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Epidemie e criminalità, Haiti in ginocchio Nuova forte scossa di assestamento

 

Escalation di saccheggi e violenze, in libertà 6 mila detenuti fuggiti dal carcere. Sale a 200 mila il bilancio delle vittime stimate, si continua a scavare tra le macerie. Rischio malattie

 

 

 

Una giovane donna estratta viva dalle materie viene assistita da soccorritori e famigliari (Afp)

Esodo di massa della gente stremata da Port-au-Prince nel quinto giorno dal terremoto di Haiti, che l’Onu ha definito il «peggiore disastro mai affrontato» nella sua storia. Almeno 50.000 cadaveri sono stati finora recuperati per un bilancio che potrebbe raggiungere i 200.000 morti, ma stentano ancora ad arrivare alla popolazione gli aiuti umanitari da tutto il mondo che ingorgano l’aeroporto di Port- au-Prince. E sui superstiti terrorizzati da una nuova scossa di terremoto si aggira lo spettro della sete, mentre aumentano gli episodi di violenze e i saccheggi. Questo mentre si mobilita il presidente Barack Obama insieme ai suoi due predecessori per guidare quella che ha definito «la più grande operazione di aiuto compiuta dagli Usa» ed è arrivata sul posto il segretario di Stato, Hillary Clinton, con scorte di acqua, sapone e altri generi di prima necessità.

I CADAVERI – «Abbiamo già raccolto circa 50 mila cadaveri, ma prevediamo che i morti in totale saranno fra 100 mila e 200 mila, sebbene non sapremo mai il numero esatto», ha detto il ministro dell’ interno haitiano, Antoine Bien-Aime. Per l’Ufficio coordinamento degli affari umanitari dell’Onu, il sisma che martedì ha devastato il Paese è «un disastro storico»: la portavoce Elisabeth Byrs ha detto che «non ci siano mai trovati di fronte un tale disastro a memoria dell’Onu. Non assomiglia a nessun altro», anche perché rispetto allo tsunami che colpì l’Indonesia nel 2004, le strutture ad Haiti per gli aiuti sono «scarsissime». Sabato la terra ha tremato ancora, con una scossa di assestamento di 4,5 gradi Richter che ha accresciuto il panico e l’angoscia dei sopravvissuti, mentre le cifre della distruzione si fanno sempre più drammatiche: per l’Onu la città di Leogane (134 mila abitanti, a ovest della capitale) è stata distrutta al 90%, con 5-10.000 persone ancora sotto i detriti. Per l’Onu prioritaria resta la ricerca dei superstiti fra le macerie, che ha permesso di salvare dopo oltre 60 ore la piccola Winnie, di 18 mesi. La ricerca di superstiti sotto le macerie continuerà almeno ancora domenica, per poi lasciare il posto alle ruspe per la rimozione delle macerie e dei cadaveri in decomposizione, che possono diventare fonte di malattie.

LA RABBIA E LA FUGA – Con la disperazione cresce la rabbia e migliaia di persone tentano di fuggire da Port-au-Prince in quello che viene descritto come un esodo di massa dalle proporzioni crescenti: «Le strade sono impregnate dell’odore di morte. Non stiamo ricevendo alcun aiuto e i nostri bambini non possono vivere come animali», racconta una donna che cercava di lasciare la capitale con marito e quattro bambini. Convogli di macchine fuggono dalle violenze compiute da bande di saccheggiatori armati di machete, la storica arma dei famigerati Tonton Macoutes, pietre e coltelli. Portano via tutto quello che possono dai negozi e dalle case: vestiti, giocattoli, borse come è successo nel centro di Port au Prince. E all’aeroporto si è formata una folla che spera di riuscire ad imbarcarsi su un aereo per sfuggire all’inferno grazie ai loro passaporti.

GLI AIUTI NEL CAOS E L’ACQUA CHE MANCA – Un elicottero americano è riuscito a portare poche razioni alimentari nel centro della capitale haitiana, ma ha rischiato di provocare vittime tra la folla affamata che si è scatenata, tirando fuori anche coltelli e machete, per cercare di impadronirsi di un pò di cibo. Lo hanno raccontato testimoni. L’elicottero, secondo quanto riferito, ha gettato una decina di scatole di piccole dimensioni nello stadio. Ogni scatola conteneva una decina di razioni alimentari. Poi l’elicottero è ripartito, rigettando nello sconforto le persone che da martedì notte attendono aiuto. «Pensavo che venisse veramente ad aiutarci – ha detto sconsolato un uomo che dorme nello stadio con la famiglia dal giorno del sisma -. Invece non si è nemmeno posato a terra». La gente soffre particolarmente per la mancanza d’acqua e la rabbia cresce anche perchè gli aiuti della comunità internazionale arrivano con il contagocce, per il disastro delle strade, per il pericolo di violenze e di saccheggi – sono 6.000, secondo il governo, i detenuti evasi per il crollo delle carceri. Ma anche per il caos che ancora regna all’aeroporto di Port-au- Prince, malgrado da venerdì ne abbiano assunto il controllo di militari americani. Il presidente haitiano, Ren‚ Preval, che ha provvisoriamente trasferito il suo ufficio e la sede del governo in una caserma di polizia vicino allo scalo, ha denunciato la mancanza di coordinamento: «Abbiamo bisogno degli aiuti internazionali ma il problema è il coordinamento», ricordando come in un solo giorno siano arrivati 74 aerei da molti Paesi, congestionandolo, o come un aereo-ospedale francese non sia riuscito ad atterrare, suscitando la protesta, poi rientrata, del governo di Parigi.

