MARCHIONNE: «accetteremo qualunque scelta senza drammi, ma decidano in fretta». Il premier: siamo disponibili a dare una mano ai settori che hanno bisogno. Schifani: «Termini Imerese va salvato»
ROMA – Incentivi auto, il capitolo non è chiuso. Lo sottolinea il premier Berlusconi, sottolineando al termine del Consiglio dei ministri che il governo sta esaminando l’erogazione di aiuti al settore automobilistico. Ma, aggiunge parlando della Fiat, «pare che il principale produttore non sia interessato ad averlo». In ogni caso «è ancora un capitolo aperto, stiamo discutendo con altri protagonisti del settore auto e vediamo come si metteranno le cose, noi siamo sempre aperti e pronti a dare una mano ai settori che ne hanno bisogno».
Berlusconi e Schifani (Eidon) |
SCHIFANI: SALVARE LAVORO – Niente incentivi per l’industria dell’auto senza garanzie di salvaguardia dei posti di lavoro esistenti. Lo dice il presidente del Senato Renato Schifani alla presentazione del 4° Rapporto sulla sussidiarietà. Poi cita il caso di Termini Imerese: «Il patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini Imerese deve essere salvato. Non dobbiamo e non possiamo disattendere questo impegno morale». Per Schifani «bisogna avere il coraggio di dire basta a elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali. Occorre fermare la logica degli incentivi se non è seguita da un’attenta e forte politica delle imprese che esalti e tuteli l’occupazione»
MARCHIONNE – In un’intervista alla Stampa, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne dice che da parte del Lingotto non esiste alcun ricatto: «Sono agnostico sugli incentivi: il governo faccia la sua scelta e noi la accetteremo senza drammi. Ma abbiamo bisogno di decisioni in tempi brevi e di uscire dall’incertezza, poi saremo in grado di gestire il mercato e la situazione qualunque essa sia». Il manager aggiunge però che si deve chiudere lo stabilimento di Termini Imerese: «Non si può produrre in perdita ma siamo pronti a farci carico, insieme col governo, dei costi sociali di questa scelta».
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