente in agguato. L’anti vigilia di Natale l’ennesimo incendio, scoppiato nel quartiere più esclusivo della piccola oasi turistica keniota, tra Casuarina e Maiungo, ha distrutto quattro lussuose ville, tra cui quella del manager di Briatore, Pierino Liana. Bruciate anche la Tembo Hause e la Saba House. Le fiamme si sono sviluppate nell’hotel Marafiki (per fortuna chiuso per ristrutturazione), probabilmente appiccato da un corto circuito. Una parte dell’albergo è andata distrutta. Si sono propagate poi facilmente – anche grazie al vento che le ha alimentate – attraverso i tetti in makuti, quelli tipici della costa orientale africana, costruiti con foglie e rami secchi facilmente incendiabili.

VILLE ITALIANE – In pochi minuti due ville bellissime, tutte di proprietà di italiani, una appartenente a Pierino Liana, sono andate distrutte e altre due gravemente, e forse irreparabilmente, danneggiate. Due delle quattro piscine erano vuote (perché le ville non erano abitate) e quindi senza quell’acqua che viene utilizzata in questi casi per domare gli incendi. Philp Chai, segretario dell’associazione degli albergatori di Malindi, citato dal quotidiano keniota Nation, ha accusato le autorità di non aver fatto «come al solito» nulla per impedire il disastro: «Hanno mandato sul posto una vecchia Land Rover scassata – ha detto –. E’ stata subito assalita dal fuoco e non ha potuto fare molto». Ha poi chiesto agli investitori, soprattutto italiani, di organizzare da soli qualcosa per combattere eventi di questo genere.

LE INDAGINI – Intanto la polizia indaga per appurare che non si tratti di un incendio doloso. I tetti in makuti sono bellissimi ma anche molto pericolosi. Poiché vanno comunque rifatti ogni quattro o cinque anni, malti proprietari di ville, per evitare incendi, stanno sostituendoli con più sicuri (ma anche meno caratteristici) tetti in tegole di terra cotta. Le ville di Malindi solitamente sono coperte da assicurazione che però riguarda solo l’immobile e non gli oggetti di pregio che contiene. Queste abitazioni normalmente sono arredate con pezzi d’arte di un certo valore. A Malindi sono cominciati ad arrivare i vip. Tra gli altri Zucchero Fornaciari, che ha affittato per sé e per i suoi amici un intero campo tendato nella savana. Da qualche mese a Malindi è cominciata una serrata campagna contro il turismo sessuale e la pedofilia culminata il 5 dicembre con un concerto cui ha partecipato Tullio De Piscopo. Ora in tutti gli alberghi viene distribuito un volantino significativo: una bambina nera, vista di spalle e vestita elegantemente, è seduta sulla spiaggia. La didascalia è un pugno nello stomaco: «Non sono il tuo giocattolo, rispettami!» E poi: «Qui proteggiamo i bambini, collabora con noi! Ogni attività sessuale con i minori è un crimine». Il progetto, dell’organizzazione non governativa CISP e finanziato dalla Cooperazione Italiana con 91.000 euro, ha l’obiettivo di combattere tutte le forme di sfruttamento sessuale dei bambini, attraverso la sensibilizzazione delle famiglie, delle comunità e degli operatori turistici.

Massimo A. Alberizzi

Malindi, le ville degli italiani in fiammeultima modifica: 2009-12-28T16:48:00+01:00da
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