NUOVA SCOSSA E SOCCORRITORI – L’epicentro del nuovo sisma di sabato, di 4,5 gradi sulla scala Richter, è stato registrato a 25 chilometri dalla capitale e a una profondità di 10 chilometri. Oltre 30 scosse di assestamento sono state registrate nel Paese dal terremoto di martedì scorso. L’opera dei soccorritori prosegue senza sosta e le squadre cinofile arrivate da ogni angolo del mondo cercano di indirizzare gli scavi nei punti dove con più probabilità esistono speranze di trovare qualcuno ancora in vita. Le operazioni sono difficili e nell’isola si inizia a fronteggiare anche la nuova emergenza della criminalità. Nuove azioni di saccheggio e sciacallaggio sono state segnalate in diverse zone di Port-au-Prince, la capitale, e c’è preoccupazione per quanto potrà accadere con il passare delle ore, considerando che gran parte della popolazione superstite non ha un rifugio dove andare e non sa come procurarsi i generi di sussistenza. Hillary Clinton ha proposto che il governo haitiano passi un decreto di emergenza per il coprifuoco come avvenne dopo le devastazioni delle tempeste tropicali del 2008..Molti anche i bambini rimasti orfani. Per altri già adottati a distanza si chiede è stato lanciato l’appello che vengano accolti da famiglie estere.

ERGASTOLANI IN LIBERTA’ – Non solo: il sisma ha causato il crollo del carcere della città e ora c’è il timore per le conseguenze che potrà avere il ritorno in libertà di circa 6 mila detenuti, molti dei quali erano stati condannati all’ergastolo per reati gravi, fuggiti dopo che le guardie, a seguito delle scosse, se ne erano andate e avevano lasciato il penitenziario senza sorveglianza. La mancanza di sicurezza è una delle principali fonti di preoccupazione dei team internazionali e delle squadre di soccorso oltre che degli abitanti di Port-au-Prince: anche le operazioni di aiuto alla popolazione potrebbero avvenire in condizioni di scarsissima sicurezza. «Tutti i criminali della città adesso sono in giro nelle strade – ha detto un poliziotto in una testimonianza riportata dall’Agi -. Derubano le persone ed è un dramma».

GLI AIUTI INTERNAZIONALI – Intanto, nel porto di Port-au-Prince, è arrivato il primo cargo dopo il devastante terremoto di martedì sera: a bordo un carico di banane e carbone, le prime destinate a sfamare i sopravvissuti, il combustibile fossile a far bollire l’acqua per evitare il diffondersi di epidemie. La macchina internazionale degli aiuti si è messa in moto e nelle prossime ore dovrebbero giungere sull’isola altre spedizioni con cibo e generi di prima necessità. Il presidente americano, Barack Obama, ha deciso di inviare sull’isola anche 10 mila soldati americani che affiancheranno i soccorritori nelle operazioni di ricerca e che contribuiranno a presidiare il territorio. Le Nazioni Unite, dal canto loro, stanno decidendo se «dirottare» sulla capitale tutto il contingente della forza multinazionale di pace attualmente sparso anche nelle altre aeree di Haiti, le meno colpite dal sisma. Anche i caschi blu sarebbero utilizzati per il mantenimento dell’ordine pubblico.

Multimedia – Le foto, i video e gli audio che raccontano la tragedia di Haiti

I SATELLITI DELLA NASA – La Nasa, nel frattempo, ha attivato i suoi satelliti, le sue attrezzature scientifiche e la strumentazione spaziale per valutare i danni e contribuire agli sforzi di sostegno ad Haiti, dopo il terremoto che martedì sera ha raso al suolo il Paese. L’agenzia spaziale statunitense ha reso noto in un comunicato di aver messo in funzione due dei suoi strumenti spaziali ad alta risoluzione per esaminare la zona colpita dal sisma: le immagini di prima e dopo il movimento tellurico potranno essere utilizzate per valutare i danni e le necessità per il recupero del Paese. Infine, nella tarda serata dio sabato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha confermato la morte del suo inviato speciale ad Haiti, il capo missione Onu Hedi Annabi, e del suo vice brasiliano. Annabi è stato trovato morto sotto le macerie di Port-au-Prince.

corriere.it

Epidemie e criminalità, Haiti in ginocchio Nuova forte scossa di assestamentoultima modifica: 2010-01-17T07:39:24+01:00da
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