Maroni: «situazione esplosiva, Purtroppo è avvenuto quello che temevamo». Ruspe in azione nelle ex fabbriche e nei casolari dove vivevano gli immigrati. In 1.300 hanno lasciato la zona

ROSARNO – «L’immigrato è un essere umano, differente per cultura e tradizione ma comunque da rispettare e la violenza non deve essere mai per nessuno il modo per risolvere le difficoltà». È un duro monito quello del Papa all’Angelus in piazza san Pietro, riferendosi ai fatti accaduti nei giorni scorsi a Rosarno. Benedetto XVI ha ricordato che gli extracomunitari hanno gli stessi diritti delle altre persone e che la diversità religiosa non può mai giustificare la violenza, riferendosi anche alla strage di cristiani copti in Egitto di pochi giorni fa. «Occorre che le istituzioni – ha concluso – non vengano meno alle proprie responsabilità».
MARONI: BOMBA INNESCATA – Delle violenze nella cittadina calabrese ha parlato anche il ministro dell’Interno Maroni: «Purtroppo a Rosarno è avvenuto quello che temevamo» ha detto in un’intervista a Maria Latella a Sky Tg24. Il titolare del Viminale ha attaccato le «autorità locali e territoriali»: dopo dieci anni senza far nulla, spiega, sono nate comunità di extracomunitari che erano delle vere e proprie «bombe innescate». «Queste situazioni le abbiamo ereditate e sono frutto di tolleranza sbagliata, ma ci sono responsabilità diffuse che non intendiamo più tollerare. In Calabria lo Stato c’è: interverremo nel Sud per supplire alle mancanze locali». Maroni ha infine spiegato che, come prevede la legge, gli immigrati trasferiti nei centri di Crotone e Bari, se risulteranno clandestini, verranno espulsi.
VIA ALLE DEMOLIZIONI – Intanto sono iniziate questa mattina, su disposizione della prefettura di Reggio Calabria, le demolizioni degli accampamenti occupati fino a due giorni fa dagli immigrati protagonisti della rivolta di giovedì sera. Le ruspe dei vigili del fuoco sono in azione nella ex Rognetta, già deposito alimentare alla periferia di Rosarno: vengono abbattute le strutture realizzate dagli immigrati all’esterno della fabbrica e nelle prossime ore verrà demolito anche il capannone principale dove gli stranieri hanno realizzato decine di baracche con cartone, plastica e lamiera. Dentro la struttura gli immigrati, partiti in tutta fretta, hanno lasciato tutto quel poco che avevano: biciclette con cui raggiungevano i campi per raccogliere arance e mandarini, vestiti, pentole e utensili da cucina, bombole del gas. Nelle baracche ci sono ancora letti, coperte, resti di cibo, scarpe e in qualche caso anche valige che gli immigrati non hanno fatto in tempo a prendere.
NOTTE TRANQUILLA – Dopo tre giorni di tensioni e violenze, la notte è stata tranquilla. Intorno all’una la polizia ha spostato 67 immigrati, che vivevano nella località Le Colline nel territorio di Rizziconi. In tutto, dall’inizio delle operazioni di sfollamento, sono quasi 1.300 gli immigrati che hanno lasciato volontariamente o accompagnati la zona, per dirigersi verso il nord Italia o in centri di accoglienza calabresi e pugliesi. Nella zona di Rizziconi ci sono ancora 50 extracomunitari, che non hanno voluto lasciare la zona perché impegnati nella raccolta di agrumi. E altri potrebbero essersi nascosti nelle campagne o dagli stessi datori di lavoro, dunque la vigilanza delle forze dell’ordine è molto forte.
350 IMMIGRATI A BARI – Oltre 350 immigrati sono arrivati nel corso della notte nel Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Bari-Palese. In molti hanno detto di essere andati via spontaneamente da Rosarno. Sono stati identificati, hanno avuto la possibilità di parlare con interpreti che hanno spiegato loro le condizioni di permanenza del centro, che si trova nell’area dell’aeroporto militare e può accogliere sino a un massimo di 900 persone. L’arrivo degli immigrati e le procedure per la loro sistemazione si sono svolti con regolarità.
PARTITI DA LAMEZIA – Altri 400 stranieri sono partiti dalla stazione di Lamezia Terme. Negli occhi di tanti di loro delusione e tristezza. «La Calabria non è tutta uguale – ha detto uno -. A Sibari, come in altre parti della regione, è meglio che a Rosarno dove sin dall’inizio ci hanno trattato male». «Si parla di Calabria terra di accoglienza – gli fa eco un altro – ma, mi chiedo: dove sta l’accoglienza? State perdendo tutti i vostri valori». Hanno preso treni diretti a Milano, Napoli, Foggia, Palermo.