Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità di pd e idv. L’UDC di Casini si asterrà. Circa 300 emendamenti con tempi contingentati. D’Alema: «Sfida alla Consulta». Mercoledì via libera
Il presidente dell’Anm Luca Palamara (Ansa) |
MILANO – La battaglia sul legittimo impedimento, la legge che permetterà al premier e ai ministri di «saltare» le udienze penali che li vedono imputati, è iniziata alla Camera: i tempi per l’esame del provvedimento sono contingentati e nel calendario dell’Assemblea il voto finale è già fissato per mercoledì pomeriggio con le dichiarazioni di voto, dalle 17, in diretta tv. Le ore contate, tuttavia, non hanno demoralizzato Pd e Idv che hanno presentato una pioggia di emendamenti e ordini del giorno e promettono battaglia (le pregiudiziali di costituzionalità a prima firma Dario Franceschini del Pd e Federico Palomba dell’Idv sono però state subito bocciate). L’Udc di Pier Ferdinando Casini, invece, come già successo in occasione del Lodo Alfano, molto probabilmente si asterrà.
EMENDAMENTI – La maggioranza ha intanto apportato altri due ritocchi al testo, da un lato per restringere il campo delle attività che costituiscono legittimo impedimento a comparire alle udienze per il premier, dall’altro per ampliare quello relativo ai ministri. Attraverso due emendamenti della Commissione, viene considerata legittimo impedimento per il premier, tra le altre cose, non più ogni attività comunque “connessa” alle funzioni di governo, bensì ogni attività “coessenziale” alle funzioni di governo. Se per il presidente del Consiglio la modifica è leggermente restrittiva, per i ministri agisce in senso opposto: nel testo iniziale si considera legittimo impedimento soltanto «l’esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni». L’emendamento della Commissione aggiunge anche «ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo«. L’Udc, che aveva presentato modifiche in questa direzione, apprezza la decisione della maggioranza, come ha spiegato il vicepresidente dei deputati Michele Vietti.
DI PIETRO – Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, torna invece ad attaccare il provvedimento: «Chi riveste ruoli pubblici dovrebbe andare “di corsa” dal giudice per chiarire sue pendenze giudiziarie invece di avere dilazioni – dice l’ex pm. – Solo in un regime fascista e piduista si può accettare che il capo del governo e i ministri non vadano da un giudice se autori o coinvolti in un reato». “Ci vorrebbe invece – spiega Di Pietro parlando con i giornalisti alla Camera – una legge che dia la precedenza ad andare dal giudice e non lo impedisca. Ma ciò accadrebbe in un paese normale».
PD – Per Massimo D’Alema, il legittimo impedimento è una nuova versione del lodo Alfano, una sfida alla Consulta, che non sarà neppure risolutiva. «È una sfida alla Corte costituzionale», ha detto intervenendo in aula alla Camera, «perché non c’è il minimo dubbio che stiamo riapprovando in un’altra forma, più furbesca, il lodo Alfano, in più con un’incomprensibile discriminazione verso le altre alte cariche dello Stato, che non capisco perché non debbano essere tutelate». Non solo. «Credo che tra 18 mesi saremo di nuovo qui», ha aggiunto. Allora, ha spiegato, «sospesi i termini della prescrizione, il presidente del Consiglio sarà chiamato a rispondere in tribunale dell’accusa di corruzione a meno che noi di nuovo qui, per la fantasia di altri colleghi o forse sempre degli stessi, non saremo in grado di approvare un’altra leggina, altra gabola, un altro imbroglio». Duro anche il commento di Anna Finocchiaro. «Sul legittimo impedimento la cosa più scandalosa è che la presidenza del Consiglio decida da sè i casi di legittimo impedimento» dice la presidente dei senatori Pd. La Finocchiaro poi ritiene che, in ogni caso, «la maggioranza blinderà entrambi i provvedimenti: sia il legittimo impedimento sia il processo breve».
PDL – «Spetta solo al popolo decidere chi deve governare e non a qualche magistrato che solo qualche ora fa ha dimostrato il proprio pregiudizio contro il presidente del Consiglio» è la replica di Gaetano Pecorella .L’esponente del Pdl se la prende con la «sinistra giustizialista» e invoca una «regola certa sugli impedimenti del presidente del Consiglio». Poi dice no «all’interferenza della magistratura sull’attività dell’esecutivo».
LA LEGGE-PONTE – Dunque, al ritorno dal suo viaggio in Israele mercoledì pomeriggio, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, potrebbe trovare già approvata da un ramo del Parlamento una delle leggi pensate per evitare i processi che lo vedono imputato: nel caso specifico, il testo «ad personam» suggerito dal vicepresidente dei deputati Udc Michele Vietti e poi esteso, nella versione del relatore Enrico Costa, anche ai ministri. È una legge-ponte che resterà in vigore fino all’approvazione di un Lodo Alfano-bis costituzionale e comunque non più di 18 mesi, pensata per «consentire al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge». E proprio queste funzioni, secondo il testo che l’Aula di Montecitorio sta esaminando, costituiscono legittimo impedimento a comparire alle udienze penali. La maggioranza punta anche a inserire, con un emendamento del relatore, una modifica che affidi alla presidenza del Consiglio il compito di attestare il legittimo impedimento, una sorta di autocertificazione.