Il capo del governo accusato di «appropriazione indebita». Ghedini: «Accuse incredibili». Tra gli indagati anche il premier Berlusconi e suo figlio Piersillvio. L’inchiesta è sulla compravendita di diritti tv
C’è anche Piersilvio Berlusconi tra gli indagati dell’inchiesta Mediatrade, chiusa oggi a Milano (Ansa) |
MILANO – La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta Mediatrade-Rti, nata da uno stralcio di quella principale su Mediaset, nella quale, tra gli indagati figurano Silvio Berlusconi, il figlio Pier Silvio, Fedele Confalonieri, il produttore americano Frank Agrama e a altre otto persone per presunte irregolarità sulla compravendita dei diritti tv per creare fondi neri. Il pm Fabio De Pasquale, tramite la Guardia di Finanza, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
APPROPRIAZIONE INDEBITA – La Guardia di Finanza ha notificato l’avviso di conclusione indagini firmato dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro a 12 persone, tra cui, questa la novità, il figlio del premier in qualità di presidente di Rti e vice presidente di Mediaset: nei suoi confronti, come a Confalonieri, è contestata solo la frode fiscale. Accuse che i due respingono con una nota diffusa in serata da Mediaset in cui si sostiene che «la documentazione dimostrerà la totale estraneità». Al centro dell’indagine ci sono gli oltre 34 milioni di euro contestati dalla Procura come appropriazione indebita aggravata, e riferiti a fatti non coperti da prescrizione, a Silvio Berlusconi, Farouk Agrama e i manager Daniele Lorenzano, Roberto Pace e Gabriella Ballabio. L’appropriazione indebita, che ha «l’aggravante del danno di rilevante entità», secondo l’accusa, è stata consumata tra Milano e Dublino dal 30 luglio 2002 fino al 30 novembre 2005. Come si legge nelle nove pagine dell’atto, i cinque operavano «all’interno di un sistema di frode utilizzato dalla fine degli Anni Ottanta, in forza del quale i diritti di trasmissione forniti dalla Paramount, in misura minore da altri produttori internazionali, invece che direttamente dai fornitori venivano acquistati da Mediaset a prezzi gonfiati per il tramite di società di comodo riconducibili a Farouk Agrama». E, quindi, «si appropriavano di una parte rilevante (nel periodo 2000-2005 complessivamente 100 milioni di dollari Usa) delle somme trasferite a Mediatrade e dal 2003 da Rti alle società Olympus Trading (riconducibile ad Agrama ndr) a titolo di pagamento di diritti televisivi». Quanto alla frode fiscale, contestata fino al 30 settembre 2009, al premier, al figlio Pier Silvio, a Fedele Confalonieri, ad Agrama, Lorenzano, Pace, Ballabio e Giorgio Dal Negro (definito socio occulto di Lorenzano) sarebbe di circa 8 milioni di euro evasi.
«MIO FIGLIO UNA PERSONA PERBENE» – La chiusura delle indagini ha provocato l’indignazione di Berlusconi. Non solo per le accuse mosse nei suoi confronti e nei confronti di Fedele Confalonieri, ma soprattutto perché – ha osservato – «è stato tirato in ballo mio figlio». «Pier Silvio è una persona perbene che si occupa solo di gestire al meglio le aziende» ha detto il premier. «Se la prendono – avrebbe osservato anche il Cavaliere a chi gli ha fatto visita in via del Plebiscito – anche con la mia famiglia. Ogni volta, prima delle elezioni mi fanno questo regalo…».
«ACCUSE INCREDIBILI» – Duro il commento dell’avvocato del premier Niccolò Ghedini: «La Procura di Milano ancora una volta continua nella pervicace volontà di sottoporre a processo Silvio Berlusconi – ha detto il legale – . Le contestazioni mosse hanno dell’incredibile sia per il contenuto delle stesse sia per gli anni a cui si riferiscono, periodo in cui Silvio Berlusconi non aveva la benché minima possibilità di incidere sull’azienda». «Estendere l’incolpazione a Pier Silvio Berlusconi, colpevole evidentemente di essere figlio di Silvio Berlusconi – ha voluto sottolineare l’avvocato – è poi del tutto sconnesso da qualsiasi logica e da qualsiasi realtà fattuale essendo già da tempo dimostrata in atti, con documenti e testimonianze, la sua totale estraneità ai fatti contestati. L’ennesimo procedimento, che non potrà che risolversi in una declaratoria di insussistenza dei fatti, alla vigilia di una delicata competizione elettorale e proprio quando si stanno discutendo le riforme della giustizia non può non destare una straordinaria indignazione».
«MUORE LA GIUSTIZIA» – «Dopo la chiusura dell’inchiesta sui diritti tv, c’è qualcuno che può ancora credere che alcuni pubblici ministeri siano interessati a celebrare la giustizia, applicare le leggi e ricercare la verità?» ha rincarato la dose Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl. «Di questo passo – ha aggiunto – , muore il senso della giustizia e scompare definitivamente la fiducia dei cittadini nella magistratura. L’unica speranza è che maturi, anche da parte della sinistra, la consapevolezza della necessità e urgenza di una riforma che restituisca imparzialità, dignità e fiducia all’amministrazione della giustizia nel nostro Paese».
MEDIASET – In serata è arrivata anche il commento di Mediaset: «I diritti cinematografi oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge. La documentazione dimostrerà la totale estraneità di Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l’assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società stessa e i suoi massimi dirigenti».
Redazione Online