TERREMOTO. Messaggi, notizie, contatti: il tam tam della Rete entra in azione ancora una volta nel mezzo di una tragedia collettiva. Il sisma raccontato in 140 caratteri
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PORT-AU-PRINCE –Troy Livesay abita a Port-au-Prince e fino a ieri su Twitter scriveva cose del tipo: «Che età deve avere un bambino per mangiare popcorn?». Ma a partire dalla notte tra il 12 e il 13 gennaio i suoi aggiornamenti hanno preso tutt’altra piega e il suo account ha visto un’impennata di visite. Troy è stato infatti uno dei primi a segnalare sul web il devastante terremoto che ha colpito Haiti. In 140 caratteri, come richiesto dalla piattaforma di microblogging. «Appena sentito un GROSSO terremoto qui a Port-au-Prince – i muri venivano giù – noi stiamo tutti bene – pregate per quelli negli slum…».
TERREMOTO IN TWEETS – Da quel momento i suoi tweets hanno continuato a monitorare l’evolversi della situazione nell’isola caraibica, ma non sono stati gli unici. Ancora una vola, infatti, nel mezzo di una tragedia collettiva, i media sociali e Twitter in particolare hanno diffuso informazioni, immagini e richieste d’aiuto. Una funzione tanto più preziosa se si calcola che il sisma ha anche mandato in tilt le linee telefoniche. Così, mentre le agenzie riferivano le comunicazioni ufficiali di quanto era appena accaduto, foto e testimonianze di prima mano inondavano il web. «Gli hotel Christopher e Montana sono completamente diroccati secondo testimoni oculari», ha scritto un altro utente di Twitter, Richard Morse. E all’alba del 13 gennaio aggiungeva ancora: «Gli haitiani sono fuori a pregare insieme – scosse d’assestamento in questo momento». Anche il giornalista Carel Pedre ha diffuso fin da subito aggiornamenti e immagini (riprese dalla stampa di mezzo mondo). Sul suo account Twitter gli update sono sia in inglese che in creolo. «Se avete bisogno di contattare famiglia o amici ad Haiti mandatemi un messaggio privato con nomi e numeri di telefono. Vi farò sapere», scrive. La funzione più preziosa del «cinguettio» in 140 caratteri è proprio la velocità e l’immediatezza con cui si passano informazioni, una caratteristica rafforzata dalla possibilità per gli utenti di ripubblicare sul proprio account (Retweet) messaggi altrui.
GLI ALTRI MEDIA SOCIALI – L’attenzione per questa produzione di notizie dal basso, anche da parte di media tradizionali, è confermata da scelte come quelle del Los Angeles Times, che ha appena creato una lista di account Twitter tenuti da persone presenti ad Haiti. Mentre il sito Haitifeed , fino a ieri dedicato a tutto quanto accadeva sull’isola, si è riconvertito in un luogo di aggregazione di notizie, immagini e video relativi al terremoto. L’emittente americana MSNBC ha trasformato invece la propria pagina su Facebook in un diario pubblico in cui le persone che stanno ad Haiti e hanno famigliari all’estero possono lasciare un messaggio per segnalare di stare bene. È anche vero che se qualcuno ha un accesso internet dovrebbe riuscire a contattare i parenti senza la mediazione della MSNBC; e infatti i messaggi pubblicati sono perlopiù preghiere e incoraggiamenti degli utenti. Infine il gruppo su Facebook «Haiti ha bisogno di noi e noi di Haiti» segnala numeri di telefono d’emergenza e possibilità per donazioni. Quello che emerge dal tam tam online e dai resoconti dei testimoni oculari è comunque l’immagine di un popolo dignitoso, malgrado il colpo inferto dal terremoto. Come ha scritto Troy Livesay in un tweet: «Gli haitiani sono forti e resistenti oltre ogni misura. Questa città e la sua gente sono già determinati a rialzarsi, togliersi la polvere di dosso e andare avanti».
Carola Frediani
mi dispiace tanto per tutte le persone colpite ,spero che gli aiuti umanitari arrivano presto